venerdì 15 settembre 2023

Passages (Sachs 2023)

Ira Sachs reinterpreta il triangolo amoroso, quello che nella storia del cinema è per antonomasia quello di Jules et Jim (Truffaut 1962), e lo declina ai tempi attuali, mettendo uno dei due uomini al vertice della piramide relazionale, cosicché il ruolo che fu di Jeanne Moreau è ora di Franz Rogowski, nei panni di Tomas, combattuto tra l'amore per Martin (Ben Whishaw) e la passione per Agathe (Adèle Exarchopoulos).
Passages è un film che deve tanto alla Nouvelle Vague per la sua capacità di entrare nelle pieghe delle relazioni amorose e nelle loro complicazioni assolutizzanti, ma le consonanze con il capolavoro truffautiano e con il cinema francese di quegli anni si limitano a questo e all'ambientazione parigina che peraltro, rispetto ad allora, non è affatto identitaria per la storia, che potrebbe avvenire ovunque (trailer).
Tomas è un regista completamente preso da se stesso e gli altri per lui sembrano esistere solo in funzione del proprio ego. E così, quando suo marito Martin ha dei pensieri o non è perfettamente in forma per rimanere alla sua festa di compleanno, lui non rinuncia alla sua serata ma, anzi, si ritrova a flirtare con la bella, solare e conturbante Agathe, affascinata dal suo ruolo di affermato cineasta e dalla sua vulcanica personalità.
Visivamente il triangolo amoroso che fa da base all'intreccio è fissato sin dalla prima sequenza: Tomas è al banco del bar del locale e discute con Martin che non ha voglia di ballare e a breve tornerà a casa; Agathe, che è ancora una sconosciuta per la coppia, passa di là per ordinare qualcosa e si ritrova fatalmente tra di loro, e così, quando Tomas esclama "è la mia festa e mio marito non vuole ballare con me", la sua risposta è immediata, "ballerò io con te". È l'inizio del menage che stravolgerà la vita dei tre protagonisti.
Le insicurezze del narcisista Tomas sono evidenti, cerca conferme in continuazione e, in uno stato psicologico di questo tipo, la comparsa di Agathe gli appare come un'oasi in cui rifugiarsi. Tomas è uno "slegato" - per citare l'espressione recentemente coniata da Chiara Gamberale in un podcast che racconta storie d'amore lontane da quelle considerate tradizionali -, la sua passionalità è travolgente, generosa, fa sesso con gusto e in modo giocoso e ricco di condivisione.
E nonostante le sue sortite avventurose e sessualmente appaganti, mai penserebbe di lasciare il marito. Con Martin va ancora bene da quel punto di vista, ma Agathe, che sprigiona sensualità a ogni movimento (persino quando la vediamo insegnare in vestiti castigatissimi nella scuola elementare in cui lavora), sembra essere proprio come lui: l'intesa tra loro appare eccezionale sin da subito. Martin, dal canto suo, è molto più pacato e razionale: di fronte a Tomas che gli rivela il tradimento (considerandolo puro sesso) non fa praticamente una piega e si limita a dire "ce la caveremo", come se si trattasse di una momentanea ristrettezza economica, aggiungendo, di fronte all'evidente turbamento del compagno, che "succede ogni volta che finisci un film, ma tu non lo ricordi". 
Le cose non andranno come al solito, però, poiché Agathe rimarrà incinta e Tomas si convincerà di poter diventare quello che non è, nonostante fino a quel momento abbia sempre detto a Martin di essere "eccitato" e non "innamorato" e ad Agathe di provare sempre di più nei suoi confronti. In questa confusione generale, o meglio, in questo horror vacui di amore e di passione cercato sempre e comunque, è significativo uno scambio tra Tomas e Agathe, consumato a letto, il luogo in cui tutto viene amplificato: "credo che mi sto innamorando di te", "lo dici quando ti conviene", "lo dico quando lo penso".
In realtà, come sempre, Tomas vorrebbe solo essere rassicurato dal marito, che considera ancora il suo faro, a prescindere dalle proprie pulsioni sessuali, ma stavolta Martin non rimane in attesa di un suo ritorno e inizia una relazione con Ahmad (Erwan Kepoa Falé), un bellissimo scrittore d'origine africana che per la prima volta causa una certa gelosia in Tomas.
Ira Sachs non lascia molto all'immaginazione e riproduce nei dettagli gli incontri sessuali tra i tre protagonisti che, grazie alla gravidanza di Agathe, tenteranno persino un rapporto a tre, incentrato sulla comune volontà di avere un figlio. Ben presto, però, la ragazza si renderà conto di svolgere un ruolo subalterno all'interno di una coppia da cui di fatto resta fuori, una sorta di ancella di atwoodiana memoria, coccolata per dare un bambino a Tomas e Martin.
Il sesso tra i due, prima e dopo la notizia di Agathe, non si interrompe mai troppo a lungo e Tomas è molto chiaro con il marito ("ti prego, non lasciarmi!"), anche se nel frattempo tenta, in maniera surreale, di convincere i genitori di Agathe di poter essere un buon compagno per lei e un ottimo padre per il bambino che verrà. La sequenza è uno dei cardini della pellicola: la madre di Agathe ha pochissima fiducia nella figlia e nelle sue scelte e incalza Tomas - arrivato in grave ritardo a quell'appuntamento, pieno del suo autocompiaciuto genio e sregolatezza - con domande che lo indispettiscono presto ("vi dovete fidare almeno un po' "). La tensione è totale e Agathe si rende conto che la coesistenza tra i suoi affetti è pressoché impossibile.
Bello e denso di significati il dialogo in un bistrot tra i due estremi del triangolo amoroso, i più responsabili, i più maturi, quelli a cui spetta prendere le decisioni più difficili.
Il dipinto di Watteau dietro Tomas e Agathe e al Louvre
Meritano una menzione speciale i maglioni dei protagonisti: quasi tutti bellissimi, colorati, a collo alto, a V, con motivi geometrici, un vero catalogo con pezzi di ogni tipo, spesso sensualmente indossati a pelle. Inutile dire che Agathe sia totalmente seducente anche con un semplicissimo maglione colorato e Tomas persino con una maglia nera a rete, che ne esalta il busto muscoloso e nervoso.
Nel film, infine, qua è là si nasconde anche un po' di storia dell'arte. Martin lavora come grafico in una tipografia e, in una sequenza, lo vediamo alle prese con alcune litografie tra Munch e l'espressionismo tedesco, ma è nella camera di Agathe, più volte visible nel corso del film e dove lei e Tomas fanno sesso la prima volta, che di fronte al letto campeggia l'opera più famosa: la riproduzione del Pierrot detto Gilles di Antoine Watteau (Parigi, Louvre, 1719).
E Pierrot, a ben guardare, può essere davvero la chiave dell'intera pellicola. Anche lui è parte di un triangolo amoroso: innamorato di Colombina, non è ricambiato poiché la donna ama Arlecchino. La lacrima di Pierrot, d'altronde, rappresenta la malinconia di un amore inappagato, e Tomas, nella foga di avere tutto, tra una bugia e un sotterfugio, potrebbe anche perdere tutto... e se invece, rohmerianamente parlando, quel giorno fosse in realtà l'inizio di una nuova vita? E se quello fosse un giorno perfetto, come canta Lou Reed nella sua Perfect Day mentre Tomas pedala senza meta, in piena libertà?

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