L’amico immaginario, è una realizzazione creativa e positiva della fantasia dei bambini. Di solito, è una consuetudine comune ed è semplicemente un’attività ludica. I bambini danno vita ad un compagno di giochi immaginario per esternare tutte quelle emozioni, quelle sensazioni, desideri, sogni, preoccupazioni e tensioni che farciscono la quotidiana esistenza. Beh, che dire? Immaginarsi un amico che esegue tutto quello che diciamo noi, che ci conforta nel bisogno e che non rivela ad anima viva i nostri segreti e i nostri punti deboli, non è semplicemente un utile affare… ma è a dir poco una straordinaria CONVENIENZA!!! Guardando la prima volta Chocolat, un film che i più hanno sicuramente visto, oltre a contemplare le abilità gitane di Johnny Depp e gli incantesimi “cioccolatosi” di Juliette Binoche, il personaggio che più di ogni altro ha colpito la mia attenzione è stato (lo è tuttora!) Pantoufle, il canguro-amico immaginario della piccola Anouk! Si, Pantoufle, quel marsupiale con una zampa rotta e con l’80% di invalidità motoria.
La fantasia dei pargoli è meravigliosa, disarmante… cosa è capace a inventarsi, anche soltanto per la semplice e famelica necessità di produrre espedienti… per vivere meglio… per essere FELICI?
Giusto stamattina ho letto uno stralcio di intervista alla dottoressa Silvia Piva, psicologa infantile, la quale, a tal riguardo sostiene:
“… Questa è una fase tipica che attraversano molti bambini, spesso l’amico immaginario si presenta quando l’ambiente attorno al bambino subisce un cambiamento o quando per svariate cause il bambino si trova a restare più frequentemente da solo. L’amico immaginario può assumere nella mente del bambino le caratteristiche delle persone di cui sente la mancanza. Se per esempio la mamma ( o il papà) per motivi lavorativi è costretta/o a rientrare più tardi a casa, il bambino può sentirsi solo e cercare così conforto nell’immaginazione, ecco l’amico immaginario…”
L’amico immaginario, dunque, è un supplente di figure considerate importanti, talvolta fondamentali per una crescita sana!
Non essendo un esperto di pedagogia né di psicologia dell’infanzia, mi limito, dunque, ad osservare questo “fanciullesco” artificio per quello che non soltanto superficialmente è: un gioco di creatività!
Quando ero piccolo, anche io ho avuto un amico immaginario, in verità ne ho avuti diversi e tanti. Eh si! Come nella realtà, così anche nella fantasia ho sempre avuto l’esigenza di frequentare tanti amici, di non chiudermi all’interno di un’unica cerchia. Per questo motivo, mi è capitato di sfanculare la fata Azzurrina per Michele, il bimbo dai capelli rossi, sbolognare in seguito Lucia per Eraldry, il cavaliere dall’armatura dorata…
Quando si è piccoli è legittimo “essere di facili costumi” con quei sentimenti controllati dalle esigenze… ad ogni modo dai nove anni in su (continua ad essere una mia prerogativa), li ho congedati tutti definitivamente, lasciandoli riposare tra le memorie più affettuose, dedicandomi interamente a me stesso…
Vi chiederete “e come?”
Semplice: quando considero i miei interlocutori incapaci di comprendermi, di consolarmi, di tenere sicuri segreti, passioni, sogni e speranze o soltanto perché non li considero all’altezza… (eheheh) parlo da solo e solo allora capisco la dottoressa Piva: abbiamo sempre bisogno di noi stessi , dall'iniziale istante di vita, perché siamo i primi a sentire la nostra stessa mancanza!
Felice riflessione