domenica 28 luglio 2013

Sulla scrittura bustrofedica

a cura del Prof. Girardo della Girardesca, Duca di Durazzo e Valona, ordinario di esegesi dei paralipomeni della Batracomiomachia all' III Università (occhio, dopo il semaforo gira a destra anche se il Tom-Tom ti dice a sinistra) di Boston Celtics (USA e Scozia)


Un classico bustrophedon

Tipo di scrittura vieppiù desueta anche se in voga presso tardi ambienti letterari e gigolò. Deriva dal greco [boustrophedón], da bous («bue») e strophé («giro», «curva», eventualmente «inganno»), quindi «che gira come fanno i buoi». Espressione della tarda grecità usata per indicare, non senza una punta di disdegno, l’uso arcaico (che è addirittura la norma nel caso dell’etrusco) di scrivere il testo procedendo, alternativamente, da destra a sinistra e da sinistra a destra ("come fanno i buoi quando si ara il terreno", vedi anche immagine in calce al testo). Tracce di questa scrittura sono anche ascrivibili ai geroglifici ittiti (1), di cui esistono due forme: la prima monumentale in incàvo ed in rilievo della Siria settentrionale e la seconda quella corsiva dell'Asia Minore, in uso anche presso l'antico popolo dei raccoglitori di smegma (2); altri affermano la discendenza della scrittura bustrofedica direttamente dai geroglifici egizi, ma anche dai pittogrammi cretesi (il Tangenziale-Cavalcavia sostiene, non senza prove, anche dalle incisioni a temperino delle latrine pubbliche), e che abbiano avuto inizio verso la metà del 2000 a.C. 
Questi geroglifici furono usati fino alla fine dell'impero Ittita (fine del 600 d.C.), con lettura destrorsa, sinistrorsa e bustrofedica. I segni usati erano circa 220, di cui alcuni ideografici e altri fonetici; le parole venivano separate tra loro da segni particolari, detti anche “cazzilli ittiti” (3)

Un esempio che spiega il modo di scorrere della scrittura bustrofedica





(1) Assurbanisecam II, fratello di Assurbanipal e cugino di AssurbaniDVD (costui decisamente più sveglio dei due precedenti) si narra si facesse tatuare sull’uccello le istruzioni per una corretta manustuprazione ad opera delle schiave siriane che a turno portavano i loro graditi servigi alla corte del Re Ittita – Le istruzioni stesse venivano incise in maniera bustrofedica in modo che la schiava potesse agevolmente leggerle sia se era destra o mancina e quindi sdraiata rispettivamente alla sinistra o alla destra di Assurbanisecam. La prima istruzione testulamente diceva “Lavarsi bene le mani – inam el eneb israval”, la seconda “Togliere eventuali depositi di smegma( 2) – amgems id itisoped ilautneve ereilgot” e la terza (che doveva essere visibile solo quando l’uccello del Re Ittita era al massimo della sua erezione (36 cm di  nerboruta nerchia) che citava “ ! oiart atturb ozzac lad itavel - Levati dal cazzo brutta troia !” espressione con cui Assurbanisecam II soleva congedarsi dalle schiave stesse che venivano allontanate “con un sonoro calcio nel culo” (cfr. Rosy Bindi – Quando le donne non contavano un cazzo – pgg.645 con vibratore allegato mod. Hard Vibr-Sex-Melomett-In cul-Aspett-che-mi-togl-l’assorbent - Edizioni Il Mulino a cui girano le palle un casino, Randellate sul Pipi 1993).   

(2) Lo “smegma” (detto amichevolmente “ricottina” avendo una vaga sembianza casearia) è materia poliagglomerata organica costituita dall’essudato umorale che si deposita sotto il bordo del glande di maschi adulti, specie di quelli poco avvezzi all’igiene intima maschile (in ispecie bifolchi, camalli, cafoni, ministri e sottosegretari della III Repubblica, e Walter Nudo). Prima dell’avvento della regina Saugella IV di Johnson & Johnson, sorella di Betadine III contessa di Bayer Leverkusen, duchessa di Loreal e Garnier, la morte per accumulo di smegma era da considerarsi tra le prime cause di decesso del regno antico. In epoche più recenti è Plinio il Vecchio nel “De erutione cutanea” (sillabario inedito trovato sotto la tavoletta nel camerino del cesso della sua villa ad Ercolano) cita un certo Aspasio da Nocerina, che aveva aperto una fiorente attività di commercio del suo smegma, che tagliava “a fette spesse un cubito” e vendeva a marchio  “Primosale di Aspasio”  alla Proto-Esselunga (una forma arcaica dell'attuale retailer) di Torre Annunziata. Il  “Primosale di Aspasio” divenne ben presto un DOP (Denominazione di Origine Perineale) e catalogato dall’Authority Alimentare come “Specialità tipica campana”. In epoche recenti si cita anche un tal Raffaele de Marienwald (cugino di secondo grado della duchessa di Kent) che, nei lunghi momenti buchi della vita di campagna, soleva estrarsi la ricottina con la pala, esclamare “Habeat corpus !” cuocerla al forno a calore moderato per circa 25 minuti (cfr. Corcagnano Frankfurter Allemainder del 14.2.2003) per poi offrirla ai suoi commensali grattugiata fresca come la bottarga di muggine (cfr. Hell's Kitchen - i piatti più fetenti del cugino di secondo grado della duchessa di Kent con prefaz. di Antonella Clerici - Wellington sul Ticino 2013).

(3) Una dotta disquisizione sul “cazzillo ittita” fu esposta da Sir Lipton Ice Tea al IV Raduno Annuale del Rotaract Club di Northumberland on Avon (o Southumberland on Thames o Eastumberland on Inn o Westumberland sulla Senna, boh). Nella suddetta riunione alla presenza del cav.Goffredo Silingardo Silingardi e della sua consorte, l'amabile Geltrude contessa di Felino e duchessa di Soriano i quali si narra che “si scaccolarono con la loro stilografica Dupont per tutta la serata” come cita il cronista del Gazzettino del Rotaract Ippazio Busani, il relatore, dopo una attenta analisi epistemologica che trascendeva dal sillogismo dell’ossimoro con cui filologicamente si poteva non certo transigere dalla natura quasi escatologica della vexata quaestio e comunque dopo attenti studi filosofici, geo-morfofisici, sismologici, vulcanologici, gnoseologici, paralitici e tetraplegici e rifacendosi al glorioso lavoro di insigni studiosi come Popper, Kant, Gustav Thoeni, Kappler, Platinette, Strauss, Stress, SturmTruppen, Sturm Graz, Strunz e Assorete si poteva imperocchè concludere (dopo 6 ore 12 minuti e 4 secondi di appassionata oratoria) che sul  “cazzillo ittita” nulla potevasi ritenere concluso. Dopodichè gli astanti (quelli che rimanevano) vennero prontamente rifocillati con flebo di fisiologica e bomboloni alla crema dalla viciniora sezione della Beata Misericordia della Santa Eulalia del Cardellino, prontamente intervenuta sul posto. La situazione peggiore fu quella di un tale conte Marcezio della Bernarda Berengarda, già rettore dell'Università della Valsassina (mai riconosciuta a livello pedagogico in quanto non aveva nè studenti, nè corsi e tantomeno docenti) che, prima di riprendere i sensi, assistito nel frattempo anche dai volontari della Pubblica Assistenza di Cicognara (MN), scorreggiò ininterrotamente per 27 minuti, stabilendo il record mondiale di peto prolungato per un raduno annuale del Rotaract. 

Il cazzillo, nella sua versione rivisitata dall'antica ricetta ittita è un gustoso piatto della cucina siciliana


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