Milano, 10 agosto 2016 - 07:42

La 716, dall’Eur al Campidoglio:
la «linea fantasma» dell’agosto nero

Diverse anche ieri le corse soppresse e poi riattivate per mancanza di autobus. Gravi i ritardi che per alcune tratte hanno toccato quasi l’ora. Folla di turisti e romani agli snodi di Termini e Piramide

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Venticinque minuti potranno non sembrare un tempo infinito. Ma se l’attesa si spende obbligatoriamente sotto il sole estivo, il disagio diventa insopportabile. Niente pensiline su via Marmorata, «ingresso» per il lungotevere Aventino e poi, poco più in là, per monumenti frequentati come l’Ara Pacis e zone turistiche come piazza Venezia. È sulla banchina affollata della trafficata strada - priva di ombra refrigerante - che va registrato uno dei record negativi dell’agosto «nero» per i trasporti pubblici romani. Ben 52 minuti (48 per il tempo di uno scatto fotografico) per il pendolare romano che ieri aspettava invano il bus 716, la linea che porta proprio al Campidoglio e collega il Teatro Marcello con la zona di Grotta Perfetta. Ancora alta la media dei ritardi per i mezzi Atac, una rete di superficie andata in tilt ormai da settimane per «indisponibilità di vetture causa guasti», come ripete ossessivamente l’avviso aziendale sui social. Mancano gli autobus insomma, tanto che intere tratte di collegamento sono state sospese e riattivate ogni singolo giorno.

Ieri, ore 8.15, da piazzale di Porta San Paolo, uno dei più importanti snodi su gomma, il «popolo» viaggiante usciva a frotte dalla stazione Piramide nonostante le ferie agostane. Tanti turisti, studenti in visita alla Capitale e ancora romani costretti alle scrivanie. Su via Cave Ardeatine, strada di passaggio per tanti bus, il sole a quell’ora inizia a beffarsi della pensilina. Attese ridotte tra i 15 e i 25 minuti (ma già di prima mattina) e utenza sul piede di guerra. «Un disastro in questi giorni, ho fatto tardi al lavoro due volte per i ritardi continui», accusa Elena, impiegata in una boutique in corso Vittorio Emanuele. L’epicentro dei disagi è il naturale crocevia della Capitale, la stazione Termini: anche in estate è viva e pulsante, un viavai di storie e metallo che già alle 9 inizia a surriscaldarsi. C’è chi attraversa mezza città per andare a lavoro e in questi giorni - annusato il caos dei bus - ormai parte con un largo anticipo, chi si è arreso a taxi e lunghe, sfibranti passeggiate.

Per il 64 o il 40 le file, composte e assonnate, somigliano a quelle dei turisti in coda per un museo. Ma sotto l’apparente resa, la rabbia cova. «Io parto dalla Prenestina, prendo un tram, arrivo a Termini, poi un bus per raggiungere il negozio. Da una settimana esco di casa un’ora prima del solito. - racconta Sabrina, estetista a piazza Navona - È dalla fine delle scuole che le linee vanno a singhiozzo». Il 64 arriva, si riempie di utenti accaldati: lo aspettavano già da venti minuti. Da piazza Venezia a Largo Argentina, da piazzale Flaminio a piazza Risorgimento, alle fermate solo pendolari e turisti rassegnati alle attese che già dalle 9 iniziano a somigliare a saune gratuite e non richieste.

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Bus, attese fino a 50 minuti

Si cerca l’ombra dietro le tabelle dei bus, persino un agognato palo della luce può salvare da un’insolazione Poi l’autobus - ora più ora meno - alla fine arriva. Anche ieri ennesimo eccidio per le linee capitoline, puntualmente ricercate su Twitter dai viaggiatori disperati. Sparita e poi risorta la centralissima 80, black-ou per la 188, 115, 508 e via così. Se una tale dèbacle del parco auto Atac (serve urgente manutenzione e quindi fondi) proseguirà anche a settembre, Roma rischia l’ennesima paralisi.

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