Ho cercato di indicare che questo tipo di arte parietale — cui è stata affibbiata a piacere l’etichetta di parente “povera”, “barbara”, “enigmatica”, “astratta”, o addirittura negato il termine “arte”  –  è da intendersi piuttosto come una forma di comunicazione linguistica per simboli che per millenni ha preparato un modo d’espressione più articolato e perfetto: la scrittura.
Questa, un derivato formalizzato del disegno, e la comunicazione vocale verbalizzata, si svilupperanno in seguito in un complesso discorso simbolico come principali mezzi per trasmettere e ricordare le informazioni.

Sento l’obbligo, infine, di precisare di essermi servito del termine <primitivo> non in senso letterale ma come sinonimo di extra-storico, come tipo ideale, simbolico-mitico, contrapposto a logico-categoriale, a <civilizzato> in senso moderno, poiché, a rigore, tale termine sarebbe semmai più appropriato per l’uomo paleolitico e non per società di tipo neolitico che presentano già le prime forme di organizzazione sociale.
E’ pur vero, infatti, che tutti i termini adoperati dagli studiosi per definire o qualificare i gruppi umani sono comunque ambigui, difettosi e criticabili in quanto implicano giudizi di valore: selvaggio, primitivo, arcaico, preistorico, ecc. Tali espressioni hanno un significato meramente euristico di utili astrazioni tipologiche. D’altronde lo studio di una realtà complessa e difficile per l’assenza di precisi documenti, come quella precedente alla scoperta della scrittura, impedisce di trovare definizioni rigide ed univoche.

Zona V – Gruppo 36 – da Graziosi

Può far sorridere quasi di scherno oggi guardare ad un mondo dominato e governato da uno sciamano con i suoi riti, le sue credenze, i suoi oracoli, le sue ideologie ancestrali.
Ma in cosa è  essenzialmente diverso il nostro di mondo , la nostra civiltà tecnocratica che ci radica in situazioni stressanti, dove tutto è dominato dal ronzio di macchinari elettronici, che fanno calcoli di cui gli uomini non sono più capaci, che fanno previsioni che gli uomini accettano come se venissero da un oracolo ?
Gli uomini contemporanei hanno ceduto alla scienza le decisioni del loro avvenire, le spiegazioni dei loro problemi. Hanno organizzato un mondo in cui i veri protagonisti sono i microchips e le speranze sono i robot e la fusione a freddo.

In tutto l’Occidente la comunicazione massmediatica ha inoltre svuotato di ogni significato le nozioni di progressismo e conservatorismo: si dà per scontato che il <nuovo> sia per definizione superiore al <vecchio>, mentre le culture extraeuropee non hanno mai spezzato completamente il loro rapporto col passato. Come recita un famoso detto cinese, solo <<studiando l’antico, si conosce il nuovo>>.

Stiamo vivendo, per converso, un momento in cui l’ambiente e il clima sono all’ordine del giorno di attuali e gravi catastrofi naturali e di sconvolgimenti ecologico-sociali. L’ homo è stato il primo essere del mondo animale capace di adattarsi come nessun altro ai cambiamenti di ambiente e clima. Con la scoperta dell’agricoltura sin dal Neolitico ha avuto inizio una delle prime manipolazioni prodotte dall’uomo sul proprio ambiente naturale, il che è direttamente all’origine della potenza attuale della nostra specie.
Ciò non toglie che l’uomo oggi abbia fatto violenza a quell’ambiente che lo ha ospitato per milioni di anni.  Il suo non-deterioramento è un obbligo primario al quale non ci si può sottrarre poiché investe la sopravvivenza  stessa della specie umana.

Zona XI – Gruppo 71 – Foto Carcagni

Il linguaggio dei pittogrammi esprime l’eterna paura umana della morte, della fine del mondo, di cadere nel catastrofismo, nello sconforto totale, nella pazzia e nel contempo il suo tentativo di cura con sacrifici animali e umani, capri espiatori, scongiuri, miracoli, reincarnazioni e risurrezioni.
L’arte soltanto ha il potere di sospendere la morte. I pittogrammi della Grotta dei Cervi costituiscono una pietra miliare delle origini mitico-magiche della nostra cultura, la cui genesi è alle radici del comune patrimonio culturale dell’Occidente.
Essi esprimono lo splendore di simboli  e miti, invero oscurati e di difficile lettura, che però lavorano ancora nel nostro inconscio e nella memoria cellulare arcaica. “Siamo continuamente avvolti da un alone di inconscia mentalità primitiva” – sintetizza Cantoni – “Allorquando parliamo di destino, di sorte, di caso, di fortuna o sfortuna, ogni volta che miticizziamo gli avvenimenti scoprendo in essi avvertimenti, intenzioni, significati particolari, raggiungiamo idealmente quella mentalità primitiva da cui ci sentiamo così lontani” (R. Cantoni, op.cit. p.103). Primitività fa rima con umanità.

Per capire i pittogrammi della Grotta dei Cervi occorre lasciarli parlare per se stessi e semmai spiegarli come si spiega un’opera musicale senza pretendere di volerli interpretare come espressioni artistiche di una logica deficitaria o addirittura di una mentalità torbida. I pittogrammi, con la loro carica mitico-sacrale, non sono stati inventati per spiegare la realtà in maniera intellettualistica, ma per chiarire con immagini e simboli il senso dell’uomo nel mondo, dell’origine, del valore, del fine dell’esistenza e, come la musica e la poesia, per rendere il mondo più trasparente e accettabile.

Le figurazioni simboliche della Grotta liberano ancora oggi energia pura, ci conducono verso sentieri dove si ritrovano i segni e direi i “volti” di una storia millenaria e nello stesso tempo le pulsazioni di un presente che riguarda soprattutto il confronto e il contatto di ciascuno di noi con sé stesso e con la propria storia. È difficile conoscere il presente se non si conosce da dove si viene.
La nostra, come nessun’altra, comunità civile non può prescindere né tenersi insieme senza un patrimonio di valori condivisi che affondano le loro radici nel ricco e profondo terreno culturale della prima alba. Il compito della nuova archeologia (e delle scienze contigue) non è la semplice ricerca di ruderi o reperti, né la semplice conoscenza di siti del passato famosi in tutto il mondo.
Essa deve piuttosto descrivere la storia dell’uomo, sostanzialmente identica dalla preistoria ad oggi, e  rifletterne le esigenze, il desiderio mai appagato di conoscenza, i difetti, gli interrogativi esistenziali.

Grafemi, segni, disegni, simboli, soli radiati, stelle, spirali semplici, doppie, curve concentriche, zig-zag, ondulazioni, scacchiere regolari, griglie, recinti, labirinti, cruciformi umani stilizzati affrontati con gambe in comune visti in pianta, tutte percezioni ingannevoli in quanto indecifrabili, poco importa, purché riconducano a quella che secondo gli antichi  greci  è  la  fonte  di  ogni  conoscenza,  di  ogni  riflessione  filosofica :  la   m e r a v i g l i a che ci consente di andare oltre la realtà percepita, oltre il semplice essere, oltre il quotidiano, oltre l’apparenza del mero visivo. Soltanto lo stupore conosce.

*  *  *

In un suggestivo studio recentela paletnologa Maria Laura Leone ha proposto una lettura delle pitture parietali della Grotta dei Cervi come espressione di una religiosità in forme astratte dotate di energia denominate  f o s f e n i , fenomeni neurologici entoptici, ovvero abnormi sensazioni visive dovute a cause fisiche o patologiche : ad es. uso di droghe allucinogene o per prolungata assenza di stimoli visivi al buio completo oppure in generale per varie alterazioni sensoriali quali transe, suoni ritmati, meditazioni, e così via.
Di conseguenza l’arte di Badisco è al servizio dello sciamano-pittore, un medium tra mondo terreno ed ultraterreno, al quale solo era riservato dalla comunità il compito di interpretare i segni delle forze naturali e cosmiche e di rappresentarli graficamente in un luogo sacro, proibito a molti e difficilmente accessibile.
“Così, nell’applicazione artistica i fosfeni diventavano <psicogrammi> e <mitogrammi>, cioè rappresentazioni proprie dell’esperienza individuale, interpretate secondo la cultura e la mitologia del tempo” (M. L. Leone, La fosfenica Grotta dei Cervi, 2009). In questa visuale, pertanto, le scene di caccia al cervo diventano “una metafora in cui il cervide non è un animale da mangiare ma lo spirito animale che guida il cacciatore-sciamano nel sovrannaturale e  nell’astrattismo fosfenico” (ibidem).

*  *  *

Sento qui l’esigenza di citare, in deplorevole negativo, alcuni recentissimi lavori di eminenti studiosi di arte rupestre e di simbologia preistoriche poiché in essi non vi è il benché minimo cenno alle pitture ed ai simboli della Grotta dei Cervi di Porto Badisco, ancor oggi inspiegabilmente trascurati dalla comunità internazionale degli specialisti di arte preistorica.
Il professore Amir D. Aczel, docente alla Boston University e brillante divulgatore scientifico, nel suo libro dal titolo apparentemente onnicomprensivo della materia, Le cattedrali della preistoria. Il significato dell’arte rupestre, 2009, non prende affatto in considerazione la “cattedrale” dell’arte rupestre della Grotta dei Cervi e nella Bibliografia ovviamente ignora lo studio fondamentale di Paolo Graziosi.
Nel pur pregevole volumetto, Il libro dei segni e simboli, 2007, Hans Biedermann (già Autore in Germania di una corposa Enciclopedia dei simboli, 1989) e Inge Schwarz-Winklhofer si propongono di fornire alla più ampia cerchia di persone informazioni sui percorsi delle esperienze simboliche e sui loro significati metaforici, ma non viene effettuata alcuna analisi dei pittogrammi simbolici presenti a Porto Badisco, pur citando un più antico studio di Graziosi sull’arte preistorica.
Spiace, infine, che uno dei nostri maggiori studiosi di fama internazionale di cultura preistorica, il Prof. Emmanuel Anati, ordinario di Paleontologia all’Università di Lecce, nel suo pur mirabile studio prefato da Yves Coppens, Le radici della cultura, 1992, abbia bensì correttamente definito “magnifici” i pittogrammi delle “meravigliose gallerie istoriate” di Lascaux e di Altamira, ma non abbia nemmeno menzionato quelli di Porto Badisco, da tempo divulgati dal suo sodale fiorentino Graziosi, e per nulla inferiori, quanto a magnificenza, a quelli dei cugini francesi.

*  *  *

Le fotografie tratte dal libro di Paolo Graziosi“Le pitture preistoriche della grotta di Porto Badisco”, sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali-Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia-Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia.

Il complesso della Grotta dei Cervi, per ovvii motivi di salvaguardia del delicato microclima interno che ha consentito per millenni la conservazione dei pittogrammi, è chiuso al pubblico e non è visitabile. Può essere tuttavia utile una visita al Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia di Maglie (Le) [ tel. +390836485820 –  www.maglie.cchnet.it ;  e-mail:  museo@comune.maglie.le.it che conserva numerosi reperti e illustrazioni della Grotta.

Nel frattempo è in fase di realizzazione il progetto, avviato nel 2003 dall’Università degli Studi di Lecce in collaborazione con il National Research Council of Canada e la Soprintendenza  Archeologica della Puglia, per la creazione di un modello 3D ad alta risoluzione a colori per lo studio approfondito, la fruizione a distanza, per il monitoraggio ambientale, la conservazione e la valorizzazione della Grotta di Porto Badisco.

Inoltre, secondo una nota dell’Ufficio Stampa dell’ENEA, è tuttora in corso un’indagine di studio in superficie, mediante un robot su gomma equipaggiato con un georadar con sistema GPS, per individuare l’orientamento e la locazione esatti di tutte le propaggini della Grotta oltre quelle conosciute. La Grotta dei Cervi è il luogo sacro più antico e più particolare che si conosca di Terra d’Otranto.

Mi giunge notizia, mentre mi accingo a pubblicare questo blog, che alla fine del mese di novembre 2010, è stata allestita nelle sale del Castello di Otranto una presentazione parziale  (ambiente V della Grotta) della ricostruzione tridimensionale con filmati in 2D e 3D  delle pitture parietali e degli ambienti ipogei più significativi del triplice sotterraneo della Grotta dei Cervi di Porto Badisco. Il plauso per questa tanto attesa realizzazione si unisce all’augurio che il progetto iniziato nel 2003 possa giungere al più presto a meritorio e definitivo compimento.

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