Carmelo Musumeci


Diventato innocente

 

"Il dolore del passato non si attenua mai, col trascorrere del tempo può solo aumentare. Per affrontarlo, puoi solo tentare di diventare più forte".

 

Dopo "Nato colpevole" e "Diventato colpevole - Il Signore delle bische", questo ultimo  libro di Carmelo Musumeci completa la Trilogia della vita romanzata dell'autore. 

  

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La vendetta dell'Acitano

 

"La vendetta dell'Acitano" strappa il cuore. Crudele, infame, dolcissimo com’è la vita.

Un filo di tenerezza e di complicità accompagna per mano fino all'ultima pagina.

Le pagine de "La vendetta dell'Acitano" si divorano palpitando come leggendo un giallo, senza che l'autore mai indugi e si autocompiaccia della sua padronanza nel rendere essenziale la narrazione da scrittore esperto nell'indagare le luci e le ombre dell'esistenza.
"Quando l'uomo si affaccia al limite-è stato detto-, o sente l'abisso o sente l'invisibile".
L'Acitano crea empatia, commuove al di là del bene e del male, in una terra di nessuno dei sentimenti dove quello che più conta è il cuore. E cuore è la parola più citata nel romanzo.

(Dalla prefazione di Lino Lombardi)

Lino Lombardi è un redattore del Tg 2 dal 1992.
Ha conosciuto e intervistato Carmelo Musumeci nel carcere di Padova nel 2014.
Cacciatore di eroi, ama raccontare soprattutto storie straordinarie di gente comune.


 

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PREFAZIONE

Poche parole, e si aprono abissi in un vortice di dolore, morte, speranza, passione, amore. Vendetta. "La vendetta dell'Acitano" strappa il cuore. Crudele, infame, dolcissimo com’è la vita. È la storia di Michele, nato come Carmelo ad Aci Sant'Antonio, sulle falde dell'Etna, che da "quando è nato non ha fatto altro che sopravvivere". Un boss rivale gli uccide moglie e figlio. Per sbaglio: nella sua auto, quella mattina maledetta, doveva esserci lui, invece c'erano i suoi affetti più cari, le persone che amava di più. Scatta furiosa la vendetta. Per amore di Rosa e Francesco. Michele rimarrà solo con Azzurra: sarà lei a prendersi cura del padre, anche se ha solo nove anni.
Un filo di tenerezza e di complicità accompagna per mano fino all'ultima pagina. Ma Carmelo Musumeci non va per il sottile. Con freddezza racconta la decisione di Michele di chiudere Azzurra in un collegio, spaccando in due il cuore della bambina. Solo senza la piccola potrà portare a termine la sua vendetta, far fuori gli scagnozzi e i figli del boss che hanno distrutto la sua famiglia. Non ha che lei. Azzurra è tutto quello che gli è rimasto.
Carmelo Musumeci è stato 27 anni negli istituti penitenziari di mezz'Italia, sa bene cosa vuol dire non veder diventare grande la propria figlia. Conosce le lacrime della separazione nei colloqui mensili dietro un vetro. Il senso di colpa che divora dentro.
"Non è la pallottola che uccide, ma il buco", diceva Laurie Anderson.
Le pagine de "La vendetta dell'Acitano" si divorano palpitando come leggendo un giallo, senza che l'autore mai indugi e si autocompiaccia della sua padronanza nel rendere essenziale la narrazione da scrittore esperto nell'indagare le luci e le ombre dell'esistenza.
"Quando l'uomo si affaccia al limite-è stato detto-, o sente l'abisso o sente l'invisibile".
L'Acitano crea empatia, commuove al di là del bene e del male, in una terra di nessuno dei sentimenti dove quello che più conta è il cuore. E cuore è la parola più citata nel romanzo. La trovi ovunque. Più volte, anche nella stessa pagina. Come fosse un personaggio che ha una sua fisicità, il cuore dialoga con gli altri. Interagisce, interviene, decide, addolcisce l'efferatezza dei colpi di scena. Esce dal petto e si tuffa in un altro cuore. Un angelo custode né buono né cattivo, un figlio di puttana che fa da alter ego all'Acitano.
Il romanzo procede per spostamenti progressivi dell'anima. Ha la cadenza iperreale di una partitura teatrale. La cristallizzazione gelida, muta, dell'istante in moto. Ogni parola è affilata come una lama. È la favola nera di un uomo maledetto dal destino. Già. La vita ha il fiato corto, ha il sapore di uno spezzatino coi piselli che, anche se non ti piace, dici “è buono”. Ogni momento vale doppio, ogni giorno può essere l'ultimo.
"Era la vita che aveva scelto al posto suo. Michele sapeva che spesso si va in carcere perché si è sfortunati o per essere nati in una terra sbagliata o nella famiglia sbagliata o aver frequentato amici sbagliati o per tutte queste cose assieme". "La vendetta dell'Acitano" è una denuncia contro l'ergastolo ostativo, contro l’"Assassino dei Sogni" che uccide le persone facendole marcire in una cella. Il "fine pena mai" spinge i detenuti al suicidio, quasi in uno scatto finale di dignità, l'unica via di uscita, l'unica possibilità di essere liberi.
Per fortuna non è stato così per Carmelo Musumeci.
Ha avuto la forza di pagare la sua colpa, riscattarsi. Conosciamo tutti la sua storia. Negli anni 80 era "il boss della Versilia" alla testa di una banda che ha dettato legge e sparso sangue, spacciando droghe, facendo rapine, uccidendo. Arrestato, viene condannato per omicidio all'ergastolo ostativo. Nel carcere di Spoleto l'incontro che cambia la sua vita. Quasi un miracolo. Nadia Bizzotto, volontaria della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Benzi, si prende cura di lui, inizia una lunga estenuante battaglia affinché Carmelo ricominci a vivere. Il terzo tempo della sua vita. Anche se inchiodata da anni su una sedia a rotelle per un incidente stradale, Nadia -e chi la ferma!- è una forza della natura, ha una tigre nel motore, è una mitraglia di amore che brontola sempre dietro a colui che ora chiamano "Il Cucciolone".
I suoi occhi tornano a sorridere. Una storia di amicizia, solidarietà. Quante vite ha una vita? Carmelo scrive una decina di romanzi, è proprio Nadia a spingerlo a raccontare, pagine di letteratura civile sulla malvagità degli istituti di pena: discariche umane, scuole di criminalità, un mondo parallelo senza luce e senza speranza. Descrive i limoni neri, le rogne che lo affliggono all'inferno. Ha la quinta elementare, si laurea tre volte. Ora è in libertà vigilata, lavora in un call center.
La scrittura è stata la sua medicina, la sua salvezza. Il suo scudo per resistere alla violenza e alla depressione. Punto di forza del suo cambiamento.
Un tempo passato. La stesura de "La vendetta dell'Acitano" risale al periodo della reclusione. Carmelo scriveva quello che stava vivendo. Uscito dal carcere non ha più scritto una parola. Dissolto l'orrore che stringeva il suo cuore, mai più una pagina da quando è libero. Peccato. E visto che non possiamo chiedergli di tornare in carcere per regalarci nuove emozioni, speriamo che, dalla cassetta piena di fogliacci un tempo nascosta sotto la branda della sua cella, presto escano fuori altri romanzi. Un augurio. È arrivato il tempo per Carmelo, dopo aver raccontato il dentro, di narrare anche il fuori della vita. Con la stessa lucida, ardente, umile maestria.


Lino Lombardi

 

 


Il buono e il cattivo 

 

In carcere ci si raccontano tante storie per ammazzare il tempo, in attesa che il tempo ammazzi noi, alcune vere, altre inventate, ma spesso quelle inventate sono ancora più vere.
La pioggia sferzava la finestra della cella e dalle sue fessure entravano spifferi d’aria gelida. Era appena passata la guardia del turno di notte, il mio compagno di cella iniziò a raccontarmi questa storia, che aveva sentito dalla moglie, detenuta nella sezione femminile, che a sua volta le era stata raccontata dalla compagna di cella, di nome Maria…
 

 

 

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Le vostre prigioni

vita da ergastolano

 

"Quando uno scrive non è mai sicuro di niente. E non è vero che uno scrive per sé stesso, si scrive sempre per gli altri. Si scrive per sentirsi vivi. Io scrivo anche per dimostrare a me stesso che, nonostante sia chiuso in una cella, coperto di cemento, sbarre di ferro e cancelli blindati, non solo respiro, ma sono anche vivo.

In questo volume si alternano parti di diario, racconti, poesie e storie più lunghe, il tutto scritto negli anni più bui della mia storia carceraria, durante i quali credevo veramente che di me dal carcere sarebbe uscito solo il cadavere. Ho deciso di pubblicare questo libro perché penso che tutto quel dolore vada ancora raccontato, per non dimenticare. Mi auguro che questo libro possa aiutare a far conoscere l’esistenza in Italia della “Pena di Morte Viva” e che possa servire a far sapere alla società che una sofferenza inutile non fa bene a nessuno, neppure alle vittime dei nostri reati." 

 

 

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Diventato colpevole

Il Signore delle bische

 

di Carmelo Musumeci

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"Dico sempre che sono nato colpevole, ma poi ci ho messo del mio per diventarlo. E ci sono riuscito."

 

Continua l'autobiografia romanzata di Carmelo Musumeci.

Dopo “Nato colpevole” , in cui narra i primi 18 anni di vita, prosegue in questo libro il racconto degli anni della giovinezza e della scalata ai vertici della malavita.

 


Corte europea: ergastolo non ostativo

 

Ergastolani ostativi, oggi tutti di color viola di felicità: la Corte europea dei diritti dell’uomo ha chiesto all’Italia di rivedere la legge che regola il carcere a vita, perché infrange il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti.
     La sentenza riguarda il caso di Marcello Viola che, come circa un migliaio di altri ergastolani, si è sempre rifiutato di collaborare con la giustizia.
     La decisione sull’Italia della Corte di Strasburgo si basa sul fatto che chi è condannato all’ergastolo ostativo, se al suo posto in cella non ci mette qualcun altro, collaborando con la giustizia, dal carcere potrà far uscire solo il suo cadavere.
Nella sentenza si osserva che la scelta di collaborare non è sempre “libera”, per esempio perché alcuni condannati hanno paura che questo metta in pericolo i loro familiari, e che “non si può presumere che ogni collaborazione con la giustizia implichi un vero pentimento e sia accompagnata dalla decisione di tagliare ogni legame con le associazioni per delinquere”.
Nella sentenza si afferma anche che privare un condannato di qualsiasi possibilità di riabilitazione, e quindi della speranza di poter un giorno uscire dal carcere, violi il principio base su cui si fonda la convenzione europea dei diritti umani: il rispetto della dignità umana.
     Finalmente gli uomini ombra (così si chiamano fra loro gli ergastolani ostativi) hanno la speranza, non ancora la certezza, che nel loro certificato di detenzione venga cancellata la pena più crudele che un uomo possa ricevere: la condanna alla “Pena di Morte Viva”.
Molti non sanno che questa non è stata una solo una lotta giuridica, ma anche sociale, che ha fatto conoscere alla società che nel nostro Paese esisteva una pena di morte bevuta a sorsi.
      È difficile citare tutti quelli che hanno contribuito a questo risultato, ma ci voglio provare lo stesso.

       Grazie a Papa Francesco che ha abolito la pena dell’ergastolo nella Città del Vaticano, definendola “una pena di morte nascosta”.

      Grazie a Don Oreste Benzi che per primo, molti anni fa, si schierò ad appoggiare uno sciopero della fame di 700 ergastolani che chiedevano al Presidente della Repubblica di tramutare la pena dell’ergastolo in pena di morte, iniziando di fatto una campagna contro il carcere a vita, per ridare speranza all'uomo, anche a quello che ha fatto gli errori più grandi.

    Grazie a tutte le associazioni, piccole e grandi, che in questi anni hanno “gridato” che la condanna all’ergastolo ostativo è peggiore, più dolorosa e più lunga, della pena di morte, perché è una condanna di morte al rallentatore, che ti ammazza lasciandoti vivo.

     Grazie a tutti i professori universitari, magistrati, avvocati che in un modo o nell’altro hanno sensibilizzato l’opinione pubblica al fatto che non era giusto condannare una persona a essere cattiva e colpevole per sempre.

    Grazie ai familiari di tutti gli ergastolani che con la loro vicinanza ci hanno aiutato a rimanere vivi.

    Grazie agli studenti universitari che con le loro numerosi tesi sull’ergastolo ostativo hanno fatto conoscere l’esistenza in Italia di una legge che prevede che, se non parli e non fai condannare qualcun altro al tuo posto, la tua pena non finirà veramente mai e non avrai nessun beneficio o sconto di pena, escludendo così ogni speranza di reinserimento sociale.

    Grazie al Stefano Rodotà, Margherita Hack, Umberto Veronesi, Franca Rame, Don Andrea Gallo, Agnese Moro, Marco Pannella, Alessandra Celletti, Nadia Bizzotto, Sandra Berardi e tanti altri ancora, comprese molte vittime dei reati (non ho spazio per citarli tutti) che hanno avuto il coraggio di aderire pubblicamente ad una campagna così impopolare e controcorrente, facendoci così capire che non tutta la società era d’accordo a considerare irrecuperabili per sempre i condannati all’ergastolo.

     Grazie a tutti i giornalisti che ci hanno dato voce e luce.
    Grazie anche a tutti i semplici cittadini che in questi anni si sono schierati contro la pena dell’ergastolo e a tutti coloro che hanno firmato nel sito che porta il mio nome, www.carmelomusumeci.com, un'iniziativa, partita da alcuni volontari, che da oltre dieci anni raccoglie firme per l'abolizione dell'ergastolo.
Lo so, c’è ancora molto da lottare per abolire questa terribile pena che ti condanna a morte lasciandoti vivo, ma la sentenza della Corte europea ci aiuta a sperare che tutte le persone possano essere recuperate.
Riguardo a me, ex ergastolano ostativo, adesso mi sento un po' più libero e felice, sapendo che altri potranno sperare un giorno di ritornare a essere uomini liberi, perché è difficile essere liberi e felici da soli, pensando ai tuoi compagni murati vivi senza speranza.

Carmelo Musumeci
Giugno 2019 


ZANNA BLU 

LE NUOVE AVVENTURE 

di Carmelo Musumeci

 
 
 
 
  

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Nuova Edizione ampliata, con seconda parte inedita.

È un libro di favole per bambini e adulti. È la storia delle incredibili avventure di Zanna Blu, un cucciolo di lupo abbandonato da mamma lupa perché non ce la faceva ad allattare tutti e quattro i suoi piccoli: fu costretta a scegliere se farli morire tutti di fame o sacrificarne uno. Ma Zanna Blu, spaventato, solo e affamato, è salvato da un lupo mannaro, uomo o animale, non si sa bene. Alla sua morte, di nuovo solo, Zanna Blu incontra l’amore della sua vita, Lupa Bella.

Catturato dagli uomini, legato a una slitta, frustato a sangue, Zanna Blu fugge, viene ripreso, ferito, ma sempre risorge quasi immortale.

Leggendo questo libro ci si sente in colpa per avere avuto un’infanzia felice, una famiglia che ci ha protetto e aiutato a crescere. E ci si domanda come saremmo stati se fossimo stati lasciati abbandonati a noi stessi, orfani o con genitori in carcere, o assenti. È di nuovo il bimbo Musumeci che si riaffaccia, che mette in mostra tutto il suo vissuto. Quell’infanzia rovinata dal bisogno di pane, con la nonna che gli insegnava a rubare al mercato e poi lo menava perché scoperto. È il male che emerge sordo al ricordo degli anni passati in collegio, dove Carmelo-Zanna Blu venne mandato dopo la separazione dei suoi genitori. (...) Carmelo è Zanna Blu e questa opera di Musumeci è il riscatto: non più il racconto reale di una vita nuda e cruda che trova nel presente il risultato di un passato rovinoso, poco attento, gramo di sentimenti e di amore di cui un fanciullo ha bisogno e chiede.

Questi sono racconti che insegnano il coraggio, l’amore per la libertà, l’amore disperato per la compagna; scritti in maniera semplice, senza retorica. Grazie a questa sua capacità di esprimere i suoi sentimenti, Carmelo si ricostruisce una vita spirituale libera, che vale la pena di essere vissuta e che trasmette al lettore, bambino o adulto che sia, una profonda umanità.

Sono favole, ma favole che fanno riflettere.

(Dalla prefazione di Margherita Hack)

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Nato colpevole

 di Carmelo Musumeci

 

 

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Il libro racconta, con stile scorrevole e coinvolgente, la solitudine e la rabbia di un bambino non amato che cerca di diventare cattivo per sopravvivere e il percorso che lo porta a compiere dei crimini. Carmelo bambino ci trasporta in una realtà dura, spietata, che per molti rappresenta l'unica possibilità di vita. Con linguaggio fluido e anche talvolta con tenerezza, racconta la rabbia e la solitudine di un bambino che si è sentito poco amato e poco protetto, che per sopravvivere si sforza di mettere a tacere il cuore. È difficile diventare cattivi, ma in certe situazioni è l'unica possibilità per andare avanti. Ma il cuore riaffiora....

 


 ERGASTOLO: il senso di una pena senza fine

 di Francesca Ambroso

 

 DIBATTITO Agnese Moro, Nadia Bizzotto e Carmelo Musumeci al Teatro Montegrappa con la loro battaglia contro il carcere a vita.

Un dibattito aperto

Ergastolo: il senso di una pena senza fine
Oggi in Italia sono 1500 gli ergastolani ostativi. È giusta la condanna senza termine? In che misura la detenzione può riabilitare?
 
 
Qual è il vero ruolo della giustizia? Ha senso una condanna a vita? Qual è il valore della dignità umana? In che misura una pena può riabilitare un criminale?
Sono tante le domande emerse dall’incontro-dibattito di venerdì scorso al Teatro Montegrappa moderato dal giornalista di Famiglia Cristiana Alberto Laggia. Ospiti l’ergastolano Carmelo Musumeci, la rosatese Nadia Bizzotto, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da Don Oreste Benzi, e Agnese Moro, ospite d’eccezione che ha portato la sua testimonianza intima e personale sulla vicenda vissuta con la morte del padre. “I mandanti e assassini di mio padre sono stati individuati e condannati- ha affermato Agnese Moro- ma  questo non mi ha liberata dal dolore. Ho trovato davvero la pace solo quando ho perdonato”. In questo senso Agnese Moro appoggia oggi la battaglia a favore dell’abolizione della pena dell’ergastolo che sta portando avanti Nadia Bizzotto, da anni impegnata come volontaria nelle carceri, specie fra i detenuti a vita, gli ergastolani ostativi, i cosiddetti “sepolti vivi” che scontano la condanna per reati associativi e hanno rifiutato la via della collaborazione. Per loro, secondo l’articolo 4bis dell’Ordinamento Penitenziario, le porte del carcere non si apriranno mai, neanche dopo 20, 30 o 40 anni.
È tra questi carcerati che Nadia ha incontrato Carmelo Musumeci.
È stato proprio lui ad aprire la serata con il racconto della sua vita, dai primi passi nel mondo della malavita, complice un’infanzia difficile in una terra complessa, fino al pentimento all’impegno di intraprendere una battaglia che oggi lo porta a testimoniare lo stato morale in cui versano i 1500 ergastolani ostativi condannati a quella che lui definisce una “pena di morte viva”. Dopo 25 anni di carcere ostativo Carmelo ha ottenuto su istanza la semilibertà. Nel frattempo ha conseguito 3 lauree ed ha scritto diversi libri. Ormai da anni si batte per l’abolizione dell’ergastolo a favore di forme di pena alternative che puntino al recupero dei criminali.
Nel suo libro “Angelo Senza Dio” è raccontato il suo incontro con Nadia Bizzotto. “Quello che veramente mi ha cambiato-ha raccontato Musumeci-sono state le relazioni sociali. L’incontro con Nadia, Agnese Moro e con il suo messaggio di perdono, è stato devastante.  Avere la consapevolezza che c’era qualcuno che aveva fiducia in me, nonostante il mio vissuto, mi ha spiazzato. È l’amore sociale che fa uscire il vero senso di colpa. È questa la pena terribile”.
Quando entrai per la prima volta in un carcere -ha raccontato Nadia Bizzotto- mi resi conto che quelli rinchiusi là dentro erano uomini che soffrivano profondamente. Nelle carceri oggi ci sono più di cento reclusi da oltre trent’anni. La scienza dimostra che nel tempo le persone cambiano. Vanno recuperate, come dice l’articolo 27 della Costituzione. Se al male si aggiunge altro male lo si moltiplica. Quello che oggi spinge la mia attività è portare fuori dalle sbarre la voce di quei sepolti vivi”.
Una platea attenta e silenziosa ha ascoltato con profondo rispetto per più di due ore le ragioni di una battaglia che ha fatto incontrare tre persone profondamente diverse ma unite da uno stesso obiettivo.
Difficile tirare conclusioni. Impossibile pretendere un unico punto di vista.
Giustizia, libertà, perdono verso gli altri e verso sè stessi, pentimento, possibilità.
Temi forti, profondi, che non smettono di interrogare le coscienze.
Su questo si è riflettuto, senza condanne e senza giudizi.
Su questo va avanti un dibattito ancora sempre aperto.
 

Video registrazione dell'incontro:

 

 


         

La Belva della cella 154

 

 Dalla prefazione di Alessandra Celletti:  

È la prima volta (e probabilmente l’ultima) che scrivo la prefazione ad un libro. Ad essere sincera non sono neanche una grande lettrice, anzi. Ma quando Carmelo mi ha chiesto di firmare io qualche riga per presentare “La Belva della cella 154” non ho saputo dirgli di no. È difficile dire di no a Carmelo perché quando ti guarda con il suo sorriso e i suoi occhi malinconici ti trasmette la dolcezza e la purezza di un bambino; e perché nei suoi interminabili 26 anni di reclusione di no ne ha già ricevuti abbastanza. E poi ero curiosa di leggere in anteprima un libro da un titolo così…

Mi ha consegnato personalmente il dattiloscritto prima di salutarci alla fine di una giornata di libertà, trascorsa passeggiando per Roma, mangiando un gelato alla fragola, ridendo e parlando del più e del meno… proprio come persone “normali”, abituate ad aprire una finestra per far entrare sole e aria pulita, ad uscire di casa per andare a lavorare o per fare una passeggiata, ad abbracciare le persone care, a parlare con loro. E mentre camminavamo per la città a volte mi chiedevo come fosse stato possibile per lui restare normale e non diventare pazzo in condizioni disumane come quelle subite nel carcere dell’Asinara, nel regime del 41 bis, senza alcuna speranza di uscire vivo...

Quando un paio di anni fa ho conosciuto la storia di Carmelo Musumeci, ergastolano ostativo, o come lui si definiva “uomo ombra” ho promesso a me stessa, a lui e a Nadia Bizzotto (sua tutor e “diavolo custode”) che non sarebbe finita così e che presto Carmelo sarebbe tornato ad essere un uomo libero. Ho sentito fortemente che nessuno può essere privato all’infinito di ciò che caratterizza l’essenza stessa dell’essere umano: la libertà.

Qualche volta i miracoli succedono, o forse il desiderare qualcosa con tutto il cuore fa sì che succedano… O l’impegno civile unito al grande affetto che Nadia ha manifestato per tanti anni… Comunque l’altro giorno, in giro per Roma, per Carmelo era uno dei primi giorni di permesso. Da poco tempo non è più ostativo e per lui si è riaccesa la speranza di riabbracciare la condizione e la qualità di “essere umano”, cioè libero.

Mentre scrivo queste righe provo una profonda felicità al pensiero della meravigliosa trasformazione. E parlo appunto della trasformazione della sua condizione giudiziaria e non di quella del suo cuore, perché (ne sono certa) nel cuore di Carmelo l’amore c’è sempre stato. Come nel cuore di Nino, la belva della cella 154.

Non fatevi ingannare dal titolo, né dalle prime pagine che descrivono Nino come un pazzo, un colosso cattivo che rifiutava il mondo, uno spietato capace di uccidere. In realtà “La Belva della cella 154” racconta una storia d’amore, di amicizia e di perdono, dove tutta la durezza e la crudeltà si sciolgono come neve al sole.

Potrete sperimentare la disperazione di perdere l’unico amore della vostra vita, l’adrenalina di una partita a poker in cui vi state giocando il tutto per tutto, la rabbia di veder uccidere sotto i vostri occhi il migliore amico. Potrete sentire cosa significa non avere nessun altro affetto che quello di un gatto…

È una storia che procede con un ritmo incalzante e in cui, attraverso l’alternanza di momenti passati e di un presente disumano, si respira la dimensione di uno spazio infinito e di un ritmo eterno. Nino (o se volete Carmelo) ci trasporta in un universo senza inizio e senza fine, un “universo elastico” che continuamente si espande e si contrae, un universo dove nessuno comanda sugli altri perché tutti hanno bisogno uno dell’altro. E soprattutto di un futuro.

Alessandra Celletti

  

*Alessandra Celletti nasce in ambito classico, ma le sue esperienze musicali e artistiche si moltiplicano in un ambito musicale e creativo molto personale. Lontana dalle etichette, la sua musica è un caleidoscopio sonoro con un suo unico e imprescindibile centro gravitazionale: il pianoforte.

 

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Angelo SenzaDio booktrailer

    


Carmelo Musumeci: la libertà negli stati d’animo


di  Dario Lo Scalzo - Matilde Mirabella


 

https://www.pressenza.com/it/2017/04/carmelo-musumeci-la-liberta-negli-stati-danimo/

  

Abbiamo incontrato un uomo gentile e forte, col sorriso sulle labbra e un cuore aperto. Ne è venuta fuori una video intervista vibrante, emozionante, ricca di spunti esistenziali, forte. Imperdibile!


(Foto di Dario Lo Scalzo)

 


Carmelo Musumeci è un ergastolano. L’abbiamo incontrato in una piccola cittadina in provincia di Perugia, dove da pochi mesi gode del regime di semi-libertà dopo 26 anni trascorsi in carcere, nell’”assassino dei sogni” come lo definisce lui.

Nasce in un paesino in provincia di Catania, un’infanzia difficile e povera, fitta di botte e maltrattamenti, e infine la decisione di “vendicarsi del mondo”.

Diventa un boss della mafia, e negli anni ’80 è protagonista di una guerra tra bande che insanguina la Versilia.

La sua prima vita termina con una sentenza: ergastolo in regime di 41bis. In quell’ottobre del ’91 Carmelo entra in carcere senza alcuna speranza di uscirne. Lì subisce maltrattamenti, botte, isolamento totale per un anno e mezzo in una cella angusta senza poter parlare con nessuno, trasferimenti da un carcere all’altro.

C’è chi dice che un delinquente merita tutto questo, per ciò che ha fatto, ma la vendetta, anche se travestita da giustizia, non ripara nulla e distrugge il buono che resta, sempre. O quasi. Perché Carmelo ha uno spirito ribelle e si rifiuta di arrendersi, così si ribella anche alla vendetta e lotta: comincia a studiare, scrive a personalità come il Papa, tiene un blog, si laurea prima in Sociologia del Diritto, poi in Giurisprudenza e ancora, più recentemente, in Filosofia.

Contro ogni aspettativa, riesce a ottenere la semi-libertà.

Oggi nella comunità della Casa Famiglia Giovanni XXIII fa il volontario e aiuta bambini e adulti disabili, scrive libri, e continua a lottare contro il carcere a vita.

Abbiamo incontrato un uomo gentile e forte, col sorriso sulle labbra e un cuore aperto. Ne è venuta fuori una video intervista vibrante, emozionante, ricca di spunti esistenziali, forte. Imperdibile!

Dalla Giustizia all’amore per la famiglia, dalla mafia al gusto della libertà, dal carcere duro alla fatica della felicità.

Di questo e di tanto altro ci parla Carmelo in un’intervista che apre lo spirito e la mente e che porta alla riflessione non solo sullo stato delle carceri italiane e sulla condizione che l’uomo arriva ad imporre al suo simile, ma anche ad una considerazione interiore, quella verso noi stessi e la nostra stessa esistenza.

Qui di seguito la video intervista a Carmelo Musumeci: 

https://www.youtube.com/watch?v=itJm43kfPno

  


 

Angelo SenzaDio

 di Carmelo Musumeci

     Tra romanzo e realtà, tra carcere e amicizia,

 il racconto di un incontro che ha cambiato due vite.

 

 Prefazione di Agnese Moro

       Scrive sempre bene Carmelo Musumeci, con un linguaggio capace di esprimere forti sentimenti e emozioni; dolore, rabbia, e speranze deluse. Mai superficiale. Mai compiacente. È un cuore che grida sofferenza – patita e inflitta - rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere, e amore. Per i suoi cari – che ben lo ricambiano - e per una vita che si vorrebbe potesse essere, per lui per la prima volta, colma di affetti e di serenità. Da poter vivere pienamente.

     Una prospettiva, nel suo caso, per ora purtroppo ben lontana dal poter essere realizzata, per il fatto che Carmelo sta scontando una condanna all’ergastolo, pena che ferisce i nostri valori costituzionali, che anelano al recupero e al reinserimento del colpevole.
     La storia che Carmelo ci racconta in questo bel libro “Angelo SenzaDio” ci aiuta a capire quanto sia assurda una concezione della pena che non voglia cogliere il cambiamento della persona. Carmelo, infatti, ci racconta la storia di una rinascita. E di una amicizia. Intimamente legate l’una all’altra. In una vita difficile, giocata sul filo della rabbia e della disillusione, della solitudine e dell’abbandono, in un giorno qualsiasi, si infila nella vita di Lorenzo, il SenzaDio - il nostro protagonista - una nuova presenza. È il termine giusto “si infila”: senza presentazioni, preavvisi, orpelli, trombe, nel cuore di Lorenzo viene a trovarsi un angelo. È un angelo abbastanza strano, per la verità, un po’ amorevole e un po’ guerriero. Rompe la sua solitudine e lo aiuta, spesso con un trattamento forte, a ritrovare un se stesso fin lì dormiente. All’Angelo importa solo di lui, del suo benessere, della sua incolumità, e glielo fa capire in molti modi. Non cerca di redimerlo, non è preoccupato per la sua anima. Forse sa che appena si torna ad amare liberamente il cambiamento è già avvenuto.

     L’amicizia è un’esperienza che il SenzaDio non ha mai fatto prima, e il sentimento principale di Lorenzo di fronte all’Angelo, quello che ci fa intuire la drammaticità della sua situazione precedente, è proprio lo stupore di non essere più solo. È un fatto del tutto nuovo per lui, che lo spiazza, lo smuove, lo lascia indifeso e predisposto a sopportare di provare anche sentimenti positivi nei confronti delle persone. Una situazione inedita che porterà Lorenzo a fare scelte generose e estreme; scelte fino a poco prima impensabili.

     È un bellissimo racconto, pieno di profonda e struggente umanità. È anche un modo poetico di descrivere la nascita di un’amicizia per quello che questa significa soprattutto per il cuore di chi non avrebbe osato sperare di trovarla mai, e tantomeno nel carcere che ruba, a chi lo vive, anche i sogni.
     Ma nel “Angelo SenzaDio” c’è anche qualcosa d’altro. Perché ci parla della possibilità di cambiare che ogni essere umano ha dentro di sé. E di quanto sia importante non essere mai lasciati soli. Con un linguaggio tanto poetico, e a tratti davvero struggente, Carmelo ci racconta la storia di un’anima. Che può essere la sua, quella di altri, o di noi che leggiamo, quando, grazie all’affetto e alla fiducia di qualcuno, riusciamo di nuovo a parlare con noi stessi, lasciando una strada sbagliata e dando invece voce alla nostra più profonda umanità, che aspira sempre a cose belle e grandi.

     La capacità delle persone di cambiare è un tema fondamentale - direi cruciale - dal punto di vista umano, ma anche da quello politico e sociale. Riguarda il modo, ottimistico o pessimistico, che abbiamo di vedere noi stessi, gli altri, la vita e la storia. Se gli uomini non possono cambiare, superando egoismo, violenza, e quanto altro di negativo abita il nostro cuore, anche la storia umana è condannata a restare sempre uguale a se stessa, in una continua lotta per la sopraffazione degli uni su gli altri. Molti vedono il mondo e la vita così; e gli sfugge il nuovo che avanza, mancando di speranza e di coraggio. Per loro il mondo è sempre ugualmente triste e condannato.
     Il nostro atteggiamento di fronte alla possibilità o meno di cambiare delle persone – e della storia – definisce anche la nostra vicinanza o la nostra lontananza dalla nostra Costituzione. Nata dalla speranza e dalla volontà di tanti italiani di vivere in modo diverso e degno dopo gli anni buissimi del fascismo, della guerra, della odiosa occupazione nazista, delle deportazioni nei campi di sterminio, delle bombe, delle delazioni, delle torture, della povertà, della fame, della ingiustizia e della paura. Tragedie da ricordare, ma anche da superare costruendo una nuova Italia. Ed era tanto difficile farlo.

     Personalmente sono molto grata a Carmelo, perché con i suoi libri, con la sua vita e con le sue battaglie mi ha insegnato qualcosa di veramente importante per me. Tante persone che come me hanno subito gli effetti di gesti violenti descrivono la propria situazione come un ergastolo. Carmelo mi ha insegnato a capire che questa frase non è vera. E a vedere le risorse che abbiamo a disposizione per tornare a vivere. Certo, il dolore non passa; il passato rischia di essere sempre presente; l’esistenza non potrà più in nessun caso essere quella di prima. Ma abbiamo tante risorse delle quali poter usufruire per sopportare questa condizione. Carmelo non può farlo, ma io posso andare a trovare persone che amo e che mi amano. Posso viaggiare. Posso telefonare, scrivere una mail e avere subito una risposta. Posso godere uno spettacolo della natura che con la sua bellezza mi faccia sentire parte di un tutto speciale. Posso fare una passeggiata, andare al cinema, mangiare qualcosa di buono. Andare in chiesa; andare in libreria e comperare un libro. Guardare le vetrine. Posso abbracciare i miei figli quando voglio, sempre che loro siano d’accordo, e comunque sentire in ogni momento la loro voce. Posso rilasciare un’intervista, partecipare a una manifestazione, votare. Posso stare nel vento, fare un bagno in mare. Dormire e mangiare quando voglio. Stare da sola. Andare a messa. Fare progetti. E attuarli.

     L’ergastolo, e soprattutto quello ostativo, significa, invece, non poter fare mai queste cose. È la parola ”mai” quella fondamentale. Insormontabile. Eppure Carmelo Musumeci ci insegna con la sua vita e con questo libro che anche da questo terribile e disumano “mai” possono nascere fiori, poesia, amore per la vita e per gli uomini. Magari grazie ad un angelo che risveglia tutto il buono che c’è dentro ognuno di noi e che attende con ansia una parola o una carezza per poter sbocciare. Sta a noi, se siamo saggi, raccogliere questo nuovo che nasce e consentirgli di vivere pienamente.

                                                                                   Agnese Moro

 

 

Prodotto e distribuito da Amazon

 

 


    


 

  Papa Francesco: le sue parole contro l'ergastolo

                                                                                                                                           

 


 

 

 

 Carmelo Musumeci

in permesso a Roma

(24/02/2016)

 

 


 

"DETENUTO IN LIBERTÀ" 

da TG2 Dossier Storie del 30 Aprile 2016
 

 

    


Biografia

Carmelo Musumeci  è nato nel 1955 in Sicilia. Condannato all’ergastolo, è ora in liberazione condizionale presso una Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi. 
Entrato in carcere nel 1991 con licenza elementare, oggi ha 3 Lauree. Dal 1992 al 1997, mentre è all’Asinara in regime di 41 bis, riprende gli studi e da autodidatta termina le scuole superiori. Nel 2005 consegue la prima Laurea in Scienze Giuridiche,  con una tesi in Sociologia del diritto dal titolo “Vivere l’ergastolo” , relatore Prof. Emilio Santoro.
Nel Maggio 2011 si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Perugia, con una tesi dal titolo “La ‘pena di morte viva’: ergastolo ostativo e profili di costituzionalità” ,
con relatore il Prof. Carlo Fiorio, docente di Diritto Processuale Penale, e Stefano Anastasia, ricercatore di Filosofia e Sociologia del Diritto e Presidente onorario dell’Associazione Antigone per la difesa dei diritti dei detenuti.

Il 16 Giugno 2016 si è laureato in Filosofia, con votazione 110 e lode, presso l'Università degli Studi di Padova, discutendo la tesi “Biografie devianti” relatrice Prof.ssa Francesca Vianello.

Promuove da anni una campagna contro il fine pena mai, per l’abolizione dell’ergastolo.

Chi volesse scrivergli può farlo attraverso questo indirizzo email: zannablumusumeci@libero.it

Bibliografia
Ha pubblicato nel 2010 il libro “Gli uomini ombra”,
nel 2012 “Undici ore d’amore di un uomo ombra”,  prefazione di Barbara Alberti,  e “Zanna Blu”, con prefazione di Margherita Hack, editi da Gabrielli Editori.

Nel 2013 pubblica “L’urlo di un uomo ombra”, Edizioni Smasher;

nel 2014 con Stampa Alternativa-Nuovi Equilibri, per la collana Millelire, “L’Assassino dei Sogni”, Lettere fra un filosofo e un ergastolano, di Carmelo Musumeci, Giuseppe Ferraro;

nel 2015 per Edizioni Erranti “Fuga dall’Assassino dei Sogni” di Alfredo Cosco e Carmelo Musumeci, con prefazione di Erri De Luca;

nel 2016 "Gli ergastolani senza scampo" Fenomenologia e criticità costituzionali dell'ergastolo ostativo di Carmelo Musumeci / Andrea Pugiotto, con prefazione di Gaetano Silvestri e un'appendice di Davide Galliani, Editoriale Scientifica;

nel marzo 2017  "Angelo SenzaDio" con CreateSpace Independent Publishing Platform, prefazione di Agnese Moro; nel novembre 2017 "La Belva della cella 154" sempre con CreateSpace by Amazon, prefazione di Alessandra Celletti;

nel 2018 "Nato colpevole" con CreateSpace Independent Publishing Platform, prefazione di Francesca Barca;

nel luglio 2019 "Illuminato Fichera - La libertà nell'era del carcere" di Carmelo Musumeci e Daniel Monni, prefazione di Luca Bresciani;

nel dicembre 2019 "Diventato colpevole - Il Signore delle bische" per IP e KDP di Amazon;

nel maggio 2020 "Sillabe di Vita" - di Sr Grazia Colombo, Silvia Giampà, Carmelo Musumeci - per IP e KDP di Amazon;    

nel giugno 2020 "Le vostre prigioni - vita da ergastolano ostativo"  per IP e KDP di Amazon;

nel novembre 2020 "Il buono e il cattivo", con prefazione di Nadia Bizzotto,  per IP e KDP di Amazon;

nel novembre 2021 "La vendetta dell'Acitano", con prefazione di Lino Lombardi, per IP e KDP di Amazon.