Mignano Monte Lungo - Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Campania

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Mignano Monte Lungo
Il Castrum Miniani è collocato su una piccola altura, ideale postazione per il controllo dei transiti sulla via Casilina (diretti verso la pianura campana), qui segnata da un passaggio stretto ed obbligato. Il ruolo strategico del castello è testimoniato fin dall’epoca normanna. Più volte dimora dei sovrani angioini ed aragonesi, divenne feudo dei Fieramosca, famiglia resa celebre da Ettore, protagonista della disfida di Barletta (1503).

Notizie storiche
Un primo documento che faccia riferimento ad un oppidum Miniani risale al 1034, mentre nel 1066 la corte di S. Felice di Mignano fu ceduta dall’abate Desiderio di Montecassino ai principi normanni di Capua. Il 25 luglio 1139, nel castello di Mignano, Papa Innocenzo II, sconfitto dalle truppe normanne, fu costretto a confermare Ruggero II rex Siciliae ducatus Apuliae et principatus Capuae. Sul finire del XII sec., feudatario di Mignano è Malgerio, conte di Alife, come si apprende dal Catalogus Baronum fatto redigere da Guglielmo II. Nel Mandatum pro reparatione castrorum imperialium (1231), unico fra i castelli del territorio, fu autorizzato  da Federico II all’auto-restauro. Re Carlo I d’Angiò vi dimorò più volte, dopo aver utilizzato il territorio come campo per le truppe prima della battaglia di Benevento del 1266. Fu quindi feudo, fra gli altri, dei Della Ratta e dei Marzano. Poi, dal 1496, appartenne a Rinaldo Fieramosca (che già lo presidiava nel 1486) e, quindi, del celebre figlio Ettore. Nel 1581, dopo alterne vicende, Mignano fu acquistata dai de Capua che la tennero fino al 1737.

Dati caratteristici
Sorte a breve distanza da un’areale utilizzato dall’età arcaica, fino all’alto medioevo, le primitive strutture del castello sfruttarono la naturale difesa offerta da una rupe di roccia piroclastica posta in prossimità di uno sdoppiamento del fiume Peccia. Tale formazione geologica è ancora oggi leggibile sul versante nord-occidentale quale sostruzione naturale delle murature. Parte cospicua delle strutture è poco indagabile, a causa dei gravissimi danni subiti, insieme al borgo, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il ruolo della fortezza, andrebbe letto nel contesto dell’intero impianto del castrum, della murazione e delle porte, di cui sopravvive solo quella occidentale, nota come Porta Fratte (con murature apparecchiate per “cantieri”, generalmente datate a partire dal XII secolo). È probabile che un primo nucleo del castello, avente una importante consistenza già in epoca sveva, abbia avuto varie gemmazioni, con l’aggiunta di ulteriori strutture difensive di epoca angioina, come le torri cilindriche del versante nord occidentale, rifunzionalizzate e potenziate in epoca aragonese e vicereale. Un possente ed alto volume, orientato in direzione est-ovest, destinato soprattutto alla residenza, potrebbe risultare come lo sviluppo di più antichi volumi della parte palaziale. Esso divide il versante settentrionale, prossimo allo spazio esterno e quindi con funzioni precipuamente deputate alla difesa (ove era presente anche un possente mastio cilindrico, oggi perduto), dall’ala meridionale, caratterizzata da ulteriori, più contenuti volumi e da un vasto cortile connesso, invece, al serrato sviluppo dell’antico abitato. Dopo un lungo periodo di decadenza, tra la fine del XIX e l’inizio del XX sec., il castello fu oggetto di vari interventi di ricostruzione “in stile”, piuttosto arbitrari e di complessa decifrazione.

Bibliografia
A. Panarello, Note e documenti per la storia feudale del  castello di Mignano Montelungo, in Idem (a cura di), Terra filiorum Pandulfi. IV,   Vairano Scalo (CE) 2005   
A. Panarello, Osservazioni e ipotesi strutturali sul castello di Mignano Montelungo, in Idem, Terra filiorum Pandulfi. V,   Vairano Scalo (CE) 2007
G. De Luca, S. Cifonelli, Mignano Monte Lungo. Dalle origini all’Unità d’Italia,  Marina di Minturno (LT) 2012.
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