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La Giornata mondiale del  libro, lo scatto bruciante delle carriole e le poesie dedicate il 25 aprile ai 9 Martiri aquilani

di Antonio Gasbarrini *

 

Il 23 aprile in tutto il mondo è stata celebrata la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’autore.

Domenica 18 aprile, le carriole, con cinque giorni di anticipo, erano state riempite con libri donati dall’Università e da altri privati, portati poi, dalla Villa Comunale nel tendone di Piazza Duomo. Qui veniva allestita una piccola, ma funzionale biblioteca. Il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazi-fascismo, il Popolo delle carriole ha mantenuto la sua promessa, festeggiando nell’omonima piazza i 9 Martiri aquilani, con fiori, palloncini e letture di poesie.

P. S. Non può non esser ricordata quella radiosa domenica del 18 aprile con le carriole strapiene di libri salvati dal sisma. Libri & Macerie. Macerie & Libri. Senza il rilancio, la rivitalizzazione di una cultura ghigliottinata dal terremoto, la città invisibile-morta-fantasma-spettro non avrà alcun futuro.

Per rimetterla su fisicamente ci vorrà qualche anno. Per riannodare lo spezzato filo conduttore della sua plurisecolare civiltà, molto di più.

Per queste ragioni i versi scritti nel 2001 da alcuni poeti aquilani (I Nove Martiri aquilani, a cura del Gruppo d’Arte “Saturnino Gatti”, Angelus Novus Edizioni), hanno riacquistato nuova linfa con l’inusuale reading di poesie, coordinato da Maria Silvia Reversi, tenuto nello stesso luogo della memoria devastata. Riconquistato palmo a palmo, dall’indomito Popolo delle carriole, nelle domeniche precedenti. Rianimato, quindi, da quei versi amari letti, con partecipata emozione, dagli autori presenti.

La storicizzante introduzione di Alvaro Iovannitti sull’eccidio del 23 settembre del 1943 e la chiusura della manifestazione con la lettura di alcuni brani tratti da La città futura di Antonio Gramsci (febbraio 1917) a cura di Antonella Cocciante di Animaimmersa, hanno fatto da apripista al corale “Bella ciao”.

Questo l’incipit gramsciano, più che attuale per i tantissimi aquilani “bellamente defilitasi” rispetto ad una tragedia immane soverchiante di gran lunga i loro miserrimi egoismi di bottega: «Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire esser partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non esser cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria., non è vita. Perciò odio gli indifferenti».

Personalmente non odio gli indifferenti: mi fanno solo pena. Molto meno di quelle secolari pietre di S. Pietro ammucchiate non solo dal terremoto, fotografate dall’autore un anno dopo il sisma (18 aprile 2010). Quanti “irresponsabili” istituzionali dovrebbero essere arrestati all’istante per la palese “omissione di soccorso”?  Le pietre della memoria civica non sono sassi, ma delicatissimi fiori profumati.

* Critico d’arte – Art Director del Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea Angelus Novus, fondato nel 1988 (L’Aquila, Via Sassa 15, ZONA ROSSA). Attualmente “naufrago” sulla costa teramana. antonio.gasbarrini@gmail.com