Cunardo

Cunardo Panorama

Situato ai piedi del monte Castelvecchio, a cavallo tra Valcuvia, Val Marchirolo, Valganna e Valtravaglia è attorniato da boschi cedui e attraversato nella sua parte meridionale dal torrente Margorabbia, che in località Ponte Nativo si inabissa e scorre sotterraneo sino a Ferrera, dando vita all'orrido di Cunardo.

Nel VI sec. a.C. in località Prà Donico presumibilmente esisteva un villaggio celta fortificato. D'altro canto l'etimologia stessa di Cunardo, dal celtico "Kun-ard", significa fortificazione posta in alto, punto d'incontro delle tre valli varesine Valcuvia, Valganna, Val Marchirolo.

n epoca romana, viene ricordato un fatto d'arme avvenuto nel IV sec durante le lotte tra Ariani e Cattolici: le legioni ariane ritiratesi da Milano e Varese si accamparono in Cunardo e posero l'assedio al Castrum, occupato da truppe fedeli a Sant'Ambrogio. Il fortilizio fu occupato e smantellato dagli ariani prima di proseguire per la Rezia.

Nell'VIII sec il castello fu ricostruito dai Longobardi a protezione della valle dalle invasioni dei Franchi. Posto a nord dell'abitato, sulla cresta rocciosa denominata "Monti di Castelvecchio" faceva parte di un sistema di torri e fortini edificati a protezione della "Via Mala", l'arteria commerciale che da Coira, attraverso il passo del S. Bernardino, scendeva a Bellinzona per poi raggiungere da Ponte Tresa Castelseprio e Angera.

In epoca tardo medievale Cunardo era compreso nel feudo di Valtravaglia, concesso al conte Franchino Rusca dal duca di Milano Filippo Maria Visconti, nel 1438. Nel 1583 il territorio passò alla famiglia Marliani.

Respinti gli attacchi ai tempi delle lotte tra Ottone I e Berengario, l'importanza del castello decadde sotto i Visconti e nel 1512 non resistette all'attacco delle truppe svizzere che lo distrussero. Le poche macerie rimaste vennero utilizzate nel 1760 dalla popolazione per ricavarne materiale da costruzione per la nuova chiesa parrocchiale.

Nel 1700 esistevano in Cunardo cinque mulini, ma solo il 'Mulino Vecchio' (ossia il mulino Rigamonti) è pervenuto pressoché intatto sino ai giorni nostri. Gli altri sono stati abbandonati o trasformati.

La produzione della ceramica risale a tempi antichi, se già in epoca romana esistevano delle fornaci per la produzione di vasellame. Venne comunque reintrodotta a Cunardo nei primi decenni del 1800 da Davide Adreani che intese così mettere in pratica le conoscenze di quest'arte apprese a Faenza. Rese famosi i suoi prodotti, piatti e vasi da farmacia, adottando una tipica colorazione blu (conosciuto come "blu di Cunardo") per abbellire con eleganti arabeschi di stile faentino la sua produzione. Alcuni pezzi decorati col "blu Cunardo", (colore di cui solo i maestri cunardesi conoscevano il segreto della produzione) sono ormai autentiche rarità e sono conservati al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza e al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Nel 1896 le fabbriche di ceramica a Cunardo risultavano essere quattro; oltre ad esse, vi erano svariate fornaci per laterizi e calcina. Delle molte fabbriche storiche di maioliche del Piambello, oggi ne sopravvive solo una, sorta sui resti di una fornace da calce ottocentesca, attiva fino agli anni '30. Dagli anni '60, la fornace IBIS diventa luogo di incontro per artisti di livello mondiale, desiderosi di cimentarsi con l'arte ceramica.

Nel 1901 entrò in funzione la centrale idroelettrica della Società Varesina per le Imprese Elettriche, il primo impianto per lo sfruttamento delle acque del Margorabbia allo scopo di produrre energia elettrica. In località Ponte Nativo venne realizzato uno sbarramento con paratie verticali di regolazione e il gruppo generatore installato a Ferrera.


Da vedere:

- la PREPOSITURALE DI SAN ABBONDIO, in stile tardo barocco, frutto del rifacimento dell'antica chiesa romanica (1752-60) della quale restano l'abside e il campanile. All'interno vi sono affreschi di Alessandro Valdani da Chiasso e un pregevole organo del 1833 costruito da Ferdinando Arioli e Giovanni Franzetti di Gemonio. Sotto il pavimento della chiesa nel 1980 sono stati rinvenuti frammenti di un pluteo marmoreo altomedioevale (VIII-IX sec.).

Cunardo sant'Abbondio

- la CHIESA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO del 1300. Sulla parete esterna del pronao è dipinto l'affresco della Madonna delle Grazie o delle Rose. L'opera, che raffigura la Vergine con in braccio il Bambino, fu eseguita dal professor Valli di Brebbia nel 1940.

Cunardo Beata Vergine del Rosario
Foto di Gabriele Lazzari

- il MULINO RIGAMONTI, ancora in perfette condizioni e funzionante, è posto lungo una roggia derivata dal torrente Margorabbia, subito dopo la restituzione del maglio Pavoni. Nell'aprile del 1787, Pasquale Ajmetti di Ganna 'ha investito, ed investisce a titolo di Livello perpetuo' Carlo Rigamonti, figlio del fu Gerolamo, abitante a Cunardo 'nominativamente di un molino da macina di tre mole, due di misture, altra di frumento, con altra piccola ruota per il Buratto, come pure del torchio d'oglio annesso di due altre mole, e casa annesa.'

Nel 1891 nacque la 'Fratelli Rigamonti - Oleificio e Molino' che proseguirà nella sua attività sino ai giorni nostri. Il mulino è tutt'oggi proprietà della famiglia Rigamonti che produce e vende farina integrale, crusca, farina da polenta, fine e grossa.

Nel 2010 il Mulino Rigamonti è stato riconosciuto dalla Regione Lombardia "negozio di storica attività".

Cunardo Molino Rigamonti

- la CERAMICA IBIS dei fratelli Robustelli con la collezione dei “piatti d’artisti” eseguiti da personaggi illustri della seconda metà del Novecento.
Nel 1951 la famiglia Robustelli fonda la Ceramica Ibis all'interno delle vecchie fornaci dove un tempo veniva prodotta  la calce viva (da qui il nome di "Fornaci Ibis"). Dagli anni '60  il laboratorio dei Robustelli inizia ad ospitare artisti di livello mondiale come Frattini, Ortelli, Fontana, Guttuso, Baj, Yamagata, Nes Lerpa, Schumacher. Anche Piero Chiara veniva a dilettarsi alle Fornaci, tanto da aver lasciato una collezione di piatti, dipinti di sua mano e destinati a essere riprodotti sulle copertine di alcuni suoi romanzi.

Cunardo Piatti Piero Chiara
Cunardo Ceramica

Nel 2014 Giorgio Robustelli ha creato l'associazione "Amici delle Fornaci Ibis" per il rilancio culturale di questo luogo suggestivo e la sua trasformazione in un museo all'aperto con iniziative non solo incentrate sull'arte ceramica ma che spaziano in altre forme di espressione.

- in località Fornaci, i resti della vecchia fornace per la produzione di calce e laterizi

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Cunardo Fornaci
Foto di Cristina Giuliani

Cunardo Fornaci
Foto di Cristina Giuliani

- l' efficientissima e moderna pista di sci di fondo "Sole e Neve", aperta anche in notturna, gestita dallo Sci Club Cunardo che organizza corsi ad ogni livello. Nella stagione estiva, la Baita del Fondista è sede di numerose manifestazioni ed eventi, attrezzata di efficienti cucine, centinaia di posti a sedere e con un grande palco adatto ad ogni tipo di esibizione

- l'ORRIDO DI CUNARDO, un complesso carsico costituito da un labirinto di gallerie e grotte unite tra di loro da sifoni, scavate dalle acque del torrente Margorabbia, che in prossimità del salto tra Cunardo e Ferrera, ha traforato le rocce, formando queste caverne che si susseguono per circa mezzo chilometro dando vita ad un fenomeno carsico sotterraneo che rappresenta una vera rarità nell'Italia settentrionale nonché l'unico esempio in Lombardia di traforo naturale di un corso d'acqua quasi totalmente superficiale. Il complesso è costituito dalla Grotta del Ponte Nativo e l'Antro dei morti.

Cunardo Antro dei morti
Antro dei Morti


Curiosità, tradizioni, leggende e ... un po' di storia

 

- da Progetto CIVITA - Le istituzioni storiche del territorio lombardo - Regione Lombardia alcune notizie storiche sul comune di Cunardo

 

La Chiesa della Beata Vergine del Rosario
In mezzo tra le montagne di San Martino
San Michele e Sant'Antonio