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[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 158 / FEBBRAIO 2021 (CLXXXIX)


antica

LEPTIS MAGNA

L’ARCO QUADRIFRONTE DEI SEVERI

di Eleonora Cossu

 

In Libia, poco fuori la città di Al-Khums, si estende il sito di Leptis Magna, una delle più antiche colonie fenicie dell’Africa e patria dell’imperatore Settimio Severo (193-211 d.C.). A sudovest di Leptis Magna, all’incrocio di due importanti assi viari, la grande strada litoranea che collegava Oea (odierna Tripoli) alla Cirenaica e all’Egitto, e quella che dalla città si spinge all’interno della regione, sorge l’arco quadrifronte dei Severi.

 

 

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Fronte sudovest dell’arco quadrifronte

 

A partire dal XVIII secolo le antichità di Leptis Magna sono state descritte dai viaggiatori che si sono avventurati sulle coste dell’Africa del nord. In una relazione di viaggio del giugno del 1806 viene menzionato il monumento, riconoscibile come arco trionfale anche se molto deteriorato: gli unici resti che allora emergevano dalla sabbia erano due piloni collegati a un’arcata, quella di sud-ovest.

 

I primi lavori di ricostruzione iniziarono nel 1915 sotto la direzione di Pietro Romanelli e terminarono, dopo molte campagne di scavo, nel 2004 con non pochi problemi per gli studiosi che si sono succeduti riguardo la corretta collocazione dei vari fregi e dei timpani spezzati delle facciate.

 

L’imponente arco ha pianta quadrata, con un lato di 14 m circa e si imposta su un basamento sollevato dal piano stradale per mezzo di tre gradini. Il nucleo è costituito da blocchi in calcare grigio locale ed è rivestito da marmo proconnesio.

 

2

Fronti sudest e nordest dell’arco quadrifronte

 

I quattro fornici hanno larghezze differenti: i maggiori, quelli di nordest e sudovest, hanno una luce di m. 5,40, gli altri due di m. 5,20. Su tutte le facciate dell’arco troviamo, ai lati, paraste angolari con capitelli corinzi, decorate con tralci di vite che partono da crateri. Seguono i trofei, ai piedi dei quali sono legati i prigionieri con abbigliamento tipico orientale.

 

Sui capitelli corinzi delle paraste si imposta l’archivolto, con una triplice fascia liscia decorata con perline, esternamente ornata da una cornice aggettante a doppia foglia d’acanto. L’estradosso è occupato da Vittorie alate che sorreggono la palma e la corona.

 

L’architrave è decorato con tre cornici piatte. Sopra la cornice modanata è collocato il fregio con girali d’acanto. Al di sopra dei capitelli delle paraste angolari si imposta l’architrave maggiore, a tre fasce lisce, che si interrompe poco prima del sottostante fregio.

 

Sulla fronte nord-ovest questo campo è occupato da una lastra recante l’iscrizione incompleta: “DIVO AV DIVAE” certamente non ascrivibile al tetrapilo; a complicare l’ipotesi di appartenenza della lastra all’arco, fra l’altro, va ricordata una non indifferente discrepanza cronologica fra questa e il monumento stesso, comportata dal fatto che la coppia di imperatori, nell’iscrizione già divi, daterebbe il quadrifronte almeno al 218 d.C., mentre lo studio dei ritratti imperiali lo fissa in una cronologia compresa tra il 206 e il 209 d.C.

 

Proseguendo con la descrizione troviamo un fregio continuo a cespi d’acanto con aquile nel mezzo. Seguono in alto quattro cornici modanate aggettanti con diverse decorazioni. L’arco termina con un attico, sul quale sono posti grandi pannelli composti da più lastre alte mediamente m. 1,72, con rilievi celebrativi.

 

A inquadrare i fornici dell’arco si leva su ogni fronte, in avancorpo, una coppia di colonne scanalate con capitelli corinzi che poggiano su plinti marmorei. Sopra l’architrave aggettante troviamo due mensoloni, anch’essi aggettanti, decorati con un fregio a girali d’acanto rifinito con palmette e con quattro cornici, che sostengono elementi architettonici affini a timpani spezzati rivolti verso l’interno della facciata.

 

La parte più interessante del monumento è quella composta dai rilievi dell’attico: il fregio di nord-ovest raffigura un corteo trionfale con i personaggi disposti su due piani. Il fulcro della composizione è rappresentato dalla quadriga imperiale, sulla quale sono raffigurati Settimio Severo con i figli Caracalla e Geta.

 

Sullo sfondo, spicca un edificio a tre piani con grandi finestroni ad arco che rimanderebbe alla tipologia architettonica delle torri mesopotamiche, alludendo quindi alle campagne orientali di Settimio Severo con le due guerre partiche combattute fra 194 e 198 d.C.

 

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Lastre con corteo trionfale

 

Anche nel fregio di sudest, molto lacunoso, è raffigurato un corteo trionfale: al centro rimane parte di una quadriga, preceduta da un gruppo di divinità fra cui Ercole, Roma o Virtus, Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, seguita sullo sfondo da una Vittoria in volo.

 

Il fregio della fronte nord-est presenta un sacrificio solenne con trentasette personaggi e due tori condotti al sacrificio. Lungo la raffigurazione si riconosce Settimio Severo, di cui rimane solo la parte inferiore. In secondo piano, seduta, in posizione più elevata rispetto agli altri personaggi compare una divinità che impugna uno scettro, è Giunone. In piedi, davanti a lei, è ritratta Giulia Domna, la quale stringe, con la mano sinistra, un piccolo vaso colmo di frutta.

 

Nel fregio di sudovest è rappresentata invece la Concordia Augustorum: l’attenzione si concentra sui due personaggi centrali raffigurati nell’atto di stringersi la mano. Col capo scoperto e togato Settimio Severo, con il lituo nella mano sinistra, si accinge a stringere la mano di un giovane, di profilo, imberbe e a capo scoperto, identificabile in Caracalla, futuro imperatore. È presente anche Geta, posto quasi frontalmente. Dietro Caracalla troviamo Giulia Domna a capo scoperto, riconoscibile dalla caratteristica acconciatura, che osserva la scena.

 

In secondo piano, dietro ogni membro della famiglia imperiale sono raffigurate le divinità protettrici della domus divina: Minerva, con scudo e doppia lancia, mentre alle spalle di Caracalla si profila Ercole, con clava e leontea. Dietro Geta abbiamo la Tyche con cornucopia e a destra di Settimio Severo sta Liber nudo.

 

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Fregio con Concordia Augustorum

 

All’interno dell’arco quadrifronte è visibile la cupola con lacunari ornati di rosoni, mentre agli angoli sono collocati rilievi con aquile ad ali spiegate con le zampe poggiate su un globo al di sopra di un cespo d’acanto. Le due facce interne di ogni pilone presentano lastre con i rilievi “minori”: a oggi si conservano ventiquattro scene, poche delle quali complete, con figure di divinità, immagini a carattere religioso e militare, queste ultime identificabili verosimilmente con le campagne orientali dell’imperatore.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

A. Di Vita, Leptis Magna. Tetrapilo dei Severi: dal rudere alla restituzione in L’Africa Romana. Atti del XVI convegno di studio, Rabat (2004), XVI, 2006, pp. 2305-2312.

J.B. Ward Perkins, The Arch of Septimius Severus at Lepcis Magna in Archaeology, IV, 1951, pp. 226-231.

V.M. Strocka, Beobachtungen an den Attikareliefs des severischen Quadrifrons von Lepcis Magna in AntAfr, VI, 1972, pp. 147-172.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]