2001: Odissea nello spazio, l'Uomo e la nascita dell’Ego

La pellicola di Stanley Kubrick narra una delle fasi più importanti dell’evoluzione della mente umana.

2001: Odissea nello spazio, l'Uomo e la nascita dell’Ego Nel seguente articolo analizzeremo il primo capitolo del film 2001: Odissea nello Spazio, evidenziando come la pellicola narri una delle fasi più importanti dell’evoluzione della mente umana.

Il film è diviso in quattro parti, o capitoli, così come quattro sono nell’alchimia le fasi di trasformazione che l’Uomo attraversa per realizzare l’Opus magnum (la Grande Opera). L’intera opera ha infatti proprio questo come tema principale: il cambiamento, l’evoluzione.

Nelle battute d’apertura, vediamo un allineamento astrologico Sole-Terra-Luna, ovvero un’eclissi. L’eclissi rappresenta il buio, la materia rozza, l’ignoranza, la notte. Il punto di partenza. Il nero-nigredo alchemico.

La musica che accompagna questa prima scena è Also Sprach Zarathustra di Richard Strauss, chiaro richiamo a Friedrich Nietzsche, autore dell’omonima opera filosofica. Una delle preoccupazioni principali del filosofo tedesco era per l’appunto l’evoluzione dell’essere umano verso la meta dell’Oltreuomo, l’Übermensch, un essere umano eticamente superiore alla massa e quindi capace di realizzare la propria individualità. Ed è proprio questo il percorso che l’Uomo si accinge a prendere, quello della differenziazione che, paradossalmente, all’ultimo lo porterà a scoprirsi parte del Tutto.

Alla fase introduttiva, segue il primo capitolo: The dawn of man (L’alba dell’Uomo).

L’essere umano vive in un mondo selvaggio. Deve competere con gli altri predatori per procurarsi il cibo. Non solo, ma spesso si trova coinvolto in lotte con membri della propria specie. L’unica sua preoccupazione è la sopravvivenza.

2001: Odissea nello Spazio, le scimmie si svegliano


La scimmia, che in futuro diventerà umana, apre gli occhi, emergendo lentamente dal sonno, dalla notte, dall’oblio della coscienza. Quello a cui assisteremo sarà l’emergere dell’Ego, il principio dell’individualizzazione dell’essere umano.

In altre parole, fino a questo punto l’uomo non è ancora cosciente di essere un individuo. Interagisce col mondo tramite l’istinto. Non esprime alcuna forza creativa. Si limita a reagire agli stimoli che si presentano nell’ambiente che lo circonda. È un effetto, ma non una causa. Esiste, ma non sa di esistere. L’evoluzione dell’Uomo così come quella personale di ognuno di noi qui vanno a braccetto.

Si potrebbe anche dire, infatti, che questa fase dell’evoluzione umana equivale a quella del bambino, che non ha ancora sviluppato a pieno il proprio senso dell’Io. Ma le cose sono destinate a cambiare.

2001: Odissea nello Spazio, il monolito nero


Entra ora in scena il Monolito Nero, che nel film rappresenterà sempre il momento decisivo in cui l’Uomo fa un passo evolutivo in avanti.

L’inquadratura ci permette, però, di capire come il monolito sia in realtà un’anticipazione del destino dell’essere umano. Il monolito diventa infatti, per un breve istante, una piramide con in cima il sole, ovvero l’Occhio onnisciente di Dio, simbolo delle facoltà logiche, della ragione.

Il sole illumina, porta la luce laddove prima regnava il buio, l’ignoranza. La scena è accompagnata dal brano musicale di Gyorgy Ligeti: Lux aeterna (Luce eterna).

Il sole, principio maschile del Logos, appare insieme alla lama distesa della luna, principio femminile. L’unione degli opposti – nel discorso esoterico così come in quello psicoanalitico di Carl Gustav Jung – indica la realizzazione del potenziale umano, il destino dell’umanità.

2001: Odissea nello Spazio, il monolito e il sole


Di nuovo vediamo un allineamento astrologico, così come nelle battute d’apertura. Il messaggio del regista Stanley Kubrick (Shining) è lo stesso della tradizione ermetica, riassumibile nella frase: come sopra, così sotto. L’universo (il macrocosmo, "ciò che è sopra") e l’essere umano (il microcosmo, "ciò che è sotto") si specchiano a vicenda, sono legati l’uno all’altro, indissolubilmente.

Come articolato da Max Heindel nella sua opera La Cosmogonia dei Rosacroce, secondo la tradizione esoterica questa unione del Tutto è presente al principio e sarà il culmine evolutivo nel futuro, ma non prima che l’essere umano apprenda il proprio potenziale attraverso l’esperienza, diventando indipendente.

L’indipendenza può essere raggiunta solo passando da una fase in cui il suo essere è separato dal Tutto. Questa separazione avviene con la nascita delle facoltà logiche. Come scrisse Anassagora (499-428 a.C.):
«Tutte le cose erano insieme; poi venne la mente e le dispose in ordine.»

Così ciò che osserviamo nel primo capitolo del film è il momento di distacco, quello in cui la scimmia-uomo prende la strada opposta, separandosi dal macrocosmo, diventando cosciente di essere individuo.
La scimmia leader del clan è nervosa. Presto anche gli altri membri del branco, svegliati dalle urla del leader, iniziano ad agitarsi. È un momento saturo di inquietudine, incertezza, in quanto l’essere umano sta muovendo i primi passi in una Terra Incognita, che non è però un territorio materiale, bensì un nuovo stato d’essere della coscienza: l’Ego.

Dopo un momento d’esitazione, il leader trova il coraggio di toccare il monolito. Questo momento, sottolineato dalla musica sempre più intensa, è importante, quasi sacro.
Qualcosa è cambiato, per sempre.

2001: Odissea nello Spazio, l'osso usato come arma


Nelle scene che seguono, il leader del clan, giocando con una carcassa di animale, si rende conto che l’osso può essere usato come arma. Con la nascita dell’Ego, ovvero la consapevolezza di essere individuo, arriva anche la conoscenza, una lama a doppio taglio. Se da una parte l’arma permette al suo clan di prevalere, dall’altra abbiamo l’entrata in gioco della violenza e della sofferenza.

Il primo grande passo, comunque, è stato fatto.
Vediamo così che l’osso, tirato in alto, si trasforma nei fotogrammi successivi in un’astronave, scaraventandoci nel futuro...


2001: Odissea nello spazio, l'Uomo e la nascita dell’Ego
Articolo scritto da da: Matteo Servili
Pubblicato il 17/02/2013

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