Il fascino infernale dell’Italiano medio

Andy W. ritorna con una revisione accaldata del “Italiano medio” di Maccio Capatonda

By Andy W.

Agosto è un mese infernale per definizione, e una città tipo Milano può piacere solo agli incorreggibili amanti delle infinite sfumature di caldo. Io non sono tra questi, ma non posso andarmene. Dovrei. La gente sta al mare, nutre gli occhi dell’azzurro, blu, smeraldo, turchese, acquamarina. Il popolo galoppa per le colline, respira pini, rosmarino, menta, lavanda, mirto, dragoncello. Invece io… sto cercando una combinazione dei psicofarmaci mirata ad abbassare la sensibilità dei termorecettori periferici e il loro legame con quelli ipotalamici. Vi aggiorno a breve. Nel frattempo non esco di casa. Perché va bene eliminare il dispiacere che mi provoca la sensazione del cervello sciolto nella calotta cranica, ma anche crepare di caldo perché brucio e non lo sento, direi di no.

Queste sono le condizioni nelle quali mi sono fatta trovare ieri da Ascanio, un vecchio contatto di… insomma, mi ha chiamato dal nulla, ha attaccato con l’eclisse rossa della crisi nucleare vista dai finestrini chiusi guidati dagli italiani affogati nel traffico verso la democrazia sinistra, per concludere con una semplice e diretta “ti va una scopata? Sono qui in bici, se vuoi tra dieci minuti sono da te.”
Sinceramente, non mi andava di scopare, ma non potevo rovinarmi la reputazione. Inoltre non riuscivo più a ricordare chi fosse l’ultimo essere umano che ho visto dal vivo, a parte gli uomini della consegna spesa a domicilio. In quest’ottica era logico pensare che mi fosse stato mandato dal cielo. L’avevo dimenticato che Ascanio ama veramente. E' uno di quei personaggi che sta con te tre ore all’anno, ma in quelle ore ti tratta come se fossi la tris cognata della regina Elisabetta. Insomma, una birra tira altra, lui non ha fretta, e finiamo a guardare “Italiano medio” di Maccio Capatonda, perché adoro Maccio ma il suo unico lungometraggio uscito anni fa non l’ho ancora visto. E questa mia coerenza vi è già nota.

Questa versione così italiana e così oggigiorno del dottor Jekyll sommerso nella spazzatura e del mister Hyde che ha ammazzato solo un topo, ma quanta (!) quanta (!) crudeltà e compassione immediata da parte di tutti gli spettatori per il povero topo che ha rinunciato a mangiare il formaggio per il bene di questo paese. E Rita Levati Mocassini, bio parco in via Cemento, Roberto Salviamolo, MasterVip, e la parmigiana potenziata della mamma con le melanzane grasse prosciuttino-provola-affumicata-mozzarella-pezzettini-di-uova-polpettine-frittatine, la pacifista violenta “Firma o ti ammazzo!”, la temperatura alla prossima fermata sarà circa venti gradi centimetri, Kyoto fisso.

Lo venero, ma purtroppo “La villa di lato” che per me rimane un capolavoro colossale non ha avuto lo stesso successo tra il resto del mondo, e quindi avendo consumato le frequenze youtubistiche della scarsa decina delle puntate al più non posso mi sono dispersa come al solito. Ricordo che il film lo aspettavo con un’ansia ingestibile. Era talmente un chiodo fisso, che una sera in metro, Maccio si è materializzato in carne ed ossa, con un cappellino grigio, seduto vicino la porta con un libro in mano che gli copriva quasi integralmente la faccia, e lì che mi sono detta: “Anvedi che dio forse esiste veramente!” Il film non sono andata vederlo, perché tutti ne erano delusi, e ho avuto paura di perdere un mito. Ma Ascanio, che ama veramente, me l’ha imposto, ed ha avuto ragione.

Dalle prime inquadrature ho capito che la sceneggiatura era il top, invece la regia, e purtroppo anche Maccio nel ruolo di protagonista non lo erano. Per giunta il suo personaggio perbenista non mi convinceva per nulla. Fino all’arrivo della pillola andavo avanti solo grazie a qualche soffocata risatina in dono ad una delle sue gag nerdistiche. Per fortuna, grazie al ex deus macchina Giulio Verme prende la droga, e da allora tutto inizia ad avere un senso scintillante. Questa versione così italiana e così oggigiorno del dottor Jekyll sommerso nella spazzatura e del mister Hyde che ha ammazzato solo un topo, ma quanta (!) quanta (!) crudeltà e compassione immediata da parte di tutti gli spettatori per il povero topo che ha rinunciato a mangiare il formaggio per il bene di questo paese. E Rita Levati Mocassini, bio parco in via Cemento, Roberto Salviamolo, MasterVip, e la parmigiana potenziata della mamma con le melanzane grasse prosciuttino-provola-affumicata-mozzarella-pezzettini-di-uova-polpettine-frittatine, la pacifista violenta “Firma o ti ammazzo!”, la temperatura alla prossima fermata sarà circa venti gradi centimetri, Kyoto fisso. E quando Ascanio alla fine della visione mi ha inchiodato al divano sussurrandomi nell’orecchio “Ciao, sono Giulio Verme, sono un tipo solarium, mi piace divertirmi, odio l’ipocrità e i peli sulla l’inguine…” l’ho amato, l’ho amato veramente tanto anche io.
La mattina mi sono svegliata sola con l’aria condizionata accesa. Capisco che si può essere vegani e mangiare il porco fritto, che si può condurre una vita sana e drogarsi molto, ma nei film. Forse come Giulio mi sono sognata tutto, ma la foto di Ascanio su Facebook dove indossava gli stessi pantaloncini di ieri mi ha convinto del contrario. Ve la allego. Io vado in cucina a sniffarmi un po’ di timo scaduto della “cannamela”, vediamo se mi farà venire la voglia di uscire da Milano.