MISTERI DOLOROSI
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Martedì e Venerdì
Nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. |
Sono i misteri: della solitudine, della persecuzione,
della calunnia, dell'abbandono e del tradimento, del dolore e della morte,
sofferti da Gesù per la nostra salvezza. Nel primo mistero doloroso si contempla:
"Nell'orto degli ulivi Gesù è agonizzante ma accetta la volontà del
Padre".
Anche in quella
circostanza, che si allontanasse, con i tre Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni,
non risultava del tutto nuovo. Non erano stati col Maestro anche sul monte
Tabor? (Mc.9,2; Lc.9,28). Ma non era tutto, pur
nell'atmosfera solenne del momento, qualcosa d'antico serpeggiava nei loro
cuori. Gesù aveva detto: "Uno di voi mi tradirà" (Gv.13,21).
Proprio in quell'istante Giuda, quello che teneva la borsa, uscì
(Gv.13,29-30). Alle rimostranze di Pietro, gli disse: "Proprio tu, oggi,
in questa notte, prima che il gallo abbia cantato tre volte, mi rinnegherai
tre volte" (Mc.14,30); e quando Pietro lo scongiurò, Gesù aveva
aggiunto: "Ecco, Satana ha chiesto che gli foste consegnati, per
vagliarvi, come il grano. Ma io ho pregato per te affinché la tua fede non
venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli"
(Lu.22,31-32). L'interno di questo
Santuario dell'orto degli ulivi è avvolto in un manto di mistica penombra che
prelude e predispone al gran mistero della Croce. Addossandosi il peccato dell'uomo, ne porta gli effetti in tutta la formidabile interezza. La giustizia divina splende nel buio di quella notte, la Redenzione umana desidera un sacrificio senza pari e senza nome. Ma nell'orto degli ulivi in quella notte nasce il principio della gran tragedia, infatti sono le prime angosce della santa e amara passione…La porta del Santuario del Ghetsemani è dunque aperta dal mistero del Tristis est anima mea…La navata orizzontale della Sua umanità s'incrocia con quella verticale della Sua divinità e forma una Croce. Ave crux spes unica! Sì, unica nostra
speranza, oh Croce sublime, noi ti salutiamo, inneggiamo a te, preferendo
tacere dinanzi al mistero che vide l'Amore inchiodato sul tuo legno. Facciamo silenzio fratelli e sorelle, non lasciamo
cadere invano le gocce di quel sangue divino…Chi le raccoglierà? Forse io?
Forse tu? Forse noi insieme? MULIER ECCE FILIUS TUUS, ECCE MATER TUA! "Figlio del mio sangue, d'ora in poi i tuoi figli
saranno figli della mia maternità immortale". Fratelli e sorelle, siamo
vigilanti e forti nelle tentazioni invocando l'aiuto del Signore.
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Nel secondo mistero doloroso si contempla:
" Gesù è flagellato".
A questo punto Pilato
rientrò nel palazzo, chiamò Gesù e gli chiese: "Sei tu, il re dei
giudei?" Fratelli e sorelle, la
verità è una realtà: è il Regno di Cristo, è la dignità dell'uomo, è essere
figlio di Dio e fratello di Gesù. La verità possiede una sua dimensione
sociale e pubblica: non si deve mai negare all'uomo il diritto alla verità.
Dobbiamo avere la forza di manifestarla di fronte al mondo contemporaneo così
complesso e, a volte, così indifferente. Gesù è la nostra pace,
lo shalom ebraico, che significa pienezza d'ogni bene. Credere nell'amore,
testimoniare l'amore perché la sua potenza è l'estrema debolezza del Verbo
incarnato nella grotta di Betlemme e che ha accettato la Croce. Fratelli e sorelle,
rispettiamo la santità del nostro corpo, con purezza di pensieri e
comportamento. Rispettiamo il nostro corpo come capolavoro della creazione.
Dio Padre ce l'ha dato per il lavoro, per il servizio ai fratelli e per la
partecipazione al sacrificio di Gesù, ma il "divismo" fa del corpo
un idolo: adora la bellezza delle dive e la forza degli atleti; l'edonismo,
poi, glorifica i più innominabili disordini morali. Oremus:
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Nel terzo mistero doloroso si contempla:
" Gesù è coronato di spine, insultato e percosso".
Fratelli e sorelle, se
grandi sono stati i patimenti, le sofferenze di Gesù in quelle tragiche ore,
più grandi e sconcertanti sono state le umiliazioni che egli ha accettato con
"cuore mite ed umile". Della massa di persone
riunitasi nella piazza antistante il palazzo di Pilato, nessuno cade in
ginocchio, stavolta nemmeno per deriderlo. Coloro che dovevano testimoniare
con coraggio e senza vergogna la fede in lui, i beneficiari delle guarigioni,
sono tutti scomparsi, impauriti. Gesù è abbandonato tra
quella folla, quasi che si trovasse in un deserto ostile. Anche noi cristiani
oggi ci troviamo in un deserto ostile. Anche noi siamo servi del nostro
orgoglio, ci ribelliamo ad ogni minima contrarietà; non vogliamo riconoscere
le nostre colpe e i nostri limiti, anzi, pretendiamo primeggiare e dominare,
pur sapendo che la superbia è stata ed è la fonte principale dei più grandi
mali dell'umanità: discordie, guerre, tirannie, terrorismo, consumismo e
ingiustizie. Anche la nostra società
attuale ha i suoi sacerdoti, basta pensare per un attimo ai mass-media
(giornali e televisione), tutti concordi nel cercare d'isolare, abbattere con
la propria efficienza atea il cristianesimo, affermando il primato della
ragione e che, in ultima analisi, i Vangeli sono solo favole per i beoti (gli
sconfitti della società dell'apparire, del successo, del denaro, del sesso),
e che in fin dei conti Gesù era un buon ebreo. Già, infatti lo hanno affisso
ad una croce. Noi cristiani, se veri
discepoli di Cristo, vivendo profondamente nel cuore di Dio Padre, dobbiamo
lottare contro il male (con la forza dell'amore) che si presenta sotto forma
di tutti gli idoli suscitati dalla civiltà dell'esteriorità. Spezziamo le
pareti di ghiaccio dei cuori, muri invisibili edificati con i mattoni
dell'ingiustizia, del pregiudizio, dell'indifferenza, del materialismo, muri
che contribuiamo giorno dopo giorno ad erigere con quel senso comune
d'appartenenza inoffensivo e d'apatia che etichetta, generalizza, crea
diffidenza.
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Nel quarto mistero doloroso si contempla:
" Gesù, condannato a morte, porta la croce al calvario"
Il pretore romano, di
fronte al mistero di Gesù, con un gesto ebraico, per essere bene inteso, si
lava le mani: cioè cerca di stare in disparte, alla finestra; ci sono anche
dei cristiani, oggi, che si defilano, che riducono tutto alla loro maniera
personale di credere, scordando il volto di Gesù, senza impegnarsi in questa
società ormai in gran parte pagana in cui il cristianesimo è distorto e la
Chiesa di Cristo accusata d'essere nemica della libertà dell'uomo. La dignità dell'uomo è sopraffatta, gettata a terra, umiliata
in tanti modi: aborti, prostituzione, pornografia, ricerca di sensazioni
insolite, esperimenti biologici atroci e aberranti. Ogni nostro peccato è
in relazione stretta e misteriosa con la passione di Gesù. La perdita del
senso del peccato, oggi tanto generalizzata, è una forma di negazione di Dio.
Ecco perché ristabilire il giusto senso del peccato è il primo modo di
affrontare la grave crisi spirituale che ha colpito l'uomo: ira, invidia,
sensualità fine a se stessa, pratiche di pietà fatte per abitudine,
leggerezza nei giudizi, piacere nelle mormorazioni, mancanza di perdono, poco
amore….Nessuno di noi quando è provato dal dolore può affermare di non
ritrovare se stesso nella sofferenza di Gesù. Infatti, lui stesso ha
voluto condividere la nostra condizione esistenziale per trasformarla
interiormente, dalla via dolorosa che conduce al calvario.
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Nel quinto mistero doloroso si contempla:
" Gesù muore sulla croce per la salvezza di tutti".
Anche il suo volto
perse, ad un certo punto, la sua bellezza esteriore nella sofferenza, ma
internamente, Egli era nella pace, dal momento che compiva la volontà del
Padre. Possiamo anche supporre che, nel profondo della sua anima, fosse
soddisfatto, poiché lui il Figlio unigenito era arrivato, con piena libertà e
accettazione all'ora del Suo sacrificio, un atto d'amore per il Padre e per
gli uomini, un atto d'amore senza precedenti per il riscatto dell'umanità. Da quella cattedra ci
lasciò il suo testamento: Fratelli e sorelle, la
morte di Gesù ha un solo motivo: l'amore infinito per ognuno di noi. Ciascuno
può ripetere con San Paolo: "Mi ha amato e ha dato se stesso per
me" (Gal.2,20). Ma dovremmo anche ripetere: "Per me il vivere è
Cristo e il morire un guadagno" (Fil.1,21).
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