Il mare nero


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Va verso la costa della Louisiana l’ondata di petrolio sversato nel Golfo del Messico dopo l’esplosione e l’affondamento della piattaforma Deepwater Horizon.Il disastro ambientale potrebbe essere “peggio della Haven”.


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Il mare nero

La macchia nera di petrolio, fuoriuscita da un pozzo sottomarino dopo l'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon, arriverà probabilmente sabato a lambire le coste della Lousiana. Inutili i tentativi per il suo contenimento: la macchia, che intanto si è ulteriormente allargata fino a 130 chilometri nel punto più esteso, si trova ormai a 60 km a sud est dalle coste della Louisiana.

Si tenta l'impossibile
Una gigantesca cupola sotterranea, una sorta di enorme cappuccio rigido per intrappolare il greggio e quindi pomparlo in superficie. E' questo il piano alternativo che gli ingegneri della Bp stanno studiando nel golfo del Messico per arginare la marea nera.

La soluzione scelta finora, apparentemente senza successo, è l'impiego di quattro robot automatici per chiudere la valvola del pozzo, che continua a sputare greggio in mare. La macchia di petrolio ha superato una superficie di 2mila km quadrati circa, quasi il doppio della superficie del comune di Roma, ed il greggio continua a fuoriuscire.

Disastro umano e ambientale
Familiari delle vittime dell'incidente sulla piattaforma, di proprietà della TransOcean, denunciano presunte violazione di regole di sicurezza. La piattaforma petrolifera Deeepwater Horizon, al largo del Golfo del Messico, è esplosa la scorsa settimana uccidendo 11 operai i cui corpi non sono stati recuperati.

La vedova di un operaio disperso nell'incidente ha fatto causa alla Bp, alla società di trivellazione svizzera TransOcean e alla Halliburton per "violazioni di numerose norme sulla sicurezza del lavoro" emesse dall'Occupational Safety e dalla Guardia Costiera.

Nathalie Rotho, il cui marito Steve è stato proiettato in mare dalla forza dell'esplosione, sostiene nell'azione legale che Bp e TransOcean non hanno dotato la piattaforma di un equipaggio competente e hanno creato un luogo di lavoro poco sicuro.

L'ombra di Halliburton
Nella denuncia presentata presso il tribunale distrettuale della Eastern District viene citato anche il gigante dell'energia Halliburton che poco prima dell'esplosione aveva fatto lavori di cementificazione del pozzo petrolifero. Secondo l'azione legale "questi lavori sarebbero stati fatti con negligenza e potrebbero essere stati all'origine dell'esplosione".

Halliburton, il gigante texano dei servizi petroliferi, è diventato durante gli anni dell'amministrazione Bush uno dei principali contractor del governo nelle operazioni in Iraq e Afghanistan.

Peggio della Haven
"Potrebbe essere un disastro superiore anche a quello della Haven, la petroliera con bandiera cipriota affondata nel 1991 al largo di Genova e che segna ancora il nefasto record degli sversamenti del Mediterraneo". E' l'opinione di Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace, sull'affondamento della petroliera nel Golfo del Messico.

"Solo tra qualche mese, quando la conduttura sarà chiusa – aggiunge Giannì – si saprà quanto petrolio sarà stato sversato nel Golfo del Messico".

La classifica dei disastri
Nella classifica ufficiale degli sversamenti di idrocarburi da navi cisterna – ricorda l'associazione – la Haven è al quinto posto, subito dopo la Amoco Cadiz, affondata nel 1978 in Bretagna.

Secondo Giannì, "il disastro della Deepwater Horizon, il massimo della tecnologia delle esplorazioni petrolifere, ha smascherato i rischi nei mari italiani, oggetto sempre più spesso di permessi di ricerca offshore".

"Decenni di maree nere non ci hanno insegnato niente: in Italia, il Governo continua a rilasciare autorizzazioni a valanga, soprattutto in Adriatico e, da ultimo, anche al largo delle Isole Tremiti – denuncia Giannì – ormai è tempo di dedicarsi davvero alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica. Così, invece di uccidere i lavoratori, potremmo creare migliaia di posti di lavoro".

Fonte: Rainews 24

27 aprile 2010

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