Splendida e affascinante Villa Gromo di Ternengo sorge nel centro storico di Robecco s/N ed è immersa nel verde parco di 16 ettari cintato su tre lati dalle antiche mura di origine romana, mentre le acque del Naviglio Grande fanno da barriera naturale sul lato est.

La sua storia inizia in epoca romana, precisamente in età imperiale, l’assetto della proprietà segue, infatti, ancora oggi la partizione territoriale in centurie.

A partire dal 600 d.C. l’antico borgo che qui sorgeva divenne il feudo dei nobili Pietrasanta, i quali lo fortificarono con due torri di difesa non più visibili.

Nel 1340 Giovannolo Casati, zio di Filippo Maria Visconti, trasformò il borgo fortificato in villa, che divenne il nucleo di una vasta proprietà rurale bagnata dal Naviglio.

L’aspetto della Villa e la sua struttura così come ci appaiono oggi sono il frutto
dell’opera di restauro avvenuta nel 1679 quando il reggente di Milano, Danese Casati ed il di lui nipote, il Conte Ferdinando Casati, interverranno sulla Villa dandole le attuali sembianze.

La villa prese così il nome di “Gromo di Ternengo” nel 1884, quando Antonietta Negrotto Cambiaso, discendente dei Casati, sposò Emanuele Gromo Richelmy Conte di Ternengo e mantiene questo nome ancora oggi. Attualmente è di proprietà della famiglia Wild.

Tipico esempio di barocchetto lombardo, la villa, con pianta ad “U” rivolta verso il parco, si articola intorno ad un unico asse prospettico, lungo oltre 800 metri, che dall’esedra dell’ingresso prosegue con il cortile allungato e trasformato in giardino, attraverso la villa e l’ampio parco retrostante, che si allunga fino ad occupare lo spazio tra il Naviglio Grande e la strada per Abbiategrasso.

La disposizione degli interni, modificata nel tempo, ha la parte di rappresentanza al piano terra e al primo piano le camere da letto e la biblioteca, servite da un’austera scala.

Il grande parco, esistente già nel settecento ha una parte trattata a parterre e ornata da due statue, il resto del giardino è all’inglese. E’ interessante la presenza di un locale, la “limonaia”, adibito a giardino d’inverno chiuso da vetrate e ornato da dipinti floreali.

Sul lato del giardino prospiciente il Naviglio, proprio sul muro di confine con villa Gaia, si trova “La Sirenella”. Questo piccolo padiglione deve il suo nome ad una statua raffigurante una sirena che accoglieva i visitatori che arrivavano alla villa e che è tutt’oggi visibile.

Costruito lungo la sponda occidentale del Naviglio Grande nella seconda metà del settecento, alla fine di un bel viale di querce rosse che lo collega alla villa, lo slanciato padiglione è sorretto da quattro pilastri, con un locale al primo piano ornato da un balconcino con balaustra in ferro battuto, coronato da un’alta cornice su mensole.

In prossimità della “sirenella” si trovava probabilmente anche l’imbarcadero, di cui oggi non è rimasta traccia in quanto era in legno ed era posizionato dentro l’acqua del canale.

La vasca su due colonne invece a fianco del padiglione fa parte invece di un ingegnoso sistema di irrigazione, qui infatti era posizionata una ruota di mulino che raccoglieva l’acqua.

La Chiesa di San Francesco

Situata sul fianco destro della Villa Gromo di Ternengo ma accessibile dall’omonimo vicolo del paese, la chiesa fondata già nel XIV secolo presso l’antica fortificazione di Robecco, divenne a partire dalla metà del cinquecento la cappella privata della famiglia Casati, proprietaria dell’intero complesso. La sobria facciata quadrata, ritmata da piatte cornici e fasce in rilievo, è illuminata da tre finestroni che si aprono sul portale centrale.

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