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112 Emergenza accessibile

“I servizi di emergenza siano accessibili”: appello al Consiglio d’Europa
Appello delle associazioni al Consiglio europeo, che propone di includere e applicare i requisiti di accessibilità ai servizi di emergenza, attualmente per lo più inaccessibili a molte persone con disabilità. Le organizzazioni: “Chiedere aiuto è un diritto”

112 numero unico emergenza

ROMA – Chiedere aiuto è un diritto e tutti devono avere la possibilità di rivolgersi ai servizi che gestiscono le chiamate d’emergenza: per questo non può essere accolta la proposta del Consiglio d’Europa, che esclude questo tema dall’Accessibility Act. La denuncia arriva da un gruppo di organizzazioni, tra cui lo European Disability Forum, che rivolgono un appello al Consiglio, chiedendogli di includere e applicare i requisiti di accessibilità ai servizi di emergenza, attualmente per lo più inaccessibili a molte persone con disabilità.

“Diversi paesi hanno sviluppato soluzioni ad hoc, come specifiche applicazioni mobili che gli utenti devono scaricare o registrare in anticipo – spiegano i promotori dell’appello – Ciononostante, molte persone con disabilità non possono ancora contare su un sistema accessibile per contattare i servizi di emergenza (come il 112) che funzionano in tutta l’Ue. L’Accessibility Act potrebbe finalmente affrontare e risolvere questa situazione discriminatoria, che mette in pericolo milioni di vite”.
La Commissione europea ha pubblicato la sua proposta di legge europea sull’accessibilità (EAA) alla fine del 2015. Una volta adottata, la legge stabilirà i requisiti di accessibilità per diversi prodotti e servizi, compresi appunto i servizi di emergenza. E’ un’attenzione che la proposta della Commissione ha avuto, prevedendo di applicare a questi servizi i requisiti di accessibilità già previsti in molti settori della comunicazione: comunicazione vocale, testo (inclusi testo in tempo reale e comunicazione video), da soli o in combinazione, per venire incontro alle esigenze delle persone che non possono comunicare oralmente, alle persone sorde, ipoudenti e sordocieche. Questi requisiti di accessibilità vengono dettati, nella proposta di legge, a tutti gli operatori economici. Le stesse modalità dovrebbero dunque essere applicate ai servizi di risposta alle richieste di emergenza, i cosiddetti “Public Safety Answering Points”, per renderli capaci di ricevere, rispondere e gestire adeguatamente tali comunicazioni. “Questo è tecnicamente fattibile – precisano i promotori – Sfortunatamente però – denunciano – il Consiglio ha deciso di escludere tutti i requisiti per i Psap, nella sua relazione sull’Accessibility Act”.

Di qui l’appello delle organizzazioni: “Esortiamo gli Stati membri a riconsiderare questa posizione. Non ha senso richiedere ai produttori di smartphone e agli operatori di rete di supportare mezzi di comunicazione accessibili nei servizi di emergenza, se non è previsto anche che i Psap siano attrezzati per gestire e rispondere ad essi. Escludere questa possibilità significherebbe rompere catena di comunicazione, letteralmente vitale”. La richiesta è che dunque siano accolti gli emendamenti 187, 292 e 300 alla legge presentati dal Parlamento europeo. Tuttavia, se ciò non fosse possibile, sosterremmo una soluzione simile a quella presentata dalla presidenza maltese dell’Ue, che stabilisce l’obbligo per gli Stati membri di designare uno o più Psap addetti a ricevere, rispondere e gestire queste comunicazioni”.

Se queste richieste non saranno accolte, “le vite di coloro che non possono comunicare verbalmente e di oltre 52 milioni di cittadini sordi, sordomuti e sordociechi continueranno a essere a rischio. Innumerevoli altre persone sono indirettamente interessate, perché tutti possono trovarsi in una situazione in cui non sono in grado di chiamare i servizi di emergenza utilizzando la comunicazione verbale. In breve, tutti gli europei trarranno enormi benefici da modalità più accessibili per contattare i servizi di emergenza. Invitiamo pertanto le istituzioni dell’Ue, in particolare il Consiglio, ad adottare il nostro emendamento all’Accessibility Act, per garantire l’accessibilità dei servizi di emergenza. Questo salverà letteralmente vite umane”. (cl)
Fonte: redattoresociale.it

Storia su 112 

In Europa l’uso del numero 112 era già raccomandato nel 1976 dal CEPT[2], mentre la decisione di istituire definitivamente un numero unico per tutta l’UE risale al 1991 e ora è implementato dalla quasi totalità degli Stati membri[3]. La promozione della conoscenza e di un impiego efficiente del numero 112 in Europa è l’obiettivo primario dell’EENA (European Emergency Number Association), un’associazione no-profit con sede in Belgio[4][5].

Nel 2004, l’Unione europea ha deciso che, entro il 2008, il NUE 112 sarebbe dovuto essere esteso a tutti i Paesi membri dell’UE. Molti paesi a decisione comunitaria approvata (2004) si sono adeguati praticamente subito alla normativa; l’Italia, al contrario, non si è adeguata alla direttiva dell’Unione europea nei tempi previsti e per questo motivo è stata sanzionata dall’UE.

La Commissione europea nel 2007 ha infatti presentato ricorso contro la Repubblica Italiana e il 15 gennaio 2009 ha ottenuto la condanna dalla Corte di giustizia dell’Unione europea; i giudici europei hanno infatti riconosciuto l’inconsistenza delle misure sperimentali adottate dall’Italia. Tuttavia la buona volontà del Governo della Repubblica Italiana aveva permesso la sospensione delle sanzioni ma nel dicembre successivo, dato che l’Italia non aveva ancora manifestato segnali, né positivi, né negativi, l’UE ha richiamato nuovamente l’Italia, minacciando sanzioni onerosissime[6].

Nel 2008 solo il 22% della popolazione europea sapeva del largo utilizzo in Europa del numero unico di emergenza[7]. Allo scopo di aumentare la consapevolezza sul 112, nel 2009 la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea hanno firmato una risoluzione che istituì l’11 febbraio (11/2) quale “Giornata europea del 112”.

Nel 2013, già il 27% dei cittadini europei conosceva l’uso diffuso del 112. La percentuale in Italia era del 5%[8].

A partire dal 2009 venne attivato il modello “NEU 2009 integrato” nelle provincie di: – Biella – Brindisi – Modena – Pistoia – Rimini – Salerno

Questo modello, nato dall’esperienza di Salerno, prevede l’instradamento delle chiamate al 50% tra le centrali operative di Carabinieri e Polizia di Stato (instradamento gestibile anche per competenze territoriali dei due corpi di polizia), con la localizzazione del chiamante in modalità “Pull” e il trasferimento delle chiamate del soccorso tecnico e sanitario alle competenti centrali operative dei Vigili del Fuoco e del Soccorso Sanitario, le quali hanno accesso al sistema di localizzazione delle chiamate anche per le telefonate ricevute sulle linee 115 e 118.

A partire dal 2017 anche in molte città italiane viene adottato il numero unico.
Fonte: wikipedia

PER SAPERE DI PIU’

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Il punto di vista del soccorritore

Costituzione italiana art. 3 storia dei sordi

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