PESCARA – I matrimoni nell’abbazia di San Liberatore a Majella di Serramonacesca (Pescara) sono in caduta libera, la metà rispetto a 4 anni fa, e per rilanciare la spettacolare location il rettore si allea con una wedding planner e assieme organizzano una Fiera degli sposi per il prossimo 20 ottobre.
All’evento si abbinerà anche una giornata della cultura ed entrambi sono organizzati dalla collaborazione tra la cooperativa mutualistica San Liberatore a Majella e la cooperativa a responsabilità limitata Acta, che sta per ambiente, cultura, turismo e archeologia, i temi di cui si occupa.
“L’idea per la fiera sposi è nata dal rettore dell’abbazia, padre Giulio Capetola – spiega Gloria Manente, wedding planner e responsabile della cooperativa San Liberatore a Majella – al fine di pubblicizzare maggiormente l’abbazia: fino a quattro anni fa avevamo 70 matrimoni l’anno, mentre oggi sono scesi a 40. Gli sposi che ci contattano, non sono solo italiani ma anche stranieri, che vengono a conoscenza della location tramite Internet”.
Questa giornata dedicata agli sposi per la Manente sarà anche una “giornata trasparenza” che servirà “per far vedere il posto alle 60 coppie che hanno già prenotato il loro matrimonio nell’anno 2014/2015 ma, essendo a ingresso libero, chiunque può venire a vedere, anche solo per farsi un’idea o avere informazioni sui prezzi. Un matrimonio da noi si aggira sui 300 euro”.
La fiera sposi, alla quale parteciperanno numerosi partner della cooperativa, abbraccerà 12 ore di performance musicali, esposizioni fotografiche e floreali, stand di autonoleggi e negozi di articoli per sposi, che avranno uno spazio riservato nel suggestivo parco dell’abbazia.
L’archeologa Donatella Marinelli, presidente di Acta, è da tempo impegnata nella promozione storico-culturale del territorio. “Nel panorama storico-artistico italiano, il valore di San Liberatore a Majella è importante ma non valorizzato a dovere”, premette.
A oggi, questa meraviglia artistica, ancora proprietà dei monaci dell’abazia di Montecassino (Frosinone), sottosta all’usufrutto della diocesi Chieti-Vasto, ma il rettorato spetta all’ordine caracciolino di Roccamontepiano (Chieti).
Il monumento “rientra nel pieno stile benedettino, non romanico come molti sostengono, poco considerato in Italia ed è inserito nel rapporto con le abbazie madri. Fino agli inizi del 1800 è stato un centro di irradiazione culturale ed economica, nonché centro di aggregazione”, racconta la Marinelli facendone la storia.
“Il lavoro delle associazioni locali negli ultimi due anni è stato quello di evitare eventi isolati – sottolinea – infatti la giornata della cultura viene inserita in un circuito di turismo culturale strutturato in 3 cicli di visite guidate”.
Per sviluppare maggiormente l’economia del territorio sfruttandone appieno tutte le caratteristiche, la dottoressa Marinelli aggiunge che “lo sviluppo economico è imprescindibile dal senso di appartenenza che tutti i cittadini devono avere nei confronti del territorio. Creare questa coscienza culturale, secondo l’Organizzazione mondiale per il turismo – sostiene – vorrebbe dire implementare il Pil del 6/7%”.
Disponendo di molti siti archeologici purtroppo scarsamente considerati, a Serramonacesca la cooperativa Acta si pone un altro l’obiettivo, non semplice da realizzare: quello di “creare un sito archeologico che inglobi un periodo storico dalla protostoria alla modernità”.
Gli organizzatori, però, lamentano una “scarsa collaborazione delle istituzioni locali e nazionali e della soprintendenza archeologica di Chieti nonché la mancanza di un tessuto culturale omogeneo”.
La presidente Marinelli come abitante del posto e portavoce dell’Acta, conclude evidenziando l’impegno “a far diventare la cultura a portata di tutti e non più appannaggio esclusivo degli ambienti di accademici perché diventa elitaria”.
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