Cos’è il patrimonio netto e come si calcola

Tempo di lettura: 7 min.

Vero cuore delle imprese, per lo meno sul piano economico-finanziario, il patrimonio netto riveste un ruolo primario nell’analisi di bilancio aziendale. Specie nei periodi di crisi. Perché nel patrimonio netto sono contemplate tutte quelle risorse che compongono il vero patrimonio dell’azienda, ovvero ciò di cui dispone e su cui può contare in casi di necessità. Non a caso, l’erosione del patrimonio netto è uno dei fattori determinanti nel declino di un’impresa, ed è appunto per questo che il patrimonio netto merita uno sguardo d’attenzione. In questo articolo non ci limiteremo, quindi, a fornire una definizione di patrimonio netto, ma ne indagheremo l’importanza nell’ambito della salute d’impresa.

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Patrimonio netto, una definizione

Il patrimonio netto aziendale è l’insieme di risorse di cui un’azienda è proprietaria, e che per questo può rendersi disponibile in qualsiasi momento per sostenere le attività.

Di cui un’azienda è proprietaria. Ci soffermiamo su questo punto, perché rappresenta a ben vedere il discrimine di questa voce del bilancio.

Nel corso della sua attività, infatti, un’impresa ha accesso a molte risorse, che arrivano nelle casse aziendali per diverse vie e forme. I finanziamenti, per esempio, rappresentano certamente una risorsa finanziaria importante; lo stesso dicasi della liquidità che arriva dagli investitori. Parliamo di voci del passivo aziendale che, però, non entrano mai a far parte del vero patrimonio dell'azienda. Piuttosto, rappresentano fonti di liquidità che in futuro andranno restituite, se è il caso anche con gli interessi. Si tratta, insomma, di debiti.

Il patrimonio netto, invece, è composto da risorse che appartengono all’azienda e ai suoi soci fondatori; l’azienda ne è proprietaria, tanto che spesso ci si riferisce alle voci del patrimonio netto indicandole come mezzi propri, o fondi propri.

Al momento, partiremo da questa prima definizione per distinguere in maniera chiara patrimonio netto e patrimonio lordo. Se il patrimonio netto rappresenta quindi i mezzi propri dell’azienda, con patrimonio lordo intendiamo allora la somma di tutte le risorse economico-finanziarie di un’impresa, ivi compresi i debiti finanziari o di altra natura.

Di conseguenza, il patrimonio lordo corrisponde al totale del passivo nel bilancio aziendale; il patrimonio netto, invece, solo a una parte di esso, e in particolare a quella parte che non include nessun tipo di obbligazione.

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Quali voci compongono il patrimonio netto?

Il ricorso all’espressione «mezzi propri» in relazione al patrimonio netto non deve però confondere. Il capitale proprio costituisce infatti il patrimonio netto, ma non è l’unica voce che lo compone.

Al contrario, il patrimonio netto può essere suddiviso al suo interno in questo modo

· Capitale proprio (o capitale sociale)

Rappresenta il capitale conferito, in fase iniziale, da chi ha fondato l’azienda, ovvero sia il singolo imprenditore sia l’insieme dei soci. In quest’ultimo caso viene definito, appunto, capitale sociale. Stabilito già nell’atto costitutivo dell’impresa, può aumentare di valore per delibera o subire un’erosione per crisi finanziaria.

· Riserve di denaro (legali, statutarie e straordinarie)

Si tratta di sacche di liquidità utili in situazioni emergenziali, e costituite da accantonamenti di denaro. Le riserve – sia legali e quindi obbligatorie per legge, sia statutarie ovvero stabilite dallo statuto, o straordinarie e cioè volute dai soci – sono calcolate in percentuale alle passività dell’azienda.

· Utili (o perdite) dell’esercizio

Sono i profitti (o le eventuali perdite) raggiunti nel corso dell’esercizio dell’attività commerciale. Il valore di questa voce è, quindi, la differenza tra i ricavi delle vendite e i costi di produzione. Una differenza positiva rappresenta un utile, mentre un risultato negativo indica una perdita. Utili (o perdite) sono il vero frutto dell’attività commerciale.

· Utili (o perdite) portati a nuovo

È la voce che riguarda gli utili (o le perdite) dell’esercizio precedente che vengono conteggiati nel bilancio dell’esercizio in corso. Parte degli utili, infatti, può essere distribuita tra i soci o aggiunta alle riserve; allo stesso tempo, una percentuale delle perdite può essere coperta con la liquidità delle riserve. Tutto ciò che rimane fuori da questi meccanismi viene allora portato a nuovo, rimandato all’esercizio successivo.

È chiaro a questo punto che – nonostante l’errore diffuso – esista invece una netta differenza tra patrimonio netto e capitale sociale o capitale proprio. E soprattutto che il patrimonio netto nello stato patrimoniale si presenta suddiviso al suo interno. Senza dimenticare che alcune voci del patrimonio netto nel conto economico saranno comunque rilevanti, come accade per esempio per gli utili d’esercizio o per il valore dell’accantonamento a riserva.

Il calcolo del patrimonio netto nel bilancio aziendale

Alla luce di quanto detto, parlare di calcolo del patrimonio netto potrebbe apparire superfluo. Perciò è facile pensare che per trovare il patrimonio netto basti sommare le voci menzionate nel paragrafo precedente e il gioco è fatto.

A quel punto la formula sarebbe:

capitale proprio + riserve + utili = patrimonio netto

Il che è anche, in un certo senso, corretto.

Il calcolo del patrimonio netto però ci serve anche per capire se l’azienda effettivamente dispone delle risorse che lo costituiscono. In altre parole, per avere contezza dello stato di salute di un’azienda, è importante comprendere se il patrimonio netto è coperto oppure no.

Per spiegare questo punto, dobbiamo soffermarci su un dettaglio. Il patrimonio netto è una grandezza che permette di bilanciare le attività e le passività dello stato patrimoniale. Idealmente, queste due sezioni dello stato patrimoniale dovrebbero infatti corrispondere a questa formula:

attività = passività + patrimonio netto

Pertanto è chiaro che la formula per trovare il valore del patrimonio netto a partire da attività e passività sarà allora:

attività – passività = patrimonio netto

Il risultato di questa formula dovrà essere – come già dicevamo – idealmente pari a zero. Può però accadere che sia invece di segno positivo, il che segnalerebbe un’eccedenza, o che risulti in un patrimonio netto negativo, indicando una condizione di deficit patrimoniale.

Informazione che influisce, per altro, sulla collocazione del patrimonio netto nel bilancio aziendale. Nel caso, infatti, di un risultato positivo – laddove le attività superano di valore le passività – il patrimonio netto sarà registrato come passività. Quando il patrimonio netto cambia di segno, però, sarà necessario inserirlo tra le attività.

Per spiegarlo meglio, diciamo che il bilancio aziendale viene strutturato in questo modo:

se il patrimonio netto è positivo -> attività = passività + netto

se il patrimonio netto è negativo -> attività + netto = passività

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Come tutelare il patrimonio netto (grazie ad Agicap!)

Al di là della sua resa all’interno del bilancio aziendale, è importante notare quanto grava sulla salute d’impresa un deficit patrimoniale o – più in generale – un patrimonio netto a rischio erosione.

Il patrimonio netto è il cuore di un’impresa; e infatti include tutte le risorse che è riuscita a mettere su dall’inizio della sua attività commerciale: il capitale investito dai fondatori, il profitto dell’attività di vendita, le riserve con cui si protegge…

Una situazione finanziaria difficile però può eroderlo, perché le perdite e le crisi di liquidità vanno coperte con il patrimonio di cui l’azienda dispone. E una situazione del genere rischia di compromettere la sopravvivenza dell’azienda.

La tutela del patrimonio netto quindi non può prescindere da una gestione della liquidità efficace. In fondo, tutta la capacità finanziaria (e patrimoniale) di un’azienda può ridursi al cash flow: i movimenti in entrata e i movimenti in uscita definiscono la disponibilità liquida di un’azienda e le sue variazioni.

Tutelare il patrimonio netto significa agire per evitare di incappare in crisi di liquidità, gestire i debiti e gli investimenti così che non intacchino le riserve e il capitale proprio dell’azienda.

Ecco allora che il monitoraggio del cashflow – nonché la sua pianificazione – si rilevano a questo scopo essenziali, specie se eseguiti con il supporto di software adeguati.

Software come Agicap, per esempio. Agicap conta infatti su un sistema innovativo di gestione della liquidità, che sfrutta la sincronizzazione automatica dei dati dagli altri tool aziendali (software di contabilità e fatturazione) e dai conti bancari.

Per dirla in parole più semplici: Agicap lavora in autonomia. E in autonomia sa dirti quanta liquidità hai a disposizione, e se è arrivato il momento giusto per investire le risorse dell’azienda.

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