Il teatro di Epidauro

 

IL TEATRO

teatro greco di Epidauro 2
teatro greco di Epidauro

   Lavoro realizzato da:

Eugenia Berti, Tommaso Cozzi, Alessia Devetta

Classe 2°G

 

Caratteristiche teatro greco:

teatro greco di Epidauro pianta

 

 

 

 

 

 

In Grecia l’edificio teatrale era composto principalmente da tre elementi:

  1. la cavea o koilon, struttura semicircolare a gradoni ricavato sul pendio di un colle e destinato ad ospitare il pubblico. Le gradinate per gli spettatori cingono l’orchestra per più di mezzo perimetro e hanno una pedata di circa 70 cm e una alzata di circa 35 cm. Nell cavea vi era il diazoma che serviva essenzialmente per far fluire il pubblico tra i vari settori della struttura.
  2. la scena o skené luogo dove avveniva l’azione teatrale, si evolvette da semplice tenda (è questo, infatti, il significato originario della parola greca skené) a facciata architettonica scandita da tre porte. Un palcoscenico quindi di forma rettangolare con una profondità media dai 5 ai 7 metri, larghezza fino a 30-35 metri con porte che permettono l’accesso al sottopalco destinato al deposito di macchine teatrali e a spogliatoio per gli attori. Il palco è rivolto in modo tale da avere il sorgere del sole a destra e il tramonto a sinistra, avendo cosi la possibilità di sfruttare la luce solare per l’illuminazione dello spettacolo che dura anche per l’intera giornata.
  3. l’orchestra, spazio circolare posto tra la cavea e la scena, era dotato di corridoi laterali di accesso (parodos) e destinato all’azione del coro. Il teatro era privo di copertura e si poteva avvalere, per la realizzazione di effetti spettacolari, di macchine per il sollevamento degli attori (mechane), di piattaforme scorrevoli (ekkuklema), e di svariati tipi di congegni come quelli per la simulazione dei fulmini e dei tuoni (keraunoskopeion e bronteion). I periaktoi, infine, erano prismi triangolari rotabili con i lati dipinti con una scena tragica su un lato, comica su un altro e satiresca sul terzo e potevano quindi essere resi visibili al pubblico a seconda della rappresentazione.

 

Il teatro di Epidauro:

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L’antico teatro di Epidauro è situato nella regione dell’Argolide nel Peloponeso. Questo teatro veniva inizialmente costruito in legno all’occorrenza, per poi essere interamente smontato. In seguito fu eretto definitivamente dall’architetto Policleto di Argo (detto anche Il Giovane) attorno alla metà del IV sec. a.C.

Il teatro consiste in un’orchestra circolare (orcheomai = io danzo) con un diametro di circa 20 metri, adibita all’esibizione del coro (composto da cantanti e danzatori), in un auditorium (Koilon), o cavea, il quale è la sezione semicircolare attorno all’orchestra (l’avvolge per 2/3), con sedute per gli spettatori. Nei primi posti stavano gli ‘sponsor’, cioè coloro che pagavano, mentre gli altri assistevano agli spettacoli gratuitamente. Dietro l’orchestra giaceva un lungo e stretto edificio, la scena (skenè), usato dagli attori. Era colonnato e aveva la forma di un palazzo con tre porte che immettevano nell’orchestra. C’era anche un ‘dietro le quinte’ per le performance teatrali. Nel mezzo dell’orchestra stava un altare in onore del dio Dionisio. Gli spettatori entravano nel teatro attraverso due grandi porte monumentali situate su ciascuno dei fianchi della scena

L’Auditorium è diviso in due sezioni, la più bassa consiste in 34 file di sedute (perché in origine il teatro arrivava a quel livello) e la più alta in 21 file (parte realizzata nel II sec. a.C. dai Romani) per un totale di 55. Un archeologo fece notare che la quantità di file di sedili (21, 34, 55) appartengono alla sequenza di Fibonacci (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89…). Se dividiamo un numero della sequenza di Fibonacci per il suo precedente, si ottiene sempre un numero vicino a 1,683…, chiamato numero aureo.

Tra le due sezioni vi è un passaggio di servizio (diazoma). Ci stavano 13-14.000 spettatori. L’Auditorium fu costruito con pietra locale e pietra calcarea rossa, mentre la scena di pietra porosa. La parte delle gradinate, la cavea, fu realizzata sfruttando l’inclinazione naturale del terreno, con un’altezza identica al diametro dell’orchestra e alla larghezza del proscenio. Tra le gradinate si intercalano -a distanza regolare- le scalinate che permettevano di raggiungere i vari livelli e i posti a sedere senza difficoltà. I sedili di pietra erano comodi e, per le prime file, vi erano delle ‘poltroncine’ di pietra con lo schienale, di cui restano pochi esempi.

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Durante i festival che si tenevano nel santuario, in onore del dio, accanto ai giochi atletici, si tenevano anche eventi musicali e contesti drammatici.

Nelle prime rappresentazioni, gli attori andavano in scena travestiti da capre, proprio in omaggio al dio della natura Dioniso. In onore del Dio si svolgevano inoltre le Dionisie, divise in Grandi Dionisie (si svolgevano in primavera e il pubblico era più vasto poiché era possibile giungere ad Atene via mare) e Piccole Dionisie (si svolgevano in autunno e venivano rappresentare commedie e satire perché il pubblico era prevalentemente ateniese ed era possibile fare riferimenti alla società e alla politica della città che solo i cittadini del luogo potevano comprendere). Ancora oggi, in estate, si tengono rappresentazioni teatrali, ad esempio il Festival di Atene.

Il teatro di Epidauro è famoso per la sua eccellente acustica. Fu progettato proprio con questo intento, in modo che gli spettatori dell’ultima fila in alto, potessero sentire allo stesso modo degli altri ciò che si diceva nell’orchestra. Anzi, stando proprio chini sulla enigmatica pietra circolare situata in centro all’orchestra (dove stava l’altare del dio Dioniso), se si accende un fiammifero o si accartoccia un pezzo di carta, si può sentirne il rumore anche stando negli ultimi posti.

Per dimostrare l’eccellente acustica le guide, durante le visite turistiche, lanciano una moneta al centro dell’orchestra e il suono viene udito fino in ultima fila.

Come mai? L’effetto è stato spiegato in modo scientifico, utilizzando concetti basilari dell’acustica, da due ricercatori del Georgia Institute of Technology di Atlanta (Usa). Essi hanno posto l’accento sul comportamento diffrattivo (la diffrazione di un’onda è il cambio di direzione nell’avanzamento) delle singole gradinate semicircolari. Agli spettatori, oltre al suono diretto proveniente dal proscenio e a quello riflesso dalla parete che lo delimita posteriormente, giunge anche la diffrazione multipla di tutte le gradinate che si trovano alle loro spalle, le quali agiscono in pratica da retro-riflettori. I gradini in pietra “tagliano” le frequenze basse che disturberebbero l’ascolto (brusio degli spettatori, rumori ambientali…) e preservano invece i suoni più acuti come le voci degli attori o la musica degli strumenti. Possiamo parlare di un effetto di filtraggio[…] Resta da commentare che, se le gradinate non fossero in pendenza, ogni scalino «farebbe ombra» a quelli che lo seguono e quindi la molteplicità delle retroriflessioni, condizione essenziale per il rinvigorimento del suono, verrebbe meno. Un diverso studio, condotto all’Università di Sheffield (Uk), ha messo invece in evidenza che l’acustica è tanto migliore quanto più il palcoscenico è elevato, i sedili ripidi e il materiale con cui è costruito il teatro solido e compatto. Con questi accorgimenti, il suono viene riflesso più volte tra palcoscenico e gradinate, creando una sorta di riverbero che amplificava le voci degli attori come se si trovassero in un teatro al chiuso. Le voci sono perfettamente udibili a 60 metri di distanza.

Sicuramente la potenza della voce negli attori era uno dei requisiti in base ai quali essi venivano scelti, e raggiungere e mantenere il livello di potenza necessario era cosa che imponeva uno stile di vita, autodisciplina, diete speciali, esercizi fisici. I recitanti portavano sempre una maschera, “bianca per le donne (o meglio, per i personaggi femminili, rappresentati da attori maschi), più scure per gli uomini, con fessure per gli occhi. Le maschere (fatte di lino, sughero o legno, ragion per cui sono andate perdute) agivano, si pensava, da cassa di risonanza. Ma oggi sappiamo che così non era, e questo – se da un lato conferma che l’acustica era ottima – dall’altro aumenta il merito degli attori. Il 24 agosto 1960 il teatro di Epidauro fu inaugurato e per la prima volta venne messa in scena un’opera lirica, la “Norma” dell’italiano Vincenzo Bellini che vide Maria Callas come protagonista.

Il sito fu scavato nel 1881 e nel periodo dal 1954-1963 struì il fronte della scena (proscenio). La Commissione per la Preservazione dei Monumenti di Epidauro (CPEM) ha ricostruito – tra le altre cose- la porta occidentale, e l’antico canale di drenaggio. Nel 2008 è iniziato un progetto di restauro di parti dell’auditorium, così come di parti della ‘scena’.

 

Le informazioni e le immagini inserite sono state ricavate da:

Libro storia dell’arte “Il Cricco di Teodoro 1”

http://www.teatridibologna.it/il-teatro-nell-europa-romana/

http://www.skuola.net/letteratura-greca/teatro-greco107301x.html

http://www.liceomedi.com/romana/attori.htm

http://www.classicoscaduto.it/web/greci_a_teatro/la_funzione_del_teatro_.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_greco

http://www.arifs.it/teatro.htm

http://web.tiscalinet.it/appuntiericerche/Greco/il%20teatro%20greco.htm

http://www.duepassinelmistero.com/Epidauro.htm

 

 

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