Strabismo

Lo strabismo è una deviazione di uno o entrambi gli occhi rispetto al punto di fissazione (gli assi visivi non sono, quindi, diretti verso lo stesso punto dello spazio) e viene distinto a seconda della direzione di tale deviazione: strabismo convergente (l’occhio è deviato verso l’interno), strabismo divergente (l’occhio è deviato verso l’esterno) e strabismo verticale (l’occhio è deviato verso l’alto o il basso).

Lo strabismo, inoltre, può essere congenito, ad insorgenza precoce o tardiva, costante o intermittente (la deviazione è presente solo in alcuni momenti della giornata), monolaterale (interessa sempre e solo un occhio) o alternante (interessa i due occhi alternativamente).

I muscoli extraoculari

Ogni occhio è dotato di 6 muscoli e questi muscoli hanno una caratteristica molto particolare: sono accoppiati, tutti i movimenti oculari sono accoppiati. In altre parole il RM, il quale adduce, deve essere accoppiato contemporaneamente con il non movimento, con il rilasciamento del RL. Questa condizione si chiama legge dell’innervazione reciproca. Ciò è molto ragionevole: se si deve andare con un occhio in adduzione, il RL, ovviamente, si deve rilasciare.
L’altra cosa importante è che i due occhi hanno una corrispondenza, ovvero i due muscoli, per esempio, che sono destinati al movimento di lateroversioni destra devono essere appaiati; quindi, il RL dell’occhio di destra si contrarrà insieme al RM dell’occhio di sinistra.

Un’altra cosa importante è che già conoscendo l’anatomia del sistema nervoso dei nervi cranici, si potrà fare una diagnosi abbastanza semplice di una condizione di diplopia, per capire qual è il nervo che può essere interessato. I nervi cranici oculomotori sono 3:

  • Il III n.c. è l’oculomotore comune, il quale determina il movimento del RM, del RI, del RS e dell’OI;
  • Il IV n.c. è il trocleare, il quale determina il movimento dell’OS. Si chiama trocleare perché è presente una struttura chiamata troclea che funge proprio da puleggia, da carrucola, permettendo all’OS di fare un movimento particolare torsionale;
  • Il VI n.c., dato che determina i movimenti di abduzione, cioè di spostamento laterale, innerva il RL ed è detto abducente.

Gli unici 2 muscoli che non sono innervati dal III n.c. sono l’OS e l’RL.
Una particolarità molto importante è che il III n.c., oltre ad innervare i suddetti muscoli oculari, innerva anche il muscolo elevatore della palpebra ed, oltre a questo, è anche responsabile della motilità oculare intrinseca. Quindi, i movimenti della pupilla ed, in particolare, il muscolo sfintere dell’iride sono regolati dal III n.c., o piuttosto da fibre del parasimpatico che prendono a nodo il tragitto del III n.c. ed arrivano al muscolo sfintere della pupilla. È molto probabile che quando ci si trova di fronte ad una lesione del III n.c. si abbia contestualmente anche una media midriasi, cioè la risposta della pupilla sarà una risposta meno efficace, non sarà capace di costringersi. Già con queste informazioni si può avere un’idea di ciò che ci si deve aspettare in caso di una paralisi di uno di questi 3 nervi cranici.
Un’altra cosa importante che riguarda i movimenti è che, come per i muscoli orizzontali e verticali, pure per i muscoli ciclo rotatori, i quali sono l’OS e l’OI, quando se ne contrae uno l’altro si deve decontrarre.

  • Tipi di strabismo

    Tipi di strabismo
    Come abbiamo visto, lo strabismo non è solo un problema di carattere estetico, ma soprattutto funzionale: è un’alterazione della visione binoculare causata da una lesione dell’apparato motore, lesione che può essere di natura paralitica o di natura non paralitica.

    Lo strabismo paralitico è dovuto a inefficienza di un muscolo oculare in seguito a lesione nervosa, infiammatoria o traumatica. Cause di paresi possono essere dunque traumi cranici, malattie vascolari, malattie infettive, degenerative del sistema nervoso centrale, diabete. Gli occhi possono apparire in posizione corretta o presentare uno strabismo che si accentua nella posizione in cui dovrebbe agire il muscolo paralizzato.
    L’angolo di deviazione è massimo nel campo di azione del muscolo difettoso in quanto all’impossibilità di muovere l’occhio paretico corri-sponde una risposta superiore alla norma del muscolo corrispondente nell’altro occhio. Il sintomo principale di uno strabismo paralitico è la diplopia, spesso accompagnata da vertigini, difficoltà di orientamento e tendenza ad inclinare la testa in senso opposto alla deviazione.

    Gli strabismi non paralitici dipendono da anomalie dei fattori nervosi che regolano la posizione degli occhi: ogni muscolo preso singolarmente è normalmente funzionante, ma viene alterato l’equilibrio (detto ortoforia) che regge il meccanismo della visione binoculare.
    Se quest’alterazione non è costante e si manifesta solo in determinate condizioni si è in presenza di eteroforia o strabismo latente, se invece l’alterazione è ben visibile in qualsiasi condizione si è in presenza di eterotropia o strabismo concomitante manifesto.

    L’eteroforia
    Nell’eteroforia o strabismo latente la deviazione viene mantenuta latente dal meccanismo della fusione: la deviazione oculare è quindi evidente solo quando viene interrotta la fusione o quando viene a mancare lo sforzo che il soggetto deve compiere.
    Per mantenere la fusione i sintomi sono legati allo sforzo e consistono in cefalea, stanchezza visiva che può accentuarsi nella visione da vicino, bruciore, fotofobia; talvolta si evidenzia l’inclinazione del capo e l’aggrottamento delle sopracciglia.

    L’eterotropia
    L’eterotropia o strabismo concomitante è una deviazione degli occhi non corretta dal meccanismo della fusione. In questo tipo di strabismo la deviazione è sempre presente e manifesta e l’angolo di deviazione non cambia ovunque si guardi. A differenza dello strabismo paralitico, non è presente la diplopia perché il paziente riesce a eliminare l’immagine dell’occhio deviato (soppressione).
    Esistono tre tipi di strabismo concomitante: accomodativo, tonico e misto.
    Alla base dello strabismo accomodativo vi è un’alterazione del rapporto convergenza/accomodazione, generalmente causata da un’ipermetropia non corretta: il bambino ipermetrope tende a compensare il difetto di rifrazione accentuando l’accomodazione, scatenando così lo strabismo.
    Alla base dello strabismo tonico l’alterazione del rapporto convergenza/accomodazione è, invece, a favore della convergenza che viene aumentata per un difetto innervazionale, muscolare o orbitario.
    Nello strabismo misto coesistono sia la componente accomodativa sia quella tonica. Lo strabismo concomitante non dà sintomi particolari in quanto intervengono meccanismi di compensazione diversi a seconda dell’età del paziente (soppressione, alternanza)

  • Cause

    Lo strabismo può essere legato a difetti visivi o a patologie oculari piuttosto serie.
    Tra i principali fattori si ricordano:

    • ereditarietà
    • anomalie oculari (cataratta, ptosi, ecc.)
    • difetti rifrattivi
    • paresi di origine cerebrale
    • paresi di uno dei muscoli oculari

    Nel bambino lo strabismo può essere causato da vizi refrattivi non corretti, l’ipermetropia ad esempio determina frequentemente strabismo convergente.
    Altra comune causa di strabismo è la ridotta acuità visiva in un occhio (ambliopia) che impedisce la normale collaborazione tra i due occhi, generando di solito uno strabismo divergente. A volte, inoltre, lo strabismo compare fin dalla nascita (congenito) o nei primi mesi di vita non legato ad altre alterazioni oculari.
    Nell’adulto l’improvvisa comparsa di forme di strabismo va normalmente collegata a fenomeni di paresi dei muscoli oculomotori o interpretata come manifestazione della presenza di uno strabismo latente scompensatosi o ad insorgenza di diabete scompensato o ad accidenti cerebrali vascolari.

  • Gli effetti sulla visione

    Il mancato allineamento dei due occhi determina una stimolazione di punti retinici non corrispondenti. L’occhio deviato porta al cervello un’immagine diversa rispetto a quella dell’altro occhio perché la sua fovea fissa un oggetto differente, determinando così una fastidiosissima visione doppia. Il cervello tende, quindi, ad escludere, o per meglio dire a sopprimere, le informazioni provenienti dall’occhio strabico perché creano confusione. Se la soppressione è costante, l’occhio deviato non viene utilizzato, non sviluppa o perde l’acuità visiva, fino a generare un’ambliopia (forma duratura di debolezza visiva per cui un occhio, sebbene anatomicamente normale, non è in grado di vedere bene), che col tempo può diventare irreversibile.
    L’ambliopia può insorgere anche in presenza di microstrabismo, cioè quando l’angolo di deviazione è molto piccolo: in questo caso gli oggetti non vengono visti doppi, anzi il paziente presenta una fusione binoculare ed una seppur rudimentale stereopsi, grazie all’instaurarsi di una corrispondenza retinica anomala, una sorta di collaborazione tra la fovea dell’occhio sano ed una zona della retina dell’occhio deviato molto vicina alla fovea, ma con capacità visiva inferiore.
    Nel bambino al di sotto di sei anni, quanto più a lungo l’abitudine alla soppressione rimane ignorata, tanto più diventa difficile riportare alla normalità l’acutezza visiva dell’occhio strabico. La prevenzione dell’ambliopia è sicuramente il motivo più valido per un trattamento tempestivo del bambino strabico.
    Nell’adulto invece, l’insorgenza di uno strabismo provoca una visione doppia (diplopia) in quanto il cervello, abituato ad utilizzare le immagini provenienti da entrambi gli occhi, non è in grado di eliminare l’immagine dell’occhio deviato.

  • Il trattamento dello strabismo

    Il trattamento dello strabismo è finalizzato, per prima cosa, al recupero visivo e funzionale di entrambi gli occhi. Solo quando si sarà ottenuto un buon visus o l’alternanza di visione dei due occhi, si potrà passare alla fase successiva, cioè all’eventuale riallineamento dei bulbi oculari. La terapia si basa sulla correzione ottica, sulla terapia anti-ambliopica e sull’eventuale chirurgia.
    Il trattamento ottico è fondamentale: le lenti devono essere prescritte al più presto possibile, previa determinazione del vizio di refrazione, dopo opportuna cicloplegia. Le lenti hanno effetti molteplici: migliorare l’acutezza visiva, influenzare il rapporto accomodazione-convergenza, diminuire e talora annullare la deviazione oculare.
    Anche la terapia antiambliopica deve essere iniziata al più presto e nel modo migliore, a seconda del caso, ricorrendo a vari mezzi: occlusione diretta, con bende adesive o con filtri semitrasparenti posti sugli occhiali; penalizzazione ottica, con lenti più forti o più deboli poste davanti ad un occhio; penalizzazione farmacologia con cicloplegico instillato monocularmente; con settori, filtri a copertura parziale delle lenti; con lenti a contatto occlusive; con stimolazioni visive che sfruttano i potenziali evocati visivi (PEV).

  • La chirurgia nello strabismo

    La chirurgia dello strabismo mira al recupero della funzione visiva unitamente alla scomparsa o alla riduzione di una deviazione che persiste nonostante trattamenti ottici assidui.
    L’intervento chirurgico, praticato in anestesia generale nei bambini e in anestesia locale negli adulti, consente di intervenire sui muscoli dell’occhio, in modo da mettere gli occhi il più possibile in asse: praticando un’incisione sulla congiuntiva, il chirurgo strabologo può accedere ai muscoli oculari e intervenire su di essi accorciandoli o modificandone la posizione dell’inserzione sul bulbo.
    L’intervento è totalmente esterno al bulbo oculare e perciò non dà modificazione né sul visus né sulla refrazione.

    L’intervento chirurgico
    L’obiettivo dell’intervento è indebolire l’azione dei muscoli che funzionano troppo, o accentuare quella dei muscoli che funzionano poco (anche in caso di lesioni ai nervi, i muscoli sono danneggiati, quindi, si interviene su questi ultimi).
    In pratica si apre l’occhio e, attraverso un taglio effettuato all’interno dell’occhio (dietro il bulbo oculare), si raggiungono i muscoli che muovono l’occhio e che permettono la visione: se l’obiettivo è indebolire i muscoli, questi vengono spostati all’indietro, se, invece, si vuole rafforzarli, allora li si sposta in avanti. L’età migliore per effettuare l’intervento è intorno ai tre anni. L’operazione, comunque, può essere effettuata anche durante l’età adulta (ci sono persone che non hanno corretto il disturbo durante l’infanzia). L’intervento sui bambini viene sempre eseguito in anestesia generale. Nel caso degli adulti, invece, si può operare anche in anestesia locale o topica (con gocce di anestetico): dipende dalle caratteristiche della persona (se è impressionabile o tende a muoversi troppo è meglio l’anestesia locale o generale). Se lo strabismo è congenito non è possibile ottenere la visione binoculare nemmeno attraverso l’intervento chirurgico. E’ possibile, però, fare in modo che gli occhi raggiungano un certo grado di cooperazione: in questo caso è importane operare il bambino prima dei tre anni e comunque non dopo i cinque, altrimenti non è più possibile garantire la cooperazione tra i due occhi.

    Dopo l’intervento
    L’intervento ha una durata variabile a seconda del grado di strabismo: se si devono spostare solo due muscoli dura all’incirca 30 minuti, se, invece, è necessario agire su quattro muscoli, allora può durare anche un’ora e mezza. La tendenza attuale è di non bendare i bambini dopo l’intervento, ma di applicare solo una pomata antibiotica. In questo modo i piccoli, quando si risvegliano, possono immediatamente riaprire gli occhi vivendo, così, in maniera meno traumatica la situazione. I risultati non sempre sono definitivi. In certi casi è necessario reintervenire a distanza di qualche mese: succede soprattutto in caso di strabismi marcati, che interesano più muscoli. La situazione va comunque valutata a distanza di tempo: a volte il secondo intervento, che sembrava necessario, non lo è più. L’intervento non corregge eventuali difetti visivi legati allo strabismo. La persona viene dimessa, in genere, il giorno successivo all’operazione. Nei giorni che seguono l’intervento, gli occhi sono rossi. Possono presentarsi anche disturbi visivi passeggeri, lacrimazione, bruciore, prurito e a volte mal di testa. Tutti questi segni spariscono solitamente con un trattamento locale (gocce o pomata) a base di antibiotico e cortisone. La cicatrizzazione completa della congiuntiva richiede più giorni.

    I consigli per i genitori
    Prima dei sei mesi di vita può succedere che il bambino sia strabico: l’apparato visivo, infatti, non è ancora giunto a completa maturazione. Se gli occhi presentano uno strabismo intermittente (temporaneo e non costante) non è, quindi, il caso di preoccuparsi.
    Se lo strabismo è costante, è necessario rivolgersi subito allo specialista, anche se il bambino ha pochi giorni o settimane di vita. Infatti, può trattarsi di strabismo secondario, dovuto a altre malattie (come la cataratta).
    Attenersi esclusivamente alle indicazioni dello specialista per quanto riguarda la manovra di occlusione.
    Sottoporre il piccolo a controlli regolari: sia per monitorare la vista, sia per tenere sotto controllo lo strabismo e decidere per l’eventuale intervento.
    E’ importante che i genitori siano sempre disposti a collaborare, sia prima, sia dopo l’intervento (in certi casi l’occlusione deve essere fatta anche dopo l’operazione).

Strabismo in età pediatrica

La paralisi del grande obliquo: quando il bimbo reclina il capo
Piegare la testina da una parte mentre si legge, si gioca o si disegna è un fatto abbastanza comune nei bambini, che si manifesta soprattutto tra i tre e i sette-otto anni di età. Questo atteggiamento spesso infastidisce i genitori, i quali si sentono in dovere di riprendere il figlio, sgridandolo un po’, magari con dolcezza, per fargli perdere quella che, secondo loro, è solo una cattiva abitudine. Invece, spesso si tratta di una postura che il bambino è costretto ad assumere per stare più comodo, o addirittura per riuscire a vederci meglio. E’ la conclusione alla quale è giunto uno studio, condotto dall’Università di Milano su un grande numero di bambini di età prescolare e scolare, che tendevano a tenere, appunto, il capo sempre piegato da un lato. I ricercatori hanno avuto modo di verificare che, nella maggior parte dei casi, l’atteggiamento era dovuto a un disturbo di origine ortopedico-muscolare, il cosiddetto torcicollo miogeno congenito. In un alto numero di casi, poi, la postura scorretta era dovuta a un problema legato all’organo della vista. Nello specifico, era coinvolto il muscolo obliquo superiore dell’occhio. In entrambi i casi, non si tratta di disturbi seri, ma questi vanno approfonditi e curati in modo che non diano problemi più avanti con gli anni. Ma vediamo, nel dettaglio, di che cosa si tratta.

Lo studio
Indagare le cause che costringono i bambini a piegare la testa sempre dallo stesso lato è stato l’obiettivo di una ricerca, condotta dall’equipe di specialisti del Centro di Oftalmologia Pediatrica dell’ospedale San Paolo di Milano e coordinata dal professor Paolo Nucci, direttore del Centro stesso e Consigliere della Società Oftalmologica Italiana. Lo studio, grazie ai risultati innovativi raggiunti, ha meritato la pubblicazione sulla rivista medica statunitense American Journal of Ophthalmology.
Gli esperti hanno preso in esame 63 bambini, che frequentavano la scuola materna o i primi anni di scuola elementare. A tutti questi piccoli, il pediatra di famiglia aveva diagnosticato un atteggiamento anomalo del capo, che, secondo i pediatri, aveva cause più serie, che era il caso di indagare.
I bambini sono stati sottoposti a una serie di controlli medici specialistici, da parte di neurologi e di ortopedici. Quindi, sono stati osservati da oftalmologi. Nei confronti di questi piccoli i medici hanno osservato un’attenzione e una delicatezza particolare, per non indurre timore, ma per stimolare la collaborazione.
Ed ecco i risultati. Su 63 bambini, ben 35 tenevano la testa piegata da un lato a causa di un problema ortopedico, 25 avevano un problema alla vista. Solo nei pochi casi restanti, il problema era dovuto a problemi di tipo neurologico.

Se è “colpa” degli occhi
Se la tendenza a piegare la testa da un lato del corpo è dovuta all’organo della vista, il bambino può avere un problema a un muscolo dell’occhio che si chiama grande obliquo. Si può trattare, cioè, della cosiddetta “paralisi del grande obliquo”. Ecco di che cosa si tratta.

Se il muscolo non si muove
La paralisi del grande obliquo è un difetto di un muscolo chiamato “grande obliquo” o “obliquo superiore” dell’occhio.
Questo muscolo, insieme con il muscolo “obliquo inferiore” (detto anche “piccolo obliquo”) consente i movimenti di torsione dell’occhio. Questi muscoli sono inseriti sulla sclera, cioè la parte esterna, bianca dell’occhio, tra i muscoli retti orizzontali e verticali. 6
Sempre inseriti sul bulbo oculare, ci sono i “muscoli retti inferiore e superiore”, che permettono i movimenti verso l’alto e verso il basso. Si trovano inseriti, rispettivamente, nella parte superiore e inferiore del bulbo oculare e lo collegano con la struttura ossea interna della cavità cranica.
I “muscoli retti mediale e laterale” (che si trovano inseriti a sinistra e a destra del bulbo) permettono i movimenti orizzontali.
Il problema nasce quando il grande obliquo non funziona bene, cioè è come paralizzato. L’occhio, quindi, non riesce ad abbassarsi e a ruotare per permettere al bambino di visualizzare e mettere a fuoco un oggetto posto in basso rispetto a lui. Il piccolo si trova allora costretto a rimediare al fatto che l’occhio non si sposta e non si torce verso il basso, spostando tutto il capo. Se non adottasse questo sistema, del tutto involontario, non riuscirebbe a mettere a fuoco gli oggetti che si trovano in basso.
Questo succede, per esempio, quando il bambino legge, disegna, gioca con piccoli oggetti. Mentre cammina o corre, invece, il disturbo si nota meno perché durante queste attività si tende a guardare persone o oggetti posti alla propria altezza.

Perché succede
La paralisi del grande obliquo è un disturbo congenito, cioè presente da prima della nascita, ed è legato a una minore tonicità del muscolo.
Non porta con sé conseguenze troppo serie, ma va comunque affrontato per evitare che causi un’anomalia posturale sempre più marcata.
La paralisi del muscolo non si risolve, infatti, con il progredire degli anni.

Ci vuole l’oculista
Come è stato accennato, i genitori e il pediatra di famiglia possono rendersi conto che il piccolo piega la testa per un problema visivo.
Esiste, infatti, un sistema molto semplice per verificare la presenza di paralisi del grande obliquo. Basta afferrare dolcemente la testa del bambino e indurlo a piegare il collo dalla parte opposta rispetto al lato verso il quale il piccolo tende a tenere inclinato il capo.
Se il grande obliquo ha effettivamente dei problemi, l’occhio tenderà a spostarsi verso l’alto.
Solo l’oculista, però, è in grado di confermare l’esistenza del problema e di stabilirne l’entità.

La visita
L’oculista effettua un controllo approfondito, che però non induce timore nel bambino. Gli specialisti di oggi tendono anzi a proporre la visita in modo divertente e giocoso, per tranquillizzare i piccoli e ottenere anche una certa collaborazione.
Scoprire se c’è paralisi del grande obliquo è semplice e non richiede l’ausilio di macchinari speciali. Infatti è sufficiente muovere delicatamente la testa del piccolo avanti e indietro, a destra e a sinistra, osservando le posizioni dell’occhio.
Inoltre il medico può chiedere al piccolo di fissare alcuni oggetti, fermi e in movimento: in questo modo è possibile verificare se i due bulbi oculari si muovono in sincronia.

Un intervento semplice
Se l’oculista ha rilevato che effettivamente c’è un problema al grande obliquo, il sistema per risolvere il problema è esclusivamente di tipo chirurgico.
Si tratta di un’operazione molto semplice e veloce. L’anestesia è di tipo generale, ma solo perché in questo modo si ottiene l’immobilità necessaria all’intervento. Infatti, con l’anestesia locale i bambini piangono e si dibattono, cosa che renderebbe impossibile l’operazione. Gli anestetici utilizzati oggi, comunque, sono leggeri e ben tollerati anche dai piccoli.
Il chirurgo oculista divarica le palpebre ed effettua una piccola incisione e sposta l’obliquo inferiore, il muscolo antagonista all’obliquo superiore paralizzato, per diminuirne l’effetto motorio. In questo modo, per un meccanismo di compenso, anche il muscolo malato, non più contrastato, acquista elasticità, riesce a muoversi e a far spostare l’occhio verso il basso.
L’intervento ha una durata di dieci minuti circa e non è nemmeno necessario indossare bende o occhiali protettivi.
Per una settimana dopo l’operazione, comunque, è necessario instillare nell’occhio operato qualche goccia di collirio antibiotico (per due o tre volte al giorno), per consentire una perfetta guarigione.
La deviazione degli occhi (strabismo) non è una banale anomalia estetica, ma nella grande maggioranza dei casi testimonia un disordine più o meno grave della vista.
Dal 2 al 3% dei bambini presentano uno strabismo, che può essere congenito oppure apparire durante l’infanzia.
Qualunque sia l’età della comparsa di una deviazione oculare nel bambino, un esame oculistico deve essere effettuato in breve tempo.
In due casi su tre allo strabismo si accompagna un calo dell’acutezza visiva dell’occhio deviato (ambliopia) che a volte è molto serio. Diventa irrecuperabile se il trattamento medico arriva troppo tardi; al contrario un trattamento precoce, spesso l’occlusione dell’occhio buono, può prevenire la sua comparsa o correggerlo almeno parzialmente.
E’ indispensabile che l’oculista e l’ortottista se ne incarichino precocemente e per un lungo periodo. La collaborazione stretta dei genitori è fondamentale per far accettare al bambino i trattamenti prescritti, soprattutto per l’applicazione permanente della correzione ottica, dell’occlusione o degli occhiali per la rieducazione visiva.
Un intervento chirurgico può essere necessario a seconda del tipo di strabismo. Anche dopo un trattamento medico-chirurgico perfettamente eseguito, dei controlli alla vista sono indispensabili fino all’età adulta poiché la recidiva e la persistenza dei disturbi visivi dello strabismo sono possibili.

Strabismo nell'adulto

Uno strabismo nell’adulto è spesso uno strabismo infantile trascurato o una recidiva tardiva favorita da cause diverse quali: abbandoni della correzione ottica, comparsa della presbiopia, particolari condizioni di affaticamento visivo.
Uno strabismo nell’adulto può anche tradurre una paralisi acquisita dei muscoli oculari.
L’intervento chirurgico può essere necessario per corregger la deviazione oculare. Obbedisce alle stesse regole applicate al bambino. Tuttavia si devono sottolineare alcune particolarità:
In alcuni casi si può applicare l’operazione in anestesia locale.
La presenza di diplopia è più frequente rispetto al bambino e può rendere necessario un trattamento complementare se persiste

Risultati dell’intervento
Nessun chirurgo oftalmico può garantire una riuscita totale dell’operazione. Un riallineamento corretto dei due occhi viene ottenuto nella maggioranza dei casi dopo uno o più interventi.
Tuttavia la posizione degli occhi si modifica nei mesi o negli anni seguenti, soprattutto nel bambino. Per questo sono necessari dei controlli regolari anche dopo molti anni dall’interventi chirurgico.
Il ripristino di una vista binoculare normale è possibile solo quando questa vista binoculare era già preesistente. Anche in questo caso non si può affermare prima dell’intervento che questo risultato sarà ottenuto.
Nella maggioranza dei casi, l’intervento chirurgico nello strabismo non elimina la applicazione ulteriore di occhiali correttivi al fine di assicurare la miglior vista possibile.