LA BALLATA DELL’AMORE CIECO O DELLA VANITA’

Un uomo onesto, un uomo probo,
s’innamorò perdutamente
d’una che non lo amava niente.
Gli disse: “Portami domani,
il cuore di tua madre per i miei cani”.
Lui dalla madre andò e l’uccise,
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò.

Non era il cuore, non era il cuore,
non le bastava quell’orrore,
voleva un’altra prova del suo cieco amore.
Gli disse ancor: “Se mi vuoi bene,
tagliati dei polsi le quattro vene”.
Le vene ai polsi lui si tagliò
e come il sangue ne sgorgò
correndo come un pazzo da lei tornò.

Gli disse lei ridendo forte: ”L’ultima tua prova sarà la morte”.
E mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la vanità fredda gioiva:
un uomo s’era ucciso per il suo amore.

Fuori soffiava dolce il vento,
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
quando a lei nulla era restato,
non il suo amore, non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene.

FABRIZIO DE ANDRE’ 1966

Dedicata alle amiche Fru Berto e Elena Formaggio. Il personaggio della donna fredda, algida e crudele è un topos della letteratura e della narrativa. La regina di Biancaneve, la donna del poeta stilnovista Cavalcanti, la guerriera del “La leggenda della Grigna”. De Andrè calca la mano nell’assurdo. Non dice chi sia la donna, perché si comporti così, perché l’innamorato, cieco metaforicamente, soddisfi le sue due richieste. Il cuore della madre, per i cani. Il suicidio eseguito a comando. L’aprosdòketon, l’effetto sorpresa, sta nel finale, quando lui muore contento. Un’iperbole mostruosa del sadismo di lei e del masochismo di lui. La vicenda è ritmata da una musichetta sardonica e irriverente, come se Fabrizio volesse dirci senza dirlo: guardate che la storia non è vera, l’ho inventata per farvi paura o farvi pensare. Insomma si è divertito, affondando le mani nell’orrore (che fa rima con amore, colore e cuore: un ossimoro). Le strofe sono 4, di lunghezza diversa, come i versi, prevalgono i novenari. Molte le rime baciate AA BB CC, le predilette del primo De André, alcune alternate, solo 4 versi irrelati (senza la rima) su 31. Le rime formano una catena; nelle ultime due strofe, infatti, il crescendo, l’intensità della storia è inchiodata dal susseguirsi frenetico delle rime.