Quel potere che fa perdere tempo (storia di una crisi annunciata)

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E’ sempre il tempo che regola la vita soprattutto quella politica ma se l’esistenza di cui si parla è quella di una nazione come l’Italia che occupa l’ultima posizione in Europa nella classifica della crescita economica (solo lo 0,1 %) ogni giorno perso, ogni titubanza nel delineare delle nette posizioni politico-amministrative rendono il conto sempre più salato.

E come ben sapete a pagare questo conto è sempre la cittadinanza, cioè i contribuenti, in poche parole gli elettori.

Da qualche giorno siamo nel mezzo di una crisi politica annunciata che vede sgretolare un governo nato da un accordo tra M5S e Lega Nord dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018.

Era il 31 maggio 2018 quando il Presidente della Repubblica Mattarella dava incarico all’Avv. Giuseppe Conte di formare un nuovo governo “politico” dopo che per dei giorni si era paventata la possibilità di un governo neutrale con a capo l’economista Carlo Cottarelli con lo scopo di mantenere i conti in ordine.

Cottarelli infatti il 28 maggio 2018 dichiarava: “Andrò in Parlamento con un programma che presenti la legge di bilancio e porti il paese alle elezioni all’inizio del 2019 in caso di fiducia o dopo agosto in caso di sfiducia”.

Oggi, dopo lo strappo tecnico dell’uomo in campagna elettorale perenne Matteo Salvini, con la prospettiva di andare al voto o di proporre un governo parlamentare di responsabilità per attuare quello che già 14 mesi fa dichiarava il professore Cottarelli, ci troviamo al punto di partenza, anzi ci troviamo da un punto di vista economico più indietro di prima.

Si è perso del tempo ma per Salvini, entrando in spiaggia a Taorimina: “Chi perde tempo in una situazione delicata come questa lo fa unicamente per salvare la poltrona, non ci sono scuse di manovre, responsabilità, Iva. Chi perde tempo danneggia l’Italia e salva la sua poltrona”.

Si lo dice proprio lui, il primo che spingeva nel 2018 per il governo a tempo con il M5S e che oggi forte della sua percentuale di consenso vuole subito votare la sfiducia al proprio governo e andare subito alle elezioni.

A seguire il nuovo senatur della Lega Nord 3.0 ma – 49 milioni di euro vi è anche Fratelli d’Italia e sicuramente anche Forza Italia.

Il M5S si trova a vivere la tragedia della moglie tradita dal marito sciupafemmine. Qui Conte sta uscendo con dignità “issandosi sulle spalle di Di Maio, il leader che non fu, e di Dibba, il leader che fuggì”.

Il Pd trova il tempo, ancora una volta, di esser internamente in disaccordo e si paventa una scissione e la nascita di un nuovo soggetto politico a trazione Matteo Renzi (Sarà vero? Sarà il momento giusto?).

Renzi infatti vuole un governo di transizione per aggiustare alcuni conti economici e tagliare i parlamentari invece Zingaretti è per il voto subito per ritornare sicuramente all’opposizione, come una consuetudine tafazziana del centro sinistra post-renzi.

Come dice Antonio Polito dalle colonne del Corriere della Sera: “Se non la spunta nessuno dei due, continuano a litigare e perdono altri voti”.

Unica cosa rassicurante è che alla fine deciderà Mattarella e tre sono le opzioni: 1) constata la caduta di Conte al Senato subito dopo Ferragosto, scioglie le Camere e Salvini ha le elezioni il 27 ottobre come vuole (già che non è il 28 ottobre è qualcosa). 2) constata la caduta di Conte e forma un governo di garanzia, perché non può essere Salvini a gestire le elezioni dal Viminale; il nuovo governo non prende la fiducia e resta in carica per l’ordinaria amministrazione, e allora si vota a novembre e forse anche a dicembre. 3) constata dopo la caduta di Conte l’esistenza di un’altra maggioranza di scopo renziano (fermare l’aumento dell’Iva e completare la riforma del numero dei parlamentari) e allora si va fino a primavera. Credo nella terza possibilità trovandomi per la prima volta in contrasto con Calenda.

Certo, la corsa al voto di Salvini sembra la volontà di quel giocatore di poker di sfruttare, dopo tanto giocare e perdere, la mano buona (la Lega Nord è in crescita, è da 14 mesi a capo della più intensa e populista campagna elettorale rivestendo la posizione di maggioranza per le cose fatte ed opposizione per le cose non realizzate per colpa del M5S) e la stanchezza degli altri giocatori al tavolo (Berlusconi e la Meloni lo aspettano a braccia aperte, il M5S è in caduta non solo di consensi ma anche di credibilità ed il PD non è in grado di far fronte all’ondata verde).

Ma le vere ragioni della crisi di certo non riguardano la questione Tav (solo un buon alibi) ma: 1) il mancato accordo sull’autonomia e questo non poteva esser il motivo chiave altrimenti Salvini apriva una campagna elettorale Nord contro Sud proprio nel momento in cui la Lega Nord prende incomprensibilmente voti al Sud; 2) Il taglio dei parlamentari ed un probabile vincente non può ridurre le proprie armate verdi del nord; 3) La legge di bilancio per il 2020 che sarà pesante ed il buon Salvini da possibile premier avrà l’attenuante dell’ incapacità e scelleratezza nei conti dell’ex socio M5S per l’attività politica in deficit.

Possibilmente tra poco avremo un Governo Cottarelli, si come un anno fa, si proprio come un anno fa!