La chiesa e la scalinata di Santa Lucia

La chiesa e la scalinata di Santa Lucia

La scalinata di Santa Lucia è facilmente raggiungibile attraversando il Corso Garibaldi e conduce alla chiesa omonima. Da diversi anni è oggetto di installazioni artistiche temporanee che ogni volta la arricchiscono con una veste diversa.

Un vecchio, Salvatore Barraqueddu, mentre dormiva nella grotta di la ghjesgia ’ecchja, in sogno fu invitato da Santa Lucia a costruirle una chiesa, proprio sul promontorio.

Tra la Santa e Salvatore si sarebbe svolto questo dialogo:

Fammi una ghjescia!
- Ma, Signora, eu no’ àgghju dinà!
- Li dinà ti ’lli docu eu! Torra dumani 


Il giorno seguente il Barraqueddu tornò nella grotta ed ebbe i soldi che Santa Lucia gli aveva promesso, conservati i’lli cuncheddhi delle pareti della grotta da dove, improvvisamente, cominciarono a cadere per terra. Il vecchio li raccolse e comprò le prime lastre di granito per costruire la chiesa di Santa Lucia. Il muratore che costruì la chiesa avrebbe composto anche una lauda a Santa Lucia.
Fin qui la tradizione orale. Storicamente la costruzione della chiesa avvenne in seguito ad alcuni eventi. Il Venerdì Santo del 1904, Nicolò Columbano (minori), vittima di un incidente di caccia, temendo di perdere completamente la vista, fece voto di erigere una cappella da dedicare alla santa protettrice della vista.
A completa guarigione, acquistò la statua di Santa Lucia che custodì provvisoriamente nella propria abitazione, in attesa di realizzare la cappella promessa.
Alla fine della prima guerra mondiale, Pasqualino Satta, noto Gaddhura lu raminaiu, ex prigioniero di guerra, rientrato a casa dopo la liberazione, portò con sé una bandiera con l’effige di S. Lucia, recuperata durante l’avanzata, tra le rovine di una chiesa distrutta. Successivamente, il 19 giugno 1924, si costituì la Società di Santa Lucia alla scopo di erigere la chiesa. La chiesa fu costruita con offerte dei fedeli e con le tradizionali manialie. Animati da una grande fede nella Divina Provvidenza e sostenuti da un entusiasmo da pionieri si misero all’opera e, senza una lira in cassa iniziarono la raccolta delle offerte.


Giovanni Filippeddu ricordava che molti operai andavano a lavorare la sera, dopo la giornata lavorativa e con la soddisfazione di un vero credente, diceva: «N’emu carriatu di cantoni in coddhu pa’ fa’ la ghjescia di Santa Lucia beddha».
Nel giugno del 1926 il Comitato fu capace di predisporre il lavoro di costruzione e il giorno 30 si poté celebrare la cerimonia della posa della prima pietra collocata «in facciata all’ angolo di ponente» alla presenza dell’allora podestà Nicolò Columbano.


Continuarono senza soste e con la volontà che ha quasi del miracoloso, le raccolte di offerte organizzando lotterie, manifestazioni folkloristiche e spettacoli vari fino alla realizzazione dell’opera.
In data 9 febbraio 1929, si costituisce il comitato per i festeggiamenti di Santa Lucia. Il parroco è riconosciuto presidente del Comitato delle feste, al quale spetta il diritto della scelta e della nomina dei membri e delle cariche, secondo le norme del Concilio Plenario Sardo. La chiesa fu solennemente benedetta dal vescovo monsignor Albino Morera, assistito dal canonico Mura e dal parroco don Michelangelo Atzori, il 20 ottobre 1937, in occasione della visita pastorale.


Nicolò Columbano (minori), già benemerito per la pia iniziativa di dedicare a Santa Lucia una chiesa, è degno di essere ricordato anche come poeta dialettale per aver composto e cantato col popolo una vera e propria laude sacra in onore della Santa che si canta anche oggi.

Nel 2000 sono stati eseguiti lavori di sistemazione nell’area circostante, nel novembre 2003 il nuovo impianto elettrico e nell’ottobre del 2006 è stato rifatto il tetto.
La Chiesa è stata messa a disposizione della Regia Marina, per esigenze belliche, dall’8 novembre 1943 al 9 giugno 1944.
La chiesa di S. Lucia, che per la suggestiva gradinata di accesso richiama in qualche modo l’Ara Coeli di Roma, si erge a nord nella parte alta del paese e fa’ da sfondo a via Garibaldi. È circondata da un bastione provvisto di una piazzetta e di vari sedili in pietra che offrono la possibilità di godere del fresco estivo e del silenzio. Da essa si domina il meraviglioso panorama di Contra di picia, minti di Ghjiogliu, Rena, Vidda Noa, Fraicu, i campi coltivati a foraggio, gli orti, ifrutteti di Capichera fino alle lontane cime del Limbara.
La devozione a Santa Lucia si è radicata nel tempo ed è molto sentita da tutti gli Arzachenesi che rivolgono lo sguardo a quel colle per implorare la protezione della vista e la vigilanza costante sul nostro paese.

Tratto dal libro: Una ghjanna sempr’abbalta di Don Francesco Cossu parroco di Arzachena.