24 aprile 2021 - 06:55

Sorisole, la casa degli impresari all’asta per due rate di mutuo in ritardo. Ora è in vendita al quadruplo

L’azienda di famiglia era in difficoltà per un mancato pagamento. L’abitazione da un milione battuta a 115 mila euro. Giovanni e Demetrio Milesi: «Abbiamo perso tutto, nostro fratello è morto e la banca vuole ancora soldi»

di Maddalena Berbenni

Sorisole, la casa degli impresari all'asta per due rate di mutuo in ritardo. Ora è in vendita al quadruplo Demetrio e Giovanni Milesi hanno perso la casa all’asta per due rate di mutuo
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«Imperdibile», «introvabile». E non bastassero gli aggettivi, una striscia di punti esclamativi accompagna la descrizione della villa in vendita in via Don Santo Carminati, a Sorisole: due appartamenti e un magazzino con area esterna, «ideale per attività». Esattamente. Negli anni ‘60 Renato Milesi l’aveva costruita, oltre che per viverci, per la sua impresa edile, ereditata poi dai 4 figli. Sull’annuncio dell’agenzia immobiliare c’è finita dopo 11 anni di aste. Alla ventiduesima è stata battuta a 115 mila euro, un decimo del milione periziato dalla banca, che l’aveva fatta pignorare, mentre ora è in vendita a 400 mila.

Un valzer di cifre che per Giovanni Pastore dimostra un sistema sbagliato. È tra i soci fondatori dell’associazione Favor Debitoris, nata a Milano nel 2015 per tutelare l’interesse del debitore nell’ambito della relazione bancaria. «La storia dei Milesi — afferma Pastore — è lo specchio della follia puramente italiana delle aste immobiliari, che colpisce di più il ceto medio, quasi sempre persone perbene che sono riuscite con le loro forze ad avviare un’attività, che aprono un credito per svilupparla, inciampano e finiscono sul lastrico. Non è un caso che proprio a Bergamo il rapporto tra gli immobili all’asta e quelli presenti sul territorio sia particolarmente elevato: 1 ogni 30, mentre a livello nazionale è 1 ogni 72».

Giovanni e Demetrio Milesi, 55 a 46 anni, riemergono dai cantiere di Caravaggio e Canzo (Como) alle 18.30, ancora con la polvere addosso. Lavorano come dipendenti per un’azienda di Albano, ora. L’impresa fondata dal padre non esiste più. Il «calvario», come lo chiama Giovanni, inizia nel 2002 quando, «per dare forza all’impresa», accendono un mutuo da 180 mila euro alla Bcc di Sorisole. A garanzia mette l’immobile di famiglia, dove sono nati e cresciuti: «Il perito della banca l’aveva stimato un milione di euro», è scritto, documenta Giovanni.

L’imprevisto è il mancato pagamento di un cliente, «una cifra importante, 700 mila euro — racconta Milesi —. Ottenerli è stato impossibile. Siamo andati in difficoltà di liquidità e abbiamo saltato il pagamento di due rate». Erano 2.600 euro in tutto. «La banca ci ha bloccato i conti e non ho nemmeno più potuto controllare che cosa avevo pagato e cosa no. Solo 3 anni dopo, a forza di supplicare, ho scoperto che quelle due rate le avevo pagate 60 giorni dopo e ho versato anche le successive. Il problema era il ritardo. Mi sono fermato quando ho capito che la banca voleva procedere con l’asta e ho iniziato ad avere paura». Si è rivolto al tribunale. «Ho chiesto la conversione del pignoramento immobiliare, che prevede il deposito di un quinto del valore, 30 mila euro che sarei stato disposto a versare subito, ma per il giudice ero in ritardo». L’istanza è stata respinta.

«Non c’è stato più niente da fare. Dopo 11 anni e 22 aste, nel 2016 la casa è stata aggiudicata a 115 mila euro. Per me è assurdo. Un giudice non dovrebbe vendere sotto una certa soglia, così non soddisfa nessun creditore». E il debitore rischia di rimanere tale. «Tolti gli interessi e le spese del tribunale, la banca mi chiede ancora 117 mila euro. Io mi rifiuto. C’è in corso una causa, perché penso di avere già dato abbastanza. Ci ho rimesso l’immobile che valeva un milione, ho pagato quasi la metà del mutuo, versando 38 mila euro quando la procedura era già stata avviata. E ho perso mio fratello».

Gilberto è morto l’11 marzo a 49 anni: «Ci ha macinato tanto e non era stato più lo stesso, dietro c’era la sofferenza». La Milesi faceva più di 2 milioni di fatturato, ha lavorato anche per enti locali. La croce sul Canto Alto è opera sua. Mentre il nuovo proprietario propone la villa di Sorisole a una cifra che è 4 volte tanto quella versata al tribunale, Giovanni e Demetrio si sono sistemati a Oltre il Colle, iniziano le loro giornate alle 4 e macinano chilometri. Non nascondono la rabbia e ciò che hanno nel cuore: «Non speriamo più in niente, ormai la fiducia è zero».

L’associazione Favor Debitoris, con cui sono in contatto da tempo, oltre ad avere assistito un centinaio di famiglie, sul tema promuove convegni, studi, leggi: «Dopo l’approvazione della norma che privilegia le cartolarizzazioni sociali — spiega Pastore — con l’Università Cattolica stiamo lavorando al primo fondo salva casa. Abbiamo sostenuto l’abolizione della vergognosa norma per cui era possibile sloggiare le famiglie dalle abitazioni pignorate prima del decreto di trasferimento successivo alla vendita, e l’inserimento delle norme relative al sovraindebitamento, che esiste in tutta Europa. Per fare l’esempio più vicino, ogni anno in Francia, a precise condizioni, vengono sdebitate 200mila famiglie e piccole imprese».

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