Cosa significa essere liberi?

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Cosa significa essere liberi?

È un sentimento fugace quel “senso di libertà” che ci pervade in determinati istanti della vita. Ci sentiamo leggeri  e allo stesso tempo pieni di qualcosa che ci fa sentire completi, integri… noi stessi.
Ma che cos’è realmente la libertà? Come possiamo trasformare quegli istanti in qualcosa di più duraturo e concreto?
Proviamo quindi ad entrare nel profondo per comprendere alcuni meccanismi che se usati a nostro vantaggio possono aprirci le porte ad una nuova dimensione, che poco ha a che fare con la continua rincorsa di una chimera difficile da raggiungere.

Attenzione alle false libertà.

Ti sarà sicuramente successo di pensare che avresti raggiunto la libertà al verificarsi di determinate condizioni, come queste: “per me libertà significa raggiungere una stabilità economica che  mi permette di comprarmi ciò che voglio, senza troppe preoccupazioni”; “Quando potrò dire in faccia a certe persone ciò che penso veramente di loro, sarà una grande libertà”; O ancora “per me libertà significa non dover rendere conto a qualcuno” o “per me libertà è viaggiare tutta la vita”.
Queste condizioni che sicuramente ci possono avvicinare a quella piacevole sensazione di libertà, rischiano però di renderci schiavi dei risultati ai quali aspiriamo. Il motivo è presto spiegato: acquistare tutto ciò che vorremmo, ad esempio, rischia di trasformarsi in una schiavitù dai mezzi necessari a raggiungere quello scopo. Per fare acquisti abbiamo bisogno di soldi, per fare soldi abbiamo bisogno di lavorare. Non c’è libertà in tutto ciò, neanche se svincolandoci dal dover lavorare per guadagnare. La falsa libertà di spendere quanto vogliamo, ci assoggetta perciò al continuo bisogno di denaro.
E sbattere in faccia agli altri ciò che si pensa, senza filtri? Beh, sicuramente aumenta il rischio di metterci in condizioni spiacevoli, di scarsa empatia e di difficoltà nel gestire le relazioni con gli altri. Insomma, ci pone davanti al rischio di renderci schiavi di un senso di superiorità e saccenteria. Ciò non significa che non possiamo sentirci in dovere di esporre la nostra opinione, tuttavia l’assertività, il tono e lo scopo del nostro intervento per produrre effetti positivi e costruttivi, dovrebbero prima essere processati dal nostro “sistema interno”.

Da dove nasce quindi la nostra libertà personale?

Per comprenderlo dobbiamo fare un passo indietro. Le nostre vite in qualità di esseri sociali e immersi in un sistema fatto di relazioni (la società), si basano su alcune convinzioni condivise.
Sono un insieme di etichette, generalizzazioni e stereotipi che ci servono per dare una visione razionale (seppur semplificata) della miriade di fenomeni ed eventi che ci accadono. Interpretarli tutti e coglierne le singole peculiarità sarebbe assai complesso, per cui la nostra mente tende a inserirli all’interno di “contenitori generici”. Ecco che attraverso questo meccanismo anche i nostri ruoli all’interno della società, le nostre azioni e gli scopi dell’agire, tendono così ad uniformarsi. Queste regole ben radicate e condivise, ci indicano quindi come dovremo essere e ci offrono una chiave di lettura di noi stessi, che ci induce a giudicarci a seconda che il nostro agire corrisponda o meno alla visione sociale. Questo meccanismo non riesce però a tenere conto delle variabili che ognuno di noi porta con sé, tutte quelle peculiarità che ci rendono esseri unici ed irripetibili e che potenzialmente ci offrono la possibilità di scriver la nostra storia personale. Un racconto che dall’accettazione di noi stessi, apre le porte alla libertà di percorrere la propria strada.

Cosa possiamo fare per esercitare la nostra libertà?

Una volta definito che la libertà non è duratura se ancorata ad un obiettivo che ci rende schiavi di qualcos’altro o ad una storia imparata a memoria e che non rende giustizia alle nostre unicità, possiamo applicare alcune semplici regole che ci aiutano a definire il nostro modo di sentirci liberi.

  • Coltiviamo il nostro dialogo interiore senza giudicarci e colpevolizzarci. Lasciare andare quei pensieri che ci sottomettono ad un giudizio negativo su noi stessi o sulle nostre capacità di affrontare situazioni e sfide, è il primo passo per abbattere le barriere che limitano l’ agire. In questo frangente, la libertà sta nel concedersi la possibilità di “camminare” in territori che non avremmo mai avuto il coraggio di esplorare, con il solo scopo di accrescere le nostre conoscenze e renderci flessibili al cambiamento. Rimanere immobili nelle proprie idee e convinzioni non è forse una forma di non-libertà?
  • Ciò che dicono a fanno gli altri ha molto a che fare con le loro frustrazioni e con le difficoltà incontrate e molto poco con noi stessi. Ne consegue che pur nella difficoltà di accusare il colpo, il giudizio altrui non andrebbe preso sul personale ma visto come lo specchio di una precisa situazione interiore della persona che si pronuncia. Esercitiamoci a liberarci quindi dal vincolo di ciò che pensano gli altri di noi, perché ciò tende a limitare le nostre azioni e la visione di noi stessi.
  • Evitiamo le supposizioni su noi stessi. Quante volte abbiamo pensato di non essere capaci o portati per una determinata cosa: un lavoro, uno sport, una relazione. In questi casi ci stiamo privando della possibilità di conoscerci meglio, cedendo ancora una volta alla schiavitù del giudizio interiore. Fare esperienze senza porci limiti, nel rispetto di noi stessi e degli altri, può rivelarsi un modo meraviglioso per andare incontro alla libertà. Alleniamoci quindi a conoscere e conoscersi ma soprattutto diamoci la possibilità di sbagliare, considerando l’errore non tanto come un fallimento ma come una tappa fondamentale di un percorso di esplorazione.
  • Tutti noi agiamo sempre facendo il massimo di ciò che possiamo fare in quel determinato momento. Va da sé che possono esserci momenti in cui rendiamo tanto e altri in cui l’energia per affrontare le giornate non è quella che vorremmo. Lavorare sodo è importante, tanto quanto avere una visione d’insieme dell’opera che stiamo compiendo. Può capitare di sentirsi meno motivati rispetto ad un progetto, il lavoro, l’allenamento, i rapporti con le persone. Impariamo a contestualizzare il tutto e considerare la battuta d’arresto come un episodio isolato che non potrà compromettere l’esito complessivo del lavoro. Anche questo aiuta a sentirsi meno incatenati all’obbligo di essere sempre al top, perché nessuno lo è costantemente.

Cos’è quindi la libertà?

Non è una corsa verso qualcosa che ci viene imposto dall’esterno o che ci auto-imponiamo perché parte di un copione scritto da altri. È più vicina ad una condizione mentale, che si riassume nella possibilità che ci diamo ogni giorno di scoprire un lato nuovo di noi stessi, senza dover rinchiudere il nostro essere in una stanza abitata dal giudizio, dall’insicurezza e da preconcetti che guidano l’agire.

 

 

 

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