Che io veda di nuovo

Che io veda di nuovo

 

GIOVEDÌ 01 GIUGNO 2023

SAN GIUSTINO MARTIRE – MEMORIA

Prima lettura: Sir 42,15-26

Salmo: Sal 32 (33)

Vangelo: Mc 10,46-52

Quanta gente sarà passata in quel luogo, eppure Barrtimeo capisce che  sta passando qualcuno di particolare, forse aveva sentito parlare di Gesù, ed  ora può incontrarlo. “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, urla, quell’urlo che è nvocazione semplice e assieme drammatica, è l’unico modo per Bartimeo di superare il buio e la distanza che lo separa da Gesù.

“Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, é la preghiera dei piccoli, dei poveri che si rivolgono al Signore, è una professione di fede, perché ripongono in lui tutta la loro speranza.

Gesù chiama alla luce il cieco Bartimeo: “Che vuoi che io ti faccia?” gli domanda.

Bartimeo, subito chiede di tornare a vedere: “Rabbunì, che io riabbia la vista!”, si affida al Signore, convinto che qull’incontro può cambiare radicalmente tutta la sua vita.

Bartimeo ha riconosciuto in Gesù la luce ancora prima di vederla, per  questo ha riavuto subito la vista. “Va’, la tua fede ti ha salvato!”, gli dice Gesù. Da qui Bartimeo non sarà più un mendicante, ma seguirà Gesù da uomo salvato.

Anche per noi, non sono le nostre opere che ci salvano, non quanto facciamo, è la nostra fede in Gesù Cristo e nella sua opera. Gesù chiede la fede. È solo per la sua fede riposta in Gesù che Bartimeo riceve la vista e non solo questa, riceve anche la salvezza, perché Gesù fa più di quello che la persona umana può chiedere: risponde al suo bisogno terreno, e risponde a quello divino che l’uomo non sa ancora domandare.

“Signore,

aiutami a tornare a vedere,

affinché tutti i miei passi compiuti

siano illuminati dal Tuo amore.

Grido a Te,

poiché Tu sei la mia possibilità,

quella luce che anche un cieco può vedere

e lo rassicura che il buio

non sarà per sempre.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Magnificat

Magnificat

 

MERCOLEDÌ 31 MAGGIO 2023

VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sof 3,14-18 Oppure: Rm 12,9-16b

Salmo: Da Is 12,2-6

Vangelo: Lc 1,39-56

Due donne si incontrano e proclamano la grandezza del Signore, perché in loro Il signore ha veramente compiuto grandi cose. Non ci si può perdere nei pettegolezzi nelle storie diverse, perché Dio ha riempito anche la nostra storia del suo amore.

SIamo creature immerse nel tempo  di Dio, in un disegno di amore eterno. Lui che è eterno compie sempre qualcosa di nuovo, come a dire che la sua eternità non è pura staticità, ma è travolgente novità, è l’eternità dell’amore che non finisce mai di coinvolgerci nella sua storia e di stupirci.

Grandi cose ha fatto per noi, non dobbiamo stancarci di ripeterlo, quasi come una litania, una preghiera che ha il ritmo del nostro respiro, perché segue il ritmo della vita nuova che il Signore fa crescere in noi.

Il Dio della mia salvezza è lui che ha guardato, è lui che fa grandi cose, che ha dispiegato, che ha disperso, che ha rovesciato, che ha innalzato, che ha ricolmato, che ha rimandato, che ha soccorso, che si è ricordato. Tutto è opera sua, rimaniamo in Lui e affidiamoci a Maria, che ci guida in questo viaggio di Dio per noi.

“Maria,

a Te affido il mio cammino:

ti prego vieni a visitarmi,

fai della mia vita

il luogo dove la Parola sia feconda,

affinché essa mi parli sempre di Te, di Dio

ed io non mi senta più solo.

Aiutami a riconoscere la Tua visita

e sappia gioire,

cosi da cantare insieme il Tuo Magnificat.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Riflessi di Te

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30 MAGGIO 2023

MARTEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sir 35,1-15

Salmo: Sal 49 (50)

Vangelo: Mc 10,28-31

Molte volte si dice che per seguire Gesù bisogna lasciare tutto. Chi ha lasciato tutto è davvero a posto? In che cosa consiste quel tutto?

La ricchezza di tipo economica può essere un ostacolo, oppure di aiuto. La questione fondamentale del lasciare, si gioca nell’atteggiamento del cuore. L’attaccamento eccessivo può riguardare pensieri, progetti, luoghi o persone. Tutto dipendente da come viviamo, dalla parte in cui è rivolto il nostro cuore.

Ci può essere capitato di desiderare tanto una cosa, e dopo il primo momento di contentezza per averla avuta, non ci ha dato però la felicità. La vera felicità, la ricchezza del nostro cuore, viene dal porre la fiducia in Dio che non ha mai deluso nessuno. Molte volte le cose vanno diversamente da come ce le immaginavamo, eppure bisogna continuare a camminare, a fidarsi di Lui. E se non abbiamo già sperimentato la sua Provvidenza, potremmo farlo ora.

Lasciare tutto per seguire Gesù, ci fa trovare una condizione di vita nuova, ancora più feconda della prima. Qui Gesu non elimina la fatica del cammino, ma la vive con te, perché Lui vuole essere la tua forza. Allora lasciamo tutto, riponiamo quello che pensiamo siano le nostre forze, le nostre ricchezze, per accogliere la sua forza, la ricchezza del suo amore e poter dire agli altri con la vita: Dio mi ha fatto ricco, mi ha dato tutto se stesso per sempre.

“Signore,

aiutami a sentirti “il mio Dio”,

Colui nel quale confidare e posare il cuore.

Sostieni le mie gambe stanche,

che dinanzi a te piego

e libera il mio cuore

da tutto ciò che mi impedisce di camminare.

Donami un cuore che si innalza, e non abbassa,

così che dal cuore, tutto ciò che è accanto a me,

sia un riflesso di TE.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Ecco tua madre, ecco tuo figlio

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LUNEDÌ 29 MAGGIO 2023

BEATA VERGINE MARIA, MADRE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura:Gen 3,9-15.20 Oppure:At 1, 12-14

Salmo: Sal 86 (87)

Vangelo: Gv 19,25-34

“Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.”

Questa frase del Vangelo di oggi attraverserà il tempo, la storia, affinché ciascuno possa sentirsi come il discepolo amato, consegnato nella mani della Madre e allo stesso tempo, accoglierla con sé. Vi è un reciproco dono che parte da Gesù, non è un riempire un vuoto poiché da lì a poco Gesù morirà, ma è riorientare la vita a partire da quel dono.

Quell’ora in cui Gesù dona la Sua vita, dona alla Madre un figlio e con lui tutta l’umanità, e dona al figlio la capacità di poterlo essere. L’ora del dono per eccellenza, dove la vita con Lui non solo non muore, ma diventa generatrice di altre vite.

Oggi la Chiesa fa memoria di Maria Madre della Chiesa, oltre che nel termine liturgico di “memoria”, vi è un invito a farne memoria della nostra vita, poiché Maria madre di Gesù è anche nostra e ci accompagna sempre nella gioia come nel dolore delle nostre croci.

Allora affidiamoci a Lei quando nella difficoltà non sappiamo andare avanti; posiamo lo sguardo su Colei che con affetto si prende cura di noi e ci ama. Lasciamo che il nostro cuore comprenda di avere una Madre in cielo, che aspetta ed accompagna ogni nostro passo, cosi da accoglierla nella nostra vita, come Lei ha già fatto con la nostra.

“Maria,

accogli me, tuo figlio.

Sono qui,

in attesa di un Tuo gesto,

poiché il vuoto attorno a me è enorme.

Ma il Tuo cuore è più grande

tanto da abbracciare ogni mio timore

e restituire quella pienezza che andavo cercando

e che Gesù con Te mi ha donato.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Pentecoste

Pentecoste

 

28 MAGGIO 2023

DOMENICA DI PENTECOSTE – MESSA DEL GIORNO – ANNO A

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 2,1-11

Salmo: Sal 103 (104)

Seconda lettura: 1Cor 12,3b-7.12-13

Vangelo: Gv 20,19-23

Alle porte a volte chiuse del nostro cuore, il Signore ci dona il Suo Spirito, affinché ci possa rinfrancare e sostenere, aiutare e alleviare ogni qualvolta, dinanzi alle difficoltà ci dimenchiamo di Lui.

Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, ma viene anche a dare forza, li dove ci manca. E sarà proprio questo dono a darci la pace. Pace a voi, pace perché il Signore non se né è andato, non ci ha lasciato soli, e lo dimostra attraverso quel soffio di vita che dona a noi, affinché possiamo camminare come Chiesa, a casa nostra, portatori di uno spirito che mai finirà.

Oggi allora, chiediamo questo dono, chiediamo anzitutto di saperlo accogliere nelle nostre vite e non temiamo piu nulla, perché se lo Spirito è con noi, la pace scenderà e sarà una gioia piena, consolante, traboccante, preparata per noi da sempre e per sempre.

Sequenza

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell’anima,

dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

O luce beatissima,

invadi nell’intimo

il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,

nulla è nell’uomo,

nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,

bagna ciò che è árido,

sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

 

Chinati sul Suo petto

Chinati sul Suo petto

 

27 MAGGIO 2023

SABATO DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)Prima lettura: At 28,16-20.30-31

Salmo: Sal 10 (11)

Vangelo: Gv 21,20-25

Siamo al termine del Vangelo di Giovanni, qui descritto come il “discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto”.

Questa immagine ci rivela chi è il vero discepolo. Origene, un grande padre della chiesa, asseriva che tutto il Vangelo di Giovanni, lo si poteva capire solo appoggiando il capo sul petto di Gesù.

Come un figlio poggia il capo sul grembo del padre e della madre, così qui il discepolo si china sul petto di Gesù: il Figlio che ci rivela l’amore del Padre. Tutto il Vangelo narra l’amore del Padre per il Figlio e in Lui per tutti i figli, per il mondo.

Dio non lo abbiamo mai visto, ma il Figlio ci testimonia questo amore, amando ciascuno di noi, allora reclinare il nostro capo sul petto di Gesù, diventa la posizione migliore per comprendere la sua Parola. Chi sente e vive questo amore del Figlio, può capire l’amore del Padre, può capire Dio e alla sua luce, può capire l’uomo e la storia, e su tutto: la buona notizia di Dio, che salva il mondo.

Anche noi come Giovanni, il discepolo amato, desideriamo con tutto il cuore di essere simili a lui, costantemente rivolti al cuore di Gesù, per comprendere la grande tenerezza del suo immenso amore.

“Signore,

aiutami ad essere un po’ come Giovanni,

quello che ha sentito il Tuo cuore battere.

Egli ha visto l’amore crescere in sè,

ed alla fine ha fatto l’unica cosa davvero necessaria:

poggiare il cuore.

Anch’io oggi mi accosto al Tuo cuore,

affinché il mio, possa sentire la forza di quell’amore che a lungo ho cercato

e che finalmente ho trovato in Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Ci chiederà più volte: amami

Ci chiederà più volte: amami

 

VENERDÌ 26 MAGGIO 2023

SAN FILIPPO NERI, PRESBITERO – MEMORIA

Prima lettura: At 25,13-21

Salmo: Sal 102 (103)

Vangelo: Gv 21,15-19

Il Signore Gesù chiede a Simon Pietro per ben tre volte se lo ama. Sembra quasi scontata la risposta, Pietro infatti dice che Gesù sa tutto, comprende tutto, conosce già tutto. Come per Pietro, questa domanda serve al nostro cuore, dobbiamo prendere coscienza dell’amore che portiamo dentro e di quanto siamo disposti ad amare.

Gesu si fa quasi mendicante di tutto quell’amore che possiamo dargli, non chiede la nostra perfezione, desidera solo la sincerità del cuore, la nostra genuinità. E se avremmo sbagliato più volte, Lui più volte ci chiederà: amami!

L’amore si comunica sempre e quel poco che noi possiamo dare, Dio lo moltiplica.

Pietro è chiamato a dare il suo amore al gregge del Signore, alla sua Chiesa, e non a caso Gesù nella prima domanda dice: “Pasci i miei agnelli”, e solo dopo: “Pascola le mie pecore”, perché prima di tutto si dovranno preferire i più piccoli, i piu fragili, i lontani, i deboli, i poveri, i peccatori.

Dio non si spaventa dei nostri errori dei nostri tradimenti, ci chiede la disponibilità del cuore, e anche noi gli risponderemo: si, Signore, tu sai, ci conosci, vogliamo amarti con tutta la passione di cui siamo capaci.

“Signore,

ti consegno il mio cuore,

affinché Tu lo renda capace di amore.

Tu lo sai, Tu mi conosci,

spesso sono io che non conosco me stesso

e piano piano quando mi scopro,

la prima cosa che vedo è l’amore che hai per me.

Di questo amore voglio fare casa,

in questo cuore desidero abitare

ed io ti do tutto ciò che posso.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Nella preghiera del Figlio

Nella preghiera del Figlio

 

25 MAGGIO 2023

GIOVEDÌ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 22,30; 23,6-11

Salmo: Sal 15 (16)

Vangelo: Gv 17,20-26

Continua la grande preghiera di Gesù, ora non più per i discepoli presenti, ma per i discepoli futuri, cioè per noi;  e poi tutti quelli che verranno, aprendo un orizzonte all’infinito nell’unità con il Padre.

Solitamente siamo noi a metterci in preghiera, qui invece, è Gesù che lo fa ed è molto bello pensare che Lui sta pregando per noi, siamo noi nella preghiera del Figlio.

La grande dignità di ciascuno, parte dal fatto di essere amati dal Padre con lo stesso amore infinito con cui Egli ama il Figlio.

Ciascuno di noi porta in sé il desiderio fondamentale di essere amato in modo assoluto, ed è questa sete di amore che ci permette di vivere. Quando dubitiamo dell’amore, ci facciamo prendere dalla paura. Gesù è venuto a mostrarci con la sua vita, con la sua morte e la sua risurrezione, che l’amore vince tutto.

Se noi crediamo alla Sua parola e a quel desiderio profondo che Dio ha messo nel nostro cuore, e non alle  nostre paure che lo stravolgono, scopriremo che lo Spirito Santo sta lavorando in noi, per farci fare esperienza di vita nuova. Il segreto profondo della vita nuova, è la coscienza e lo stupore di essere in Dio da sempre e per sempre, amati “prima della creazione del mondo”.

“Signore,

mi ritrovo in questa Tua preghiera del Vangelo di oggi

non come uno spettatore,

ma come un protagonista nel Tuo cuore.

Sento il Tuo amore che dal profondo mi dona pace,

mi rassicura e si prende cura di me,

del mio cuore,

come mai nessuno ha fatto.

Allora rialzato la testa dalla sabbia delle mie paure,

per camminare con Te, unito a Te,

in quel desiderio di unità che non è solo il Tuo,

ma anche mio.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Custodire

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24 MAGGIO 2023

MERCOLEDÌ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 20,28-38

Salmo: Sal 67 (68)

Vangelo: Gv 17,11b-19

Nel Vangelo di oggi emerge forte la parola “custodire”. Gesù prima di lasciare questo mondo, prega il Padre perché possiamo essere custoditi nel suo amore, con tutta la pienezza dell’amore che circola nella Trinità.

Gesù non ha fatto altro che custodire nel Padre quanti il Padre stesso gli ha affidato. E chi gli ha dato? I primi ad essere a Lui affidati sono stati i dodici apostoli, poi tutti gli altri, in tutti i tempi, come fratelli. Gesù li ha conservati, nessuno s’è perso, “se non il figlio della perdizione’, ovvero il “figlio perduto”.

In tutta la Bibbia troviamo questo Dio che è alla costante ricerca dell’uomo perduto, perché l’unico grande suo desiderio è che nessuno vada perduto. Egli infatti, è venuto a salvare ciò che era perduto, allora può sembrarci strano, eppure la condizione per essere salvati è quella di essere perduti.  Si, perché senza Dio noi veramente siamo perduti!

Da questo grande dono di essere custoditi dall’amore di Dio, anche noi siamo chiamati per amore, ad essere custodi dell’intera creazione, di ogni persona, specie della più povera, di noi stessi e delle nostre famiglie.

Affidiamoci a Maria che oggi ricordiamo con il titolo di Ausiliatrice; Lei che avvolta dall’amore di Dio, ne ha saputo custodire il mistero nel suo cuore, ci aiuti a vivere da figli ritrovati, custoditi e che imparano a custodire.

“Maria a Te affido il mio cuore,

fa che Gesù, Tuo Figlio, mi custodisca

come Tu nel silenzio e nell’ascolto hai fatto.

Fammi sentire le sue braccia sollevarmi

e a Te che oggi sei onorata Ausiliatrice,

possa sentire il Tuo conforto, come l’unico aiuto necessario,

per aprire il mio cuore e scoprire quanto amore vi hai riversato

e non piangere più.

O Madre portami a Tuo Figlio, portami nel Suo cuore.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

“Egli dia la vita eterna”

Egli dia la vita eterna

 

23 MAGGIO 2023

MARTEDÌ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 20,17-27

Salmo: Sal 67 (68)

Vangelo: Gv 17,1-11a

Gesù alzando gli occhi al cielo parlando di sé in terza persona, si rivolge al Padre e afferma: “Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato”. Il dono che il Padre da al figlio è darci vita. Questo consola il nostro cuore quando ci sentiamo morti, stanchi, delusi dai nostri sbagli e non sappiamo che fare. Sopra le nostre paure e fragilità c’é qualcosa di più, ed è Colui in grado di infondere la vita. Siamo quindi vivi per dono.

La vera tragedia è vivere da morti in un corpo vivente, il vero dolore per Dio è vedere Suo figlio perdersi e non vivere più. Ecco perché Gesù figlio di Dio, mandato dal Padre ci viene incontro da fratello, amico, compagno di viaggio, per alcuni sposo, ma per tutti la vera vita in grado di ridestare le nostre membra dal torpore.

Abituiamoci come Gesù ad alzare gli occhi al cielo, a credere in Lui e per poterlo fare, bisogna concretamente affidarsi in un Dio che è venuto a fare di tutto il nostro essere vita.

Crediamo in Lui in ogni circostanza: “Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una Voce che grida: Gettati, ti prenderò fra le mie braccia!” (S. Kierkegaard).

In quelle braccia troveremo quel luogo sicuro dove ogni lacrima sarà asciugata, ogni dolore compreso ed ogni peccato perdonato, affinché nulla possa essere di ostacolo alla vita ed essa entri nel cuore di ogni essere umano, ora e sempre.

“Signore,

nella fatica e nel dolore

aiutami a cercarti e non perdermi.

Fa che possa credere in Te,

ed aiutami a vivere,

non voglio perderti,

desidero abbracciarti.

Fa che anche quando ti sento lontano,

qualcosa mi aiuti a comprendere che sei vicino

e senta la vita scorrere, come un’energia nelle mie vene,

così da rialzare la testa,

ed abbozzare un sorriso a me, alla vita.”

(Shekinaheart eremo del cuore)