Stare con Te


stare con te

19 GENNAIO 2024

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù chiama, l’iniziativa è la sua, l’uomo viene reso parte di un dono da ricevere, un dono che poi diventerà compito: quello di annunciare ciò che ha appreso, l’amore che ha ricevuto, perché anche gli altri possano esserne partecipi.

Gesù ne chiama dodici in riferimento alle dodici tribù d’Israele, ovvero a tutto il popolo, per radunare tutte le nazioni, noi compresi che viviamo oggi. Ma in questa totalità di popolo, Gesù chiama ciascuno per nome, non un essere anonimo tra la folla, ma ben identificato.

Chiamati verso  un’intimità, una fiducia, con la consapevolezza che la nostra vita riposa nelle sue mani. Prima di essere una chiamata al fare, al testimoniare, ci fa essere. Uomini diversi per carattere, per lavoro, per cultura, ma che imparano con Lui a vivere la comunione, il dono di una vita e di un amore da condividere.

Il Signore chiama e si fida di ciascumo, non ci chiede di avere caratteristiche o capacità particolari, desidera condividere la sua vita, perché ognuno scopra la grandezza dell’amore che fa vivere, della misericordia che riconcilia e soprattutto sia certo che Lui rimane sempre con noi.

“Signore,

stare con Te: il mio unico desiderio,

ma io sono debole e son di vento,

possa il Tuo spirito rinfrancare le mie ossa,

così che il vento che indosso,

diventi un soffio di vita,

penetri e sia respiro.

Stare con Te, lo desidero da sempre,

e forse perché,

Tu volevi stare con me

prima di quel sempre,

di quel vento,

prima di me”. (Shekinaheart eremo del cuore)

Sulla barca

sulla barca

 

18 GENNAIO 2024

GIOVEDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù si ritira con i suoi discepoli, ma molta folla lo sta cercando, da ogni parte, da ogni città, tutti lo cercano perché fa cose prodigiose.

Cosa spinge noi oggi a cercare Gesù, a seguirlo ad ascoltarlo? Non esiste un altro Dio che dà la vita per me, che propone un cammino di libertà nell’amore, dove l’uomo ritrova se stesso, viene amato e perdonato. Egli ci attira a sé guardando al segno della Croce, un amore folle, “perché tu non sei altro che fuoco d’amore, pazzo della tua creatura.” Scrive Santa Caterina da Siena, un Dio follemente innamorato dell’uomo, disposto a sacrificare il suo unico Figlio, perché tutti gli altri figli ritrovino la libertà di amare il bene, di amare l’Amore.

Dio chiede solo di essere amato, si fa mendicante di un amore che ci ha donato prima che noi fossimo. Dio che vuole vivere una relazione con l’uomo, perché l’uomo possa vivere della gloria di Dio.

Saliamo anche noi sulla barca con Gesù, restiamogli vicino, apriamogli il cuore, Lui sa bene come prendersene cura e guarirlo; solo così potremo testimoniare con convinzione quanto questo amore ci colpisce nel profondo e trasforma la nostra vita.

 

“Signore, 

nella folla che schiaccia, 

nel mare che si muove, 

sii Tu il mio punto fermo, 

sii Tu la mia barca, 

la mia forza per non cadere e non affogare

e potermi sentire amato in ogni momento, 

in ogni contesto, 

perché Tu annulli la distanza,

mi prendi con Te, Ti fai vicino. 

O Dio, aiutami a sentirti così profondamente 

da non temere più nulla, 

perché desidero starti accanto da sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Non è lecito?”

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 16 GENNAIO 2024

MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Non è lecito?”. Ecco l’accusa che i farisei rivolgono a Gesù. Gesù manifesta qui, quanto la sua libertà sia per rendere l’uomo libero, al di là di ogni precetto. Se Egli non fosse stato libero, noi non saremo già dei salvati; se Egli non avesse fatto della sua vita uno strumento di salvezza, noi saremo perduti.

Per far questo Gesù ha messo in gioco la sua libertà, affinché fosse nelle mani del Padre. Qui si compie un grande gesto: dare all’altro la propria libertà, come il Padre con il Figlio, così il Figlio con noi. Possiamo anche rifiutarlo, relegarlo ad uno schema teologico ben preciso, ma Egli rimarrà fedele al suo amore, ci lascerà liberi.

Una libertà che sgomenta, perché non chiede niente, se non che tu sia libero.

Libero perché sei amato e non perché la tua vita è una successione di precetti. Liberi, di quella libertà che fa di essa non un inganno o un utopia, ma ciò che è realmente: un cammino, in cui piano piano si perde un po’ se stessi, per ritrovarsi nell’Altro, Dio e sentirsi al sicuro in quel suo caldo abbraccio, un abbraccio dove due libertà si incontrano, non per un precetto, ma per amore.

“Signore,

pongo la mia libertà nelle Tue mani,

perché in fondo, non sono libero.

Pensieri, dubbi,, giudizi,

offuscano la mia mente.

Miei compagni sono i se, i ma,

e lasciarli andare mi fa chiedere:

cosa mi rimarrà?

In fondo mi hanno sempre accompagnato.

Cosa farò?

E poi Ti sento, respiro di quella libertà data dal Tuo amore per me,

è un attimo,

come il mare nei castelli di sabbia,

i miei venuti giù

e rimani solo poi più Tu.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dimora

dimora

 

14 GENNAIO 2024

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

In ogni età della vita ogni persona umana, seppur in maniera differente, è sempre alla ricerca di un significato, di qualcosa che dia senso al suo vivere in questa storia.

“Che cosa cercate? “. Chiede Gesù. Il loro è il desiderio di trovare un luogo dove posare il cuore, di colmare un anelito di vita, di vivere un incontro, una relazione con Lui, che non sanno ancora dove li porterà, ma si fidano, perché Giovanni lo ha indicato con uno sguardo particolare, con la metafora dell’agnello di Dio che allude alla Pasqua.

Gesù si volta, ovvero si rivolge a tutti quelli che lo cercano, li guarda e li invita a vedere. Quello sguardo diventa il luogo dell’incontro e dell’esperienza di vita con Dio, infatti non c’è nessun altro luogo dove andare e vedere per dimorare, se non Lui stesso.

Gesù non dà istruzioni, risponde dando se stesso, il suo esempio, la sua vita che si fa esperienza viva di amore che si dona a ciascuno. Lui è il maestro del cuore, insegna a non spegnere mai quelle domande che vengono dal cuore, perchè dicono amore da condividere, vita da vivere.

“Signore,

dimora in me,

in questo mio cuore

che ha bisogno di ristoro.

Ti cerco,

perché desidero essere cercato,

e rimango in attesa di Te,

di quello sguardo che ferma il tempo,

in cui rimaniamo solo io e Te.

Dio che conosci il mio cuore,

abitalo, vivimi,

così che io possa vivere in Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

“Io non lo conoscevo”

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MERCOLEDÌ FERIA PROPRIA DEL 3 GENNAIO

Ciascuno di noi come Giovanni Battista potrebbe dire: “io non lo conoscevo”, ma il dono dello Spirito ci conduce dentro al mistero di Gesù e più precisamente dentro al mistero di Cristo, quell’agnello di Dio venuto a togliere il peccato dal mondo. Lo Spirito mette in noi quel germe di salvezza, quel desiderio d’incontrare chi ci può rendere veramente felici: Dio con l’infinita grandezza del suo amore misericordioso.

La persona che desidera è sempre aperta al futuro, a qualcosa di nuovo, e Dio non desidera altro che colmare questa nostra sete di vita. Per conoscere Dio dobbiamo abbandonare pensieri astratti, perché il nostro Dio è carne, comunione, fragilità, assunzione dei limiti, fratello di tutti i perduti, solidale con tutti, mite come un agnello; Lui è l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo. Lui è l’amore riversato nel nostro cuore, cosi per conoscerlo dobbiamo guardare al cuore, fare esperienza di cuore, ovvero di gratuità.

Tutto ci è stato donato, la salvezza non è un dono che ci meritiamo perché facciamo delle buone opere, ma perché Dio desidera che ogni uomo ritrovi quella sua primigenia immagine a immagine di Lui.

Invochiamo lo Spirito Santo amore, lasciamo che pervada ogni angolo di noi, cosi che dal cuore possa sgorgare vera la nostra esperienza di vita amata, perdonata e ridonata ai fratelli, poiché nessumo che ha conosciuto Dio, può vivere più per se stesso, ma indicare a tutti quel Bambino che dona la salvezza.

“Nel Tuo cuore Gesù

metto me stesso,

nel Tuo nome

ritrovo la mia identità.

Aiutami a camminare,

aiutami a ritrovare la strada

quando nella fatica mi perdo,

fa che mi senta sempre a casa con Te

con semplicità e verità

e fa che il Tuo amore

sia sempre la mia forza”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

“E il verbo era Dio”

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25 DICEMBRE 2023

NATALE DEL SIGNORE (MESSA DEL GIORNO) – SOLENNITÀ

“E il verbo era Dio”. Quella parola divenuta carne, quel bambino in braccio a sua Madre, era Dio. Non un dio, ma Dio. Dio inafferabile, apparentemente lontano, cercato studiato, conteso, è un bambino appena nato, per dire con tutta la sua vita: sono Dio e sono qui per te.

Chi è Dio? Tenerezza. Tenerezza per il nostro cuore a volte indurito o spento, tenerezza che commuove. Ora Dio non è più lontano, ora non devo più cercarlo, mi ha già trovato ed il segno è proprio questo bambino. Mi ha trovato la tenerezza, l’amore si è fatto carne.

Possa questo Natale portare nei cuori di ciascuno la tenerezza di un Dio Padre e bambino. Possa questo Natale riscaldare il cuore e darci consolazione. Possa l’amore di Dio colmare il dolore, dare conforto e rassicurare chi in queste feste pensa a chi non c’è più. Possa l’amore portare un sorriso che non toglie la mancanza, ma ci assicura una presenza di tenerezza.

Oggi andiamo a guardare quel bambino nel presepe e diciamo: è proprio Dio. È Dio con te, per te, perché tu possa credere nel dono speciale del Natale: l’amore fattosi carne, anzitutto per te.

“Dolce bambino

risveglia in me la tenerezza.

Ti guardo e mi commuovo,

vorrei prenderti in braccio,

sentirti mio Dio tra le mie braccia

e se io che sono solo un uomo

riesco a provare questo

dinanzi ad un presepio,

chissà Tu, vedendomi.

Io tuo figlio sto nelle Tue braccia,

con tutto il mio cuore

mi stringo al Tuo petto.

Tu Dio bambino della tenerezza,

sciogli il mio cuore, rassicuralo

che starò qui con Te per sempre

cuore nel cuore,

ad ogni mio battito, ad ogni pianto,

perché Tu sei la mia vita per sempre”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Vigilare il cuore

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02 DICEMBRE 2023

SABATO DELLA XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

La giornata che ci si apre dinanzi invita a vigilare. Vigilare sul nostro cuore affinché non si appesantisca. Gesù nel Vangelo fa degli esempi su che cosa può appesantire il nostro cuore, è un invito a dare un nome a cosa ci fa peso proprio per imparare a vigilare. Posso vigilare solo su ciò che conosco, quello che non so, si presenta come un ladro, dove io faccio appena in tempo a girarmi.

Cosa rende pesante il mio cuore ? É un riflettore puntato su me stesso. Non ci sono altri, siamo noi e Dio. A volte è più semplice sentire il cuore pesante che chiederci il perché. Oggi nel preparare il cuore all’avvento, nel fare spazio alla sua Parola, doniamo a Lui ció che nel nostro cuore pesa: una delusione, una preoccupazione, una difficoltà; tutto oggi prende le ali per volare.

Oggi il Signore prende questo tuo peso perché tu possa tornare a respirare. Affidalo a Lui, nelle sue mani ne avrà cura e rispetto, e saprà rendere il tuo cuore consolato, persino quando dopo quel dolore rimarrà il vuoto e la tentazione sarà riempirlo, proprio lì in quel momento, scoprirai il dono della vigilanza, scoprirai che c’è Dio a vegliare su di te, sulla soglia del tuo cuore notte e giorno.

Nessuno ci ruberà più nulla, tutto sarà nostro, perché il nostro cuore è di Cristo. E allora, solo allora, in quella libertà ora consapevole scopriremo la bellezza, il profondo mistero dell’amore che attende, pazienta e dona tempo, affinché l’amato tornato dal suo viaggio, possa ritrovarlo attendere alla sua porta del cuore per dirgli: quando tu non c’eri ho vigilato per te, ora che ci sei bentornato a casa!

“Signore,

veglia come me sul mio cuore,

sii Tu il custode.

Prenditi cura di me,

di tutto cio che per ora è un peso,

affinché senta il Tuo sollievo.

Guidami, perché spesso non so dove andare,

istruiscimi, per comprendere chi far entrare

e liberami, per sentire il tuo amore

bussare alla mia porta.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Di nuovo

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20 NOVEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

“Di nuovo” ripetuto per ben tre volte, perché anche noi come il cieco abbiamo bisogno di più occasioni per ripartire. Il cieco non vede ma sa chi è Gesù lo chiama: “Figlio di Davide”; anche noi sappiamo, ma spesso non vediamo i nostri sbagli, le nostre fatiche. Oggi il Signore ci invita ad avere nel cuore quella speranza che grida: “abbi pietà di me”.

Lasciamoci guarire dal Signore “di nuovo”, in quel “di nuovo” che è nuovo. “Di nuovo” non perché prima ho fallito, ma perché mi sono perso, eppure nonostante questo, Gesù è passato per quella strada, dove sono cieco, dove mi sono perso. Un caso? No, Egli è venuto per incontrare te e tutti i “di nuovo” che verranno. É venuto per alimentare nel cuore la tua speranza. É venuto affinché oggi tu sia vivo, ed un giorno sarai tu occhi per altri in grado di dire: “passa Gesù, il Nazareno”.

“Signore,

abbi pietà di me,

un grido profondo dal cuore,

l’unica cosa che mi rimane.

Ho bisogno di Te e di quell’occasione

per non essere così per sempre,

per poter sentirmi vivo,

per vedere quello che i tuoi occhi vedono.

Gesù cosa vedi di me?

Amore!

É forte la Tua risposta.

Una risposta che sento e conosco

e che mi porta oggi

qui da Te, “di nuovo”.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Servi o schiavi?

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14 NOVEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 2,23-3,9

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Vangelo: Lc 17,7-10

Siamo servi non schiavi. Vi è una netta distinzione tra queste due parole, e per chiarire il Signore ci manda suo Figlio venuto a servire e non a farsi servire.

Essere servo fa crescere il cuore nella libertà, nella certezza che ogni gesto o azione è fatta per amore, è fatta per Dio. Ecco cosa ci insegna Gesù! Essere schiavo, invece, è rimanere legato, imbrigiliato e il cuore non è libero. Il servo non ha il peso perché il suo giogo è dolce, lo schiavo porta il peso persino di sé stesso. Ora, dovremmo chiederci quando siamo stati schiavi? Quando siamo stati servi?

Vi sono molte forme di servizio e purtroppo anche di schiavitù. La risposta la troviamo nella misura in cui il cuore sperimenta la libertà. Una libertà tale da dire: “siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Quasi un distacco da ciò che facciamo e siamo. Sii! Perché la vera libertà che Gesù è venuto a donarci è proprio questa: non siamo quello che facciamo, ma siamo anzitutto tutto noi stessi, umanità liberata in grado di fare tutto ciò che dobbiamo fare.

Allora oggi, portando a Lui tutte le nostre schiavitù chiediamo di liberarci da quel dolore che imprigiona, così che il cuore sappia trovare la strada della libertà, la strada del Suo amore.

“Signore,

libera il mio cuore.

Liberalo da quel dolore che mi rende schiavo,

da quella fatica il cui peso mi schiaccia.

Chi non fa fatica?

Chi non ha nulla da chiederti?Nessuno.

Ecco perché sono qui:

per dare voce al mio dolore,

per incontrare l’amore,

per diventare servo e non più schiavo,

per liberare il mio cuore,

e non soffrire più.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Guarigione

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30 OTTOBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Rm 8,12-17

Salmo: Dal Sal 67 (68)

Vangelo: Lc 13,10-17

Gesù nella sinagoga vede una donna curva su se stessa, imprigionata da una malattia, allora la chiama a sé e la libera da quel legame che non le permetteva di vivere nella sua dignità più completa.

La guarigione che Gesù compie è dono di salvezza e di misericordia, Egli libera il cuore, perché possa respirare nuovamente l’amore infinito di Dio, che non è venuto per giudicare, ma per restituire vita e distruggere quel peccato che ci fa allontanare da Lui, e ci permette nuovamente di alzare lo sguardo verso il cielo, verso il Padre.

Questa donna glorifica subito Dio per l’opera compiuta in lei, quale manifestazione dell’onnipotenza e della bontà divina; ora non vive più a partire dalla sua miseria, da ciò che la opprimeva, ma da ciò che la libera: l’essere amata senza misura per puro dono.

Il giorno di sabato dove non si poteva svolgere un lavoro, perché giorno dedicato a Dio, qui diventa veramente un grande giorno di festa per cui lodare e ringraziare Dio; giorno di salvezza e di gioia grande. Una festa di vita nuova, perché il Padre è sempre pronto a donare misericordia, a rialzare ogni figlio, donna, uomo, in ogni luogo e in ogni tempo.

“Signore,

aiutami, rialzami, guarisci il mio cuore.

Liberalo da tutto ciò che piega e abbassa,

che fa male e fa il male.

Desidero rialzare lo sguardo per vedere i tuoi occhi incontrare i miei,

perché so che mi stai guardando,

ed hai cura di me.

(Shekinaheart Eremo del cuore)