Il lago di Alviano e l’Oasi Wwf

Camminiamo sulla sponda del lago di Alviano in un silenzio straniante. Siamo in Umbria. Il largo sentiero sterrato a margine di una striscia di campi coltivati costeggia le acque del lago punteggiate di uccelli migratori. Di qua la linea ‘lenta’ della ferrovia Roma- Firenze e i borghi che punteggiano i Colli Amerini. Ma al di là del lago è il Lazio, con l’autostrada e la ‘direttissima’ ferroviaria. Il lontano rombo del Frecciarossa e il cinguettio degli uccelli sono la colonna sonora di questa lunga passeggiata. Tutto rivela il segno dell’uomo: il lago artificiale e l’impianto idroelettrico, le vie di comunicazione, il gasdotto, le fattorie in abbandono, l’oasi naturale del Wwf, il centro di visita. L’ambiente è stato modificato ma l’armonia del paesaggio è perfetta. Sì, il paesaggio è proprio la ‘forma’ del paese. Frutto dell’azione cosciente e sistematica della comunità che vi è insediata. L’insieme dei segni della cultura umana.

Il lago di Alviano e il fiume Tevere

Ma le riflessioni innescate da questa giornata di autoesilio dal mondo alla ricerca della quiete agreste non devono occultare i segni concreti di questa escursione. L’obiettivo è il lago di Alviano. È un bacino artificiale nato nel 1963 grazie a uno sbarramento che l’Enel realizzò sul Tevere, con l’obiettivo di produrre energia e rendere il corso del fiume più costante e regolare. L’allagamento dei campi ha creato un’ampia area palustre, dalla profondità limitata, ricca di vegetazione sommersa e galleggiante. Il lago è diventato un punto di richiamo per gli uccelli acquatici, una sorta di autogrill per gli uccelli migratori che percorrono la loro transumanza aerea lungo la linea di migrazione del Tevere.

La chiesetta della Madonna del Porto

La Regione Umbria ha voluto istituirvi il Parco fluviale del Tevere che comprende oltre al lago di Alviano anche il lago di Corbara e le gole del Forello. Sulle sponde settentrionali del lago è nata un’Oasi del Wwf tramite una convenzione tra l’associazione, la Provincia di Terni e la società Erg attuale proprietaria del lago. L’Oasi Wwf protegge tutti gli ambienti tipici delle zone umide ad acqua dolce: palude, stagno, acquitrini, marcita, bosco igrofilo. Protegge inoltre dalla caccia e dalla speculazione edilizia questo ‘scrigno di biodiversità unico’.

Il casotto d’ingresso dell’Oasi Wwf

La nostra può essere definita una passeggiata treno+gambe. Abbiamo scelto infatti il treno per raggiungere da Roma la stazione ferroviaria di Alviano, grazie ai regionali veloci che percorrono la vecchia linea Roma-Firenze. Dalla stazione di Alviano, in alternativa alla strada provinciale, una scaletta e un sottopassaggio immettono direttamente sul largo sentiero che fiancheggia fedelmente i binari e si affaccia sul lago fino all’ingresso dell’Oasi. La schiera di ciclisti che scende dal treno inforcando le biciclette dice che questa zona è apprezzata dai cicloescursionisti che ne percorrono l’anello tra Alviano, Guardea, Tenaglie e il lago. Noi lentonauti pedestri ci avviamo invece sulla pista sterrata, un po’ generosamente definita sulle carte ‘pista ciclabile’. Il percorso è assolutamente pianeggiante, salvo qualche cunetta per valicare i fossi adduttori del lago. Dalla stazione ferroviaria all’Oasi la distanza è di circa 4 km, percorribili in un’ora o poco più.

Sul sentiero ‘vecchio’

Il lago appare tra la vegetazione riparia e i campi coltivati. Due strade bianche sottopassano la ferrovia per raggiungere una masseria isolata e il borgo abbandonato in località Vallecampo. Qui la fattoria con le stalle e gli edifici di servizio era diventata la sede della Comunità Incontro di Amelia, creata da Don Pierino Gelmini per il recupero di giovani tossicodipendenti. Vi scopriamo anche un ostello nuovo, modernamente costruito ma mai entrato in funzione. Tutto è in triste abbandono. Un ultimo tratto a saliscendi ci porta al box d’ingresso dell’Oasi e al ponte selciato che scavalca la ferrovia e introduce alla chiesa della Madonna del Porto e al vicino abitato con i servizi del parco (area picnic, bar, ristorante).

Il corso del fiume Tevere

Versato l’obolo d’ingresso all’Oasi e muniti di utili cartine ne percorriamo ora i sentieri. L’Oasi è ben attrezzata con capanni per il birdwatching e per la fotografia naturalistica e una torretta d’osservazione. Due i sentieri immersi nella natura. Il primo (Sentiero natura principale), lungo 1,5 km ad anello, costeggia in parte la palude, si affaccia su dei prati allagati per poi addentrarsi nel bosco igrofilo ed è interamente percorribile anche dai diversamente abili. Il secondo, “Sentiero Vecchio”, è lungo 3,5 km, si snoda lungo il corso del fiume Tevere all’interno di uno splendido bosco igrofilo e consente un approccio più selvaggio alla riserva. Unendo i due sentieri si arriva a percorrere un giro di circa 7 km.

Sulle rive del lago

La galleria verde nella quale procediamo per lunghi tratti e i vari ambienti della riserva sono particolarmente godibili. Ma per i naturalisti sono un invito festoso all’osservazione di piante acquatiche e di uccelli stanziali e migratori (folaga, falco di palude, martin pescatore, svasso, anatre, aironi, nitticora, garzetta). Particolarmente emozionante è percorrere l’istmo che separa la corrente del Tevere dalla stagnante palude del lago. L’aula ‘verde’, i pannelli descrittivi, gli oblò e i cannocchiali sono poi un’attrazione irresistibile. Al rientro consegniamo agli operatori le chiavi che ci hanno aperto i cancelli degli ambienti più riservati. È anche il momento di una pausa di ristoro. E poi di nuovo sul sentiero che ci riporta alla stazione di Alviano e al treno per Roma. In tutto una quindicina di chilometri e cinque ore per fare pace con la natura.

I sentieri del lago di Alviano

(Escursione effettuata il 1° maggio 2022)

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