giovani critici / il grande inquisitore (v.d.s.)

Il-Grande-Inquisitore-Peter-Brook 2Il Grande Inquisitore
da I Fratelli Karamazov di Dostoevskij
Regia Peter Brook
Adattamento Marie Hélène Estienne
Con Bruce Myers
Teatro Eutheca, Roma
25 ottobre 2012
Bastano pochi, essenziali elementi a Peter Brook per mettere in scena “Il Grande Inquisitore”: uno spazio vuoto nell’ombra, una pedana rettangolare di colore chiaro, non troppo ampia, al centro della scena, una sedia nera adagiata sopra. Perché è Bruce Myers, straordinario interprete di questo monologo tratto da “I Fratelli Karamazov”, nell’adattamento di Marie-Hélène Estienne, a connotare l’ambiente con la sua magnetica presenza. E con una voce che, senza indugio, diventa ora ironica e beffarda, un attimo dopo minacciosa e suadente, pronta a cogliere nelle sue corde le controverse e complesse sfumature del pensiero di Dostoevskij sul bene e sul male e sul libero arbitrio.
Peter Brook Il Grande Inquisitore 1Occhi penetranti, gestualità decisa, lungo mantello nero a coprirlo, Myers è il vecchio Inquisitore che accusa e condanna Cristo, ritornato quindici secoli dopo la sua morte a scuotere le coscienze dei fedeli, in una Spagna flagellata dalle persecuzioni religiose perpetrate proprio in suo nome. Una presenza, quella del Figlio di Dio, che sulla scena, come nella vita, fa sentire il suo peso senza parlare, senza farsi vedere mai, lasciando l’accusa e il pubblico a ragionare su un’assenza. Perché in un mondo che ha deciso di “correggere” l’opera di Gesù, sostituendo la libertà, la comunione con l’altro e la misericordia con l’autorità, il potere e il mistero, non c’è più bisogno di lui e, per questo, lo si condanna per la seconda volta, per aver tentato di risvegliare negli uomini la coscienza del libero arbitrio. Ne è convinto il Grande Inquisitore che, con sguardo fiero e gesti essenziali ma energici, si avvicina di continuo al pubblico, guardandolo dritto negli occhi per renderlo parte attiva della riflessione. E’ convinto e convince con la forza della parola (lo spettacolo è in lingua inglese con l’ausilio di sopratitoli in italiano), e di una voce che, però, a volte si scontra con un corpo che nell’avanzare inverto, seppure per un istante, lascia presagire una debolezza, un momentaneo vacillare della ragione, prontamente mascherato dal cipiglio scuro. Come, alla fine, il bacio di Cristo che brucia il cuore del vecchio giudice, ma non riesce a fargli cambiare idea.
Valentina De Simone (28)

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Un commento

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