Raffaela
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International Pathography and Paleopathography Research Group

Publications:
Bianucci R., Charlier P., Perciaccante A., Appenzeller O. Lippi D. (2018) Earliest evidence of malignant breast cancer in Renaissance paintings. The Lancet Oncology 19: 166-167.

My advice for young people:
Be prepared. Open your mind and be curious and never stop learning. / Aprite la mente, siate curiosi e non fermatevi alle prime difficoltà.
About me:

I am a bioanthropologist trained in paleopathology and medical history. My research interest focuses on Medical Humanities with a particular view to the history, modality of trasmission and biological profiles of ancient plague pandemics.

I am also trained in paleopatography. Paleopathography represents the pathobiographical description and interpretation of a patient's clinical case derived from literary and iconographical sources and has no chronological limits. Paleopathography indicates the research focus on the paleo-semiotics of ancient diseases aimed at complementing traditional paleopathological investigations.

I am born in Turin (Piedmont), a city located in North Western Italy; my family moved to Belgium (Waterloo) when I was three years old. We lived abroad until I was 7 years old.
Located at the roots of the Alps, Turin was inhabited by ancient Celto-Ligurian- Alpine people and has always had a strategic position for autocthonous and alloctonous armies.
Turin is surrounded by hills, the highest one peaking at 750 masl; this area was at the bottom of an ancient sea and fossils seashells are still found in the hills which surround my hometown and in the nearby Pre-Alps and Alps.

When I was young, I didn’t know any scientists, but I had a science teacher who strongly encouraged me. I am a disabled scientist. I have a rare genetic disease, which plagued my life when I was a teenager and got worse in my twenties and mid- thirties. Nevertheless, as soon as I felt slightly better, I decided that science would have played a key role in my life. I got trained in physical anthropology and paleopathology. I loved mummies from Ancient Egypt, and, for a long time, I also wanted to be an oncologist.

I went to university at the University of Turin where I initially studied Natural Sciences. I had an interest both in botany and physical anthropology. The Marro Ancient Egyptian Collection is located in Turin. Hence, I decided to focus on the detection of falciparum malaria in these mummies and earned my Master’s degree. I earned my PhD in Anthropology from Florence University where I investigated the historical and biological aspects of plague in Medieval and Modern Age France. I received a five years scholarship from Compagnia di San Paolo.

As a graduate student and a postdoc, new techniques of investigation (CT scanning and MRI) and chemical analysis of mummified remains developed. I was fascinated by the information. Chemical analyses on lipids, allowed scholars to appreciate the kind of vegetal and animal compounds used as embalming recipes; these compounds significantly slowed or halted the decomposition process. Inner organs and skeletal pathologies were finally visualised without excessive damage to the corpses (i.e, invasive autopsies).
I was absolutely fascinated by these new techniques and I have created my own multidisciplinary research group focused on mummy studies.

During the last three years, I have played an active role in the creation of new field of investigation named paleopathography. Paleopathography,a sub-branch of paleopathology, is located at the intersection among history, literature, visual arts and medicine.
Patients’ anamnesis represents a key step in clinical diagnosis. Iconodiagnosis, that is the retrospective diagnosis of a given pathology in a work of art, plays a major role in the education of medical students; it allows medical students to “train the eyes” and to improve their skills in patients’ physical examination.

Read more publications:

Asensi V., Lippi D., Perciaccante A., Charlier P., Appenzeller O. Bianucci R. (2019). Hypothyroidism in Lorenzo Lotto (1480-1556). The Lancet Diabetes and Endocrinology 7:14.

Bianucci R., Perciaccante A., Appenzeller O. (2016). Painting neurofibromatosis type I in the 15th century. The Lancet Neurology 15: 1123.

Bianucci R., Loynes R., Sutherland M.L., 
Lallo R., Kay G., Froesch P., Pallen M., Charlier P., Nerlich A. (2016). Forensic analysis reveals acute decompensation of chronic heart failure in a 3500-year-old Egyptian dignitary. Journal of Forensic Sciences 61(5): 1374-1381.

Hänsch S., Bianucci R., Signoli M., Rajerison M., Schultz M., Kacki S., Vermunt M., Weston D.A., Hurst D., Achtman M., Carniel E., Bramanti B. (2010). Distinct clones of Yersinia pestis caused the Black Death. PLoSPathogens, 6(10): e 1001134.

Bianucci R., Rahalison L., Rabino Massa E., Peluso A., Ferroglio E., Signoli M. (2008). “Plague Detection in Ancient Human Remains: An Example of Interaction between Archaeological and Biological Approaches (south-eastern France, 16th, 17th and 18th centuries)”. American Journal of Physical Anthropology, Vol. 136(3): 361-367.
Su di me:

Sono una bioantropologa specializzata in paleopatologia e storia della medicina; le ricerche che svolgo rientrano nel settore delle Medical Humanities. In particolare, mi occupo dello studio storico e biologico delle pandemie di peste.
Dal punto di vista storico-medico, svolgo ricerche paleotografiche. Attraverso l’analisi delle fonti letterarie e iconografiche, la paleopatografia permette di giungere ad una descrizione patobiografica ed ad un’interpretazione della storia clinica di un paziente. Questa disciplina non ha limiti cronologici e ha come focus la paleosemeiotica. Essa serve ad integrare i tradizionali studi paleopatologici.

Sono nata a Torino (Piemonte), una città situata nell’Italia nord-occidentale. La mia famiglia si è trasferita in Belgio (Waterloo) quando avevo tre anni; abbiamo vissuto lì per 4 anni sino a quando siamo rientrati in Italia. Situata ai piedi delle Alpi, Torino fu abitata da popolazioni Celtiche-Liguri-Alpine; la sua particolare posizione geografica l’ha resa strategica sia per gli eserciti autoctoni che per quelli alloctoni. Dove ora si erge la collina di Torino (fino a un picco massimo di 750 mslm), una volta c’era il mare. Conchiglie marine fossili possono essere rinvenute nella collina che circonda la città, nelle Pre-Alpi e nelle Alpi.

Da giovane non conoscevo ricercatori universitari. Tuttavia, dato il mio interesse per le materie scientifiche, l’insegnante di scienze mi ha incoraggiata ad intraprendere questo tipo di studi. Io sono una ricercatrice disabile. Ho una malattia rara che ha condizionato fortemente la mia vita sin dalla adolescenza. La malattia è peggiorata tra i 20 e i 35 anni. Non appena sono stata leggermente meglio, ho deciso che la scienza avrebbe giocato un ruolo determinante nella mia vita. Ho studiato antropologia fisica e paleopatologia e ho sviluppato ulteriormente il grande amore per l’Antico Egitto. Per un lungo periodo di tempo ho desiderato diventare un’oncologa.

Mi sono laureata in Scienze Naturali all’Università di Torino. Ero particolarmente interessata sia alla botanica che all’antropologia fisica. Poichè la Collezione Egiziana Marro si trova a Torino, ho deciso di focalizzare le mie ricerche sulle mummie. La mia tesi di laurea ha avuto come oggetto la diagnosi di malaria da Plasmodium falciparum nei resti mummificati di individui provenienti dalla necropoli predinastica di Gebelein (Alto Egitto). Ho conseguito il mio PhD in Scienze Antropologiche presso l’Università degli Studi di Firenze. Negli anni di dottorato, ho investigato gli aspetti storici e biologici della peste nella Francia Medievale e di Epoca Moderna. Le mie ricerche sono state finanziate per 5 anni dalla Compagnia di San Paolo in modo che, dopo i tre anni di dottorato, potessi proseguire le ricerche per altri due anni.

Mentre svolgevo il dottorato di ricerca e durante il post-doc, sono state applicate, nuove techiche radiologiche non-invasive (CT e RMN) e analisi biogeochimiche più raffinate allo studio dei reperti mummificati
Le analisi dei metaboliti ci hanno permesso di identificare quali tipi di sostanze vegetali e/o animali furono utilizzate nell’Antico Egitto per imbalsamare i defunti minimizzando i processi putrefattivi.
Grazie alle nuove tecniche radiologiche, oggi non siamo più obbligati a ricorrere alla pratica autoptica per osservare gli organi interni e le eventuali patologie scheletriche e siamo in grado di osservare l’interno di un corpo senza doverlo sbendare.
Questi progressi scientifici mi hanno eletrizzata spingendomi a proseguire le ricerche sulle mummie e a creare un gruppo di ricerca multidisciplinare che si occupa dello studio delle mummie.

Negli ultimi tre anni, ho svolto un ruolo attivo nella creazione di un nuovo campo di ricerca noto come paleopatografia. Sotto-branca della paleopatologia, la paleopatografia è sita all’intersezione tra la medicina, la storia, le arti visive e la letteratura. E’ molto importante dal punto di vista didattico. L’iconodiagnosi- ovvero la diagnosi retrospettiva di patologie in opere d’arte- è parte integrante della paleopatografia. Poichè dal punto di vista clinico, l’anamnesi di un paziente rappresenta il punto di partenza per giungere ad una diagnosi, l’iconodiagnosi permette agli studenti di medicina di sviluppare l’ “occhio clinico” e di incrementare le proprie capacità nell’esame fisico del paziente.