"Invisibili" di Caroline Criado Perez

L’assenza delle donne nella storia dell’umanità è un dato di fatto, e no, non parlerò di emancipazione e quote rosa. Facciamo un passo indietro ai libri di storia, come ci veniva presentata l’evoluzione?
Il passaggio da scimmia a uomo, prima curvi poi eretti, mai presenti le caratteristiche femminili. Sappiamo che l’uomo cacciava e la donna?  In “Invisibili” Caroline Criado Perez pubblicato per Einaudi analizza questa assenza, o meglio analizza la mancanza di dati che prendono in considerazione la donna. La Perez ci racconta di un gender data gap, una mancanza di dati di genere che abbraccia tutta la nostra cultura non per premeditazione ma per un modo di pensare connaturato da secoli, anzi un modo di “non pensare” . Anche quando ci sentiamo di godere di pieni diritti se ci soffermiamo sulle cose intorno a noi possiamo renderci conto che il mondo è costruito a misura d’uomo. Qualche esempio? I bugiardini medici. I medicinali, la stragrande maggioranza, sono testati sulle cavie e sul genere maschile. È cosa risaputa che l’infarto colpisce in modo differente uomo e donna ma il medicinale è testato solo sull’uomo. E che dire del Viagra? Sarebbe un’ottima arma contro la dismenorrea ma testarlo sulle donne porterebbe a una grossa spesa di ricerca. Restiamo in campo di salvaguardia, i crash test. Sono pochissimi anni che i manchini utilizzati si adattano alla figura femminile, non è solo un capriccio femminista ma una diversa posizione del sediolino un minor carico sulla frenata, insomma una donna si sfracella prima. Vogliamo essere meno catastrofici? La temperatura degli uffici pubblici è calcolata sulla temperatura corporea dell’uomo che come sappiamo è di 3/4 gradi superiore a quella femminile dato il metabolismo più lento. Quindi in ufficio, in banca e in qualsiasi altro ente pubblico le donne avranno sempre freddo. La discriminazione di genere è presente anche negli oggetti quotidiani: smartphone troppo grandi per mani femminili, rilevatori di comandi a distanza che sembrano preferire la voce maschile. E che dire della pipì? Divise, imbracature, tute da lavoro non tengono conto del tempo che impiega una donna tra lo spogliarsi, fare quella cosa lì e risistemarsi. Premeditazione? Cattiveria? No! Non ci pensano, non ci arrivano a dotarsi di nuovi dati. Gli unici dati in cui le donne sono presenti sono quelli sulla produttività del paese: in pratica, siamo considerate come macchine da riproduzione.
Gli esempi riportati nel libro sono tantissimi (e tutti corredati da lista di indirizzi web dove trovare articoli e fonti dei dati) e ognuno vi farà sgranare gli occhi perché l’assenza delle donne diventa rumore. Secondo la Perez l’unica soluzione a questa assenza è munirsi di pazienza e dotarsi di nuovi dati, ricostruire metà di quel mondo che viviamo a figura e immagine di donna. Difficile sicuramente, ma se in ogni campo e a piccoli passi si iniziasse a lavorare sulla “presenza” potremmo ottenere un miglioramento della qualità della vita di TUTTA l’umanità.

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