Tullio, il guerriero della critica


Era nato il 17 settembre del ’28, a pochi giorni dalla morte di Italo Svevo,Tullio Kezich e proprio oggi avrebbe compiuto 81 anni. Così la Casa del Cinema ha organizzato, insieme al Sncci, una giornata per ricordarlo a un mese esatto dalla scomparsa, avvenuta il 17 agosto scorso. Una piccola folla di cineasti, colleghi e amici si è riunita attorno alla vedova di Tullio, Alessandra Levantesi, e al figlio Giovanni. Accanto alle testimonianze, tutte commosse e sincere, le immagini, messe a disposizione dalle Teche Rai che hanno permesso di riascoltarlo raccontare il mestiere del critico e le straordinarie esperienze di una vita spesa tra cinema, teatro e scrittura senza mai dimenticare l’ironia, il gioco, il gusto del paradosso. Imperdibile il ricordo della Mostra del ’68: Tullio era uno dei selezionatori e visse dall’interno le ansie del direttore Luigi Chiarini, assediato dai contestatori ma soprattutto “minacciato” da Carmelo Bene, che voleva vincere a tutti i costi – e poi vinse in effetti il Leone d’argento – con Nostra Signora dei Turchi.

 

Felice Laudadio e Bruno Torri hanno lasciato la parola ai molti arrivati – qualcuno veniva dalla camera ardente di Luciano Emmer – a testimoniare il loro affetto al grande intellettuale: dal DG Cinema Gaetano Blandini al triestino Callisto Cosulich, più grande di pochi anni, che ha ricordato a ruota libera gli inizi avventurosi: nel ’50 furono insieme sul set di Cuori senza frontiere di Luigi Zampa, entrambi impegnati in una piccola parte. Ermanno Olmi ha raccontato al telefono che a novembre debutta alla Fenice di Venezia con la regia di un’opera lirica e che lo aspetta alla prima: “aveva promesso di venire e credo che vedrò il suo fantasma”. Luciano Sovena ha annunciato l’intenzione di ripubblicare, insieme al CSC, il volume che Kezich scrisse per Cinecittà sul Salvatore Giuliano di Francesco Rosi e Laudadio ha proposto di coinvolgere la Laterza e presentare il libro al Festival di Bari a gennaio. Un altro triestino come Franco Giraldi ha parlato del Tullio produttore di quattro suoi film. Paolo Taviani ha in mente un Kezich “guerriero”, convinto sostenitore dei Sovversivi che volle a Venezia e in seguito produttore, nel suo periodo Rai, di San Michele aveva un gallo, progetto a lungo “ibernato” nei corridoi di viale Mazzini prima di essere realizzato con pochissimi soldi ma con molto entusiasmo.

 

Vittorio Boarini, direttore della Cineteca di Bologna, di cui il felliniano Kezich è stato presidente onorario, ha dato l’annuncio dell’imminente pubblicazione, con Rizzoli, del “Libro dei Film”, curato dal critico, e che avrà anche edizioni negli Usa, in Inghilterra, in Germania e Polonia. “La sua biografia di Fellini è letta ovunque nel mondo, anche in Cina”, ha detto Boarini, ricordando che un suo intervento filmato aprirà i lavori dell’annuale convegno felliniano, a Rimini a novembre, quest’anno dedicato al Fellini sceneggiatore. Una delle ultime cose scritte da Kezich è stata la laudatio di Carlo Lizzani, pronunciata il 26 maggio alla Lumssa in occasione della consegna della laura honoris causa al regista, un testo pubblicato nell’ultimo numero di “Cinecritica”. Per Lizzani, Kezich è il giovane critico che non ebbe timore di invitarlo a Trieste per una proiezione nonostante fosse “comunista”.

 

Francesco Rosi ha rammentato il loro primo incontro, sfociato in una grande amicizia: “Me lo mandò Cristaldi sul set di Salvatore Giuliano e all’inizio non mi faceva molto piacere avere un critico tra i piedi”. Ma si dovette ricredere. Del resto da quella presenza nacque poi la più approfondita e puntuale analisi di quel grande film. Come era accaduto l’anno prima per La dolce vita, un’esperienza mitica che Kezich ha ricostruito nel libro “Noi che abbiamo fatto la Dolce vita“, diventato anche un documentario di Gianfranco Mingozzi, prodotto da Rai Sat e presentato quest’anno a Locarno. Tra gli intervenuti anche Lina Wertmuller, Ettore Scola, Francesco Maselli; Franco Zeffirelli ha inviato un messaggio, Veltroni e Nicola Zingaretti un saluto, e tra i presenti c’erano anche Francesco Rutelli, Caterina D’Amico, Riccardo Tozzi, Grazia Volpi. Non sono mancati due interventi sul Kezich uomo di teatro (che sarà ricordato con una serata all’Eliseo il 17 gennaio): quelli di Piero Maccarinelli e di Masolino D’Amico. E proprio alle famiglie D’Amico e Cecchi è dedicato il libro che Tullio stava scrivendo con Alessandra Levantesi.

 

Nel pomeriggio l’omaggio è proseguito con la visione del film di Ermanno Olmi La leggenda del santo bevitore, scritto da Kezich con il regista a partire dal racconto di Joseph Roth. A introdurre la proiezione Roberto Cicutto, produttore di quel film che vinse il Leone d’oro alla Mostra del cinema.

 

 

Leggi su ‘CinecittàNews Paper’ Kezich che ricorda la Mostra di Venezia del 1968

Cristiana Paternò
17 Settembre 2009

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