Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

A che punto siamo con il riconoscimento della LIS in Italia?

La LIS, usata dai sordi italiani e non solo, ancora non è riconosciuta ufficialmente.

Campania: un testo per il riconoscimento e la promozione del linguaggio dei  segni - Cinque Colonne Magazine

Il Senato ha approvato  il 3 ottobre 2017 un disegno di legge a questo proposito, poi passato alla Camera dei deputati.

Stiamo quindi in attesa che anche la Camera lo approvi per attuare le “Disposizioni per l’inclusione sociale delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche, per la rimozione delle barriere alla comprensione e alla comunicazione e per il riconoscimento della lingua dei segni italiana (LIS) e della LIS tattile”.

In effetti, secondo quanto previsto dall’articolo 3 della Costituzione italiana:

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Occorre che accessibilità, inclusione e partecipazione paritaria siano diritti garantiti nella società. Che queste parole non rimangano solo “vuote”, ma che acquisiscano un significato.

Tuttavia, proprio l’Italia è l’unico Paese in Europa dove non è ancora in vigore una legge che riconosca ufficialmente la LIS come già avviene in 44 paesi del mondo (tra i quali Iran, U.S.A., Cina, Spagna e Francia).

Tutti i sordi e udenti che usano la LIS, che sono ovviamente titolari del pieno diritto a veder riconoscere la “loro” lingua, come prescrive anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia nel 2009 con la Legge 18/09: con l’articolo 21, comma e, infatti, la Convenzione invita gli Stati membri a «riconoscere e promuovere l’uso della lingua dei segni». Il suo mancato riconoscimento ufficiale da parte dell’Italia è un’inadempienza all’avvenuta ratifica italiana di questa Convenzione e, se vogliamo, anche una profonda ingiustizia.

Questo nega inoltre a tanti bambini un pieno accesso all’istruzione. Eppure, spiegano gli esperti, si tratta di lingue vere. E con un fascino particolare. Ogni anno in Italia nascono circa duemila bambini sordi. In più di 90 casi su cento sono figli di genitori udenti, quindi impreparati ad affrontare la sordità. Alle loro domande le strutture sanitarie rispondono con un protocollo consolidato: indirizzano subito il bambino all’uso di una tecnologia per l’udito e raccomandano la logopedia come supporto all’apprendimento della lingua vocale. Questo approccio ha più di un punto debole: esclude l’unica soluzione che garantisce loro integrazione, accessibilità, riconoscimento della propria essenza, impone al singolo di non accettare la propria natura e, necessariamente, di mutarla.

Il riconoscimento della LIS come una vera e propria lingua garantirebbe la libertà di un sordo di scegliere come comunicare ed integrarsi: un effettivo e illimitato accesso all’informazione, alla comunicazione, alla cultura, all’educazione, ai servizi, alla vita sociale, lavorativa e perfino ricreativa; un’equa rappresentazione politica e giuridica, l’accesso all’istruzione la dignità.

A questo proposito, quanto è importante un servizio nazionale di sottotitoli per la televisione, la posta, gli aereoporti, le stazioni dei treni…?

Per le persone sorde, la televisione non offre un servizio adeguato a chi non può sentire.
Basterebbe un tasto per avere sottotitoli ovunque e non solo per pochi programmi rispetto all’offerta riservata alle persone udenti.

È proprio questo uno dei problemi della nostra società: la parità di diritti.
L’articolo 3 della Costituzione Italiana recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
“E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Quindi, cosa stiamo aspettando?

Ed è così che la sordità resta uno stigma per la persona sin da quando si trova ancora nel ventre materno. Una problematica invisibile all’occhio umano, ma percepibile da chi vive giorno dopo giorno con le persone che ne soffrono.

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