Il film della settimana: «Un mondo a parte», la recensione e dove vederlo

diMarco Luceri

Attraverso i toni lievi della commedia il regista abruzzese mostra nei suoi film i nodi irrisolti della società italiana

Negli ultimi anni Riccardo Milani è diventato uno dei nostri registi più riconoscibili nel tentativo di mantenere una certa continuità di quel cinema «medio» essenziale per l’industria cinematografica nazionale. Attraverso i toni lievi della commedia il regista abruzzese mostra nei suoi film i nodi irrisolti della società italiana, avvalendosi spesso della collaborazione di un corpo attoriale poliforme come quello di Antonio Albanese. 

Anche il suo ultimo film, «Un mondo a parte», non sfugge a questo schema collaudato. Dopo 40 anni di insegnamento nella giungla romana, Michele Cortese riesce a farsi assegnare all’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico: una scuola composta da un’unica pluriclasse, con bambini dai 7 ai 10 anni, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Grazie all’aiuto della vicepreside Agnese e dei bambini, supera la sua inadeguatezza metropolitana e diventa uno di loro. Quando però tutto sembra andare per il meglio, arriva la notizia che la scuola, per mancanza di iscrizioni, a giugno dovrà chiudere i battenti. Inizia così una corsa contro il tempo per scongiurarne la chiusura in qualsiasi modo.

«Un mondo a parte» mette in scena molti dei problemi legati al mondo della scuola italiana: lo spopolamento della provincia, la mobilità e la mancanza di gratificazione degli insegnanti, la difficoltà sempre maggiore di un dialogo generazionale e con le famiglie, la generale deriva di un settore della nostra vita sociale che tutti riconoscono come cruciale, ma su cui si investe pochissimo. 

La battaglia per la sopravvivenza della piccola scuola della montagna abruzzese diventa così una questione morale, che il film mette in scena seguendo i binari sicuri e piuttosto prevedibili di una scrittura che fa necessariamente i conti con una storia già vista e priva di particolari sorprese. Se la prima parte (quella della progressiva integrazione di Michele nel nuovo contesto) funziona piuttosto bene soprattutto grazie alla bravura di Albanese e di una sanguigna Virginia Raffaele, nella seconda parte il film segna il passo, e proprio nel momento in cui cerca di essere più ambizioso.

Regia: Riccardo Milani; Interpreti: Antonio Albanese, Virginia Raffaele; Sceneggiatura: Michele Astori, Riccardo Milani; Fotografia: Saverio Guarna; Musiche: Patrizia Ceresani, Francesco Renda; Montaggio: Julien Panzarasa; Scenografia: Marta Maffucci; Distribuzione: Medusa. Italia, 2024, 113’

A Firenze è in questa sala: Adriano, Fiorella, Marconi, Principe, The Space, Uci.

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29 marzo 2024