Arnosto a Fuipiano Valle Imagna: 10 curiosità da conoscere prima di visitare questa contrada

Due cose prima di cominciare a leggere questo articolo su Arnosto (il suo nome per intero è Arnosto a Fuipiano Valle Imagna). Per favore non chiamatelo “borgo”, è una contrada!

E, se vi capita di andarci (lo consiglio!), provate a immaginare come doveva essere la vita in quei luoghi anche solo 80 anni fa. Fatelo osservando tutto, ogni cosa, con l’aiuto di una guida (o di questo articolo): scoprirete un mondo davvero affascinante. Ecco perchè (e vengo al punto) Arnosto è la contrada valdimagnina da visitare assolutamente almeno una volta nella vita.

1. Arnosto di Fuipiano è una contrada valdimagnina

Anche se oggi va di moda fare l’elenco dei borghi di montagna da visitare assolutamente almeno una volta, sappiate che questo non è proprio un borgo. Arnosto è una contrada di montagna situata a 1033 mt di altezza sul livello del mare nel comune di Fuipiano Valle Imagna. 

Il termine contrada si deve in parte al passato veneziano, quando  contrà indicava un gruppetto di case in ambito rurale (solitamente di dimensioni inferiori alla frazione). Ecco quindi che il gruppetto di case valdimagnine che ancora oggi si può vedere perfettamente tenuto, come se il tempo in questi ultimi tre secoli si fosse fermato, è una contrada e non un borgo. Ci tengo a dirlo come ci tengono gli abitanti di Fuipiano che, intervistati, ne sottolineano la distinzione.

Ingresso-arnosto-fuipiano


2. Arnosto di Fuipiano: Tetto della Valle Imagna

Arnosto di Fuipiano la si raggiunge dopo aver percorso una strada panoramica  che vi farà inerpicare su per l’Alta Valle Imagna e che vi lascerà senza fiato. Quando arriverete a destinazione vi renderete conto della bellezza di questo luogo. Non potrebbe essere altrimenti vista la sua posizione che fa venire in mente una balconata naturale sulla Valle Imagna. Ma se parlerete con gli abitanti di Fuipiano, loro vi diranno di vivere sul “tetto della Valle Imagna”.

Non so quale sia la definizione più azzeccata, balconata o tetto, quello che si nota è che Arnosto è una delle strutture del patrimonio edilizio valdimagnino medievale più interessante e meglio conservata  della Valle Imagna in una posizione davvero invidiabile, che si apre abbracciando con uno sguardo tutta la valle.

3. Un luogo di frontiera particolarmente ambito e la pietra dello Stato di Milano

La storia della contrada di Arnosto è davvero lunga. L’abitato di Arnosto nasce all’incirca a metà del Cinquecento in seguito alla creazione di una postazione doganale della Repubblica di Venezia. Qui gli uomini della  Serenissima potevano controllare le genti e le merci in circolazione che provenivano dal vicino Ducato di Milano.

Il confine con lo Stato di Milano era posto proprio nei pressi dell’abitato di Arnosto, tanto è vero che nel corso degli anni esso è diventato un avamposto contro la milanese Brumano e, in quanto luogo di frontiera, un luogo particolarmente ambito dai proprietari terrieri.

Mentre vi aggirerete all’interno di Arnosto, noterete su un piccolo terrazzamento verso la vallata, una pietra bianca (cippo, in termine tecnico) con la scritta Stato di Milano (nella foto). All’inizio non avevo trovato strana quella posizione e mi ero immaginata che quella fosse proprio la frontiera. Ecco, non cadete nel mio errore: quel cippo un tempo non era lì ma si trovava lungo il percorso che veniva utilizzato dai mercanti e da chi si spostava da una valle all’altra per trovare la strada e la direzione da percorrere. Pare che oltre a questa ce ne siano altri, sparsi per la valle ancora oggi, lungo i sentieri antichi non più battuti, ma nessuno di quelli che ne conoscono la posizione esatta, vuole dire dove siano, per proteggerli da eventuali sparizioni. E come dargli torto?

5. Arnosto, ogni particolare racconta la storia dei suoi abitanti

Mentre percorrerete la via principale della contrada passerete in mezzo a edifici di grande valore artistico e storico e tutto vi parlerà del passato di queste zone. Su tutta la lunghezza dell’abitato si possono ammirare le strutture costruite in muratura con pietre a vista, i portoni affacciati sulla mulattiera che la taglia a metà, le finestrelle più piccole poste in direzione dei monti, i portoni in legno di diversa forma e fattura (alcuni ad arco, altri rettangolari, altri ancora nella forma tipica a T), la strada lastricata di sassi e pietre della zona, le scalette con i corrimano in legno grezzo, gli stemmi in pietra, le tracce di affresco e decorazioni pittoriche.

Le strutture abitative che troviamo ancora oggi sono distinte in tre blocchi: quello meridionale che guarda direttamente sulla valle, più spartano composto da stallette e case; quello settentrionale, costruito in maniera più raffinata; e quello a nord ovest, dove sono ancora presenti gli edifici cinquecenteschi e che oggi è occupato da Municipio, Biblioteca e dai locali che fino a poco tempo fa ospitavano il Museo etnografico (presto inserito all’interno della Bergamhaus).

L’accuratezza dell’architettura si nota nella sovrapposizione delle rocce dei tetti, nella composizione delle case e nella fattura dei portali, del loro legno e dei batacchi e dei catenacci. Se vi guardate intorno vi sembrerà di essere stati catapultati in un altro secolo o in un paesaggio fiabesco.

Eppure ogni particolare ci parla del lavoro e della vita dei suoi abitanti.

Come la particolarissima fontana che si trova proprio nel cuore di Arnosto. Oltre ad approvvigionare d’acqua le famiglie della contrada e per abbeverare gli animali, era anche il luogo deputato all’igiene. Qui le donne venivano a lavare i panni e (nella parte in fondo, più piccola) anche i pannolini dei bambini, che al tempo non erano usa e getta come quelli moderni.

La fontana-di-arnosto

Ma non solo. Guardate i portoni delle case e degli edifici. Avete notato quelle strane porte a T? Ecco, quelli erano gli ingressi delle stalle degli animali e quella forma serviva a far passare gli uomini con i fasci di fieno sulle spalle, nelle gerle (cesti di vimini con cui portavano fieno, foglie secche o cibo), e a non far uscire gli animali. Le troverete solo in Valle Imagna e in Val Taleggio.

Mentre passeggiavo ero come impazzita e continuavo a scattare foto dicendo: “Guarda qui (clic), guarda là (clic), che meraviglia (clic), incredibile (clic), io qui ci voglio tornare (clic)…”
Portoni, finestre, decorazioni, scalette, stemmi, portali, persino le pietre fuori dalle case ho fotografato! Tutto è potenzialmente una bella foto e una bella storia da scoprire e raccontare. Quindi, appassionati di fotografia e non solo, fateci un giro: con il sole o con le nuvole, sarà un’esperienza da vivere assolutamente. Se poi vi viene fame o avete voglia di riposarvi potete fermarvi ai ristoranti di Fuipiano.

6. La meraviglia dei tetti in piöde

Ma eccoci alla vera chicca, quella che contraddistingue questi edifici e li rende così affascinanti e unici. Sono i caratteristici  tetti a piöde, fatti in pietra, costruiti con le lastre di roccia calcarea della Valle Imagna tagliate a fogli spessi.

Davanti alla bacheca con le indicazioni turistiche troverete un manufatto con il tettuccio ad altezza “uomo” che potrete toccare per rendervi conto di come siano questi tetti in piode. Io non sono un’esperta, ma mi hanno spiegato che ci sono ancora oggi degli artigiani che sanno “sfogliare” la pietra e aprirla in lastre tanto sottili da trasformare in tegole.

Unici nel loro genere in tutto l’arco alpino, i tetti tradizionali, solitamente a due falde molto inclinate, ma anche a quattro nelle costruzioni signorili. Sostenuti da robuste capriate e da un’orditura lignea, le lastre di pietra, posate per sovrapposizione dalla gronda sino al colmo, attribuiscono alla copertura la classica forma del tetto a pagoda, che rende il manufatto unico e originale.

Le piöde vengono posizionate sulle case, senza prevedere un’intercapedine tra la stanza e il tetto, (come potrebbero essere le classiche travi che ci piacciono tanto, per intenderci), in modo che se qualcuna dovesse spostarsi e far piovere dentro casa, la sistemazione può avvenire senza difficoltà. Comprenderete anche voi che questo significa che queste case dovevano essere in origine davvero spartane.

Se volete saperne di più sull’arte e la storia di questa modalità costruttiva, vi consiglio il volume realizzato dal Centro studi valle Imagna, Tetti e Piöde, che vedete qui, nella foto sotto. Oppure leggete il materiale contenuto in questo link.

7. La chiesetta che contiene un dipinto del nonno di Giacomo Quarenghi

Nella contrada (nell’estremità a sinistra venendo dal piccolo parcheggio) è presente anche una piccola cappella dedicata ai santi Filippo Neri e Francesco da Paola che sono riuscita a visitare una mattina. Utilizzata dagli abitanti della contrada dal 1664, può ancora oggi contenere al massimo 20 persone. Al suo interno si trovano affreschi di pregio, tra cui un dipinto attribuito a Francesco Quarenghi, il nonno dell’architetto Giacomo Quarenghi. A proposito, ricordate l’articolo dedicato alla Torta Quarenghi inventata proprio per celebrare questo importante architetto valdimagnino? Se vi capita, assaggiatela, ne vale la pena.

8. Un Museo etnografico che racconta la storia degli abitanti di quei luoghi

All’interno della contrada si trova una interessantissima raccolta di oggetti: un vero e e proprio museo etnografico valdimagnino messo insieme e voluto dal gruppo Amici di Arnosto. Questa raccolta offre uno spaccato della realtà del lavoro quotidiano del passato, con strumenti utilizzati dai contadini, allevatori e artigiani sin dal XVI secolo. Attraverso il racconto di questi oggetti si può scoprire e immaginare quale fosse la vita di montagna nei secoli scorsi e comprendere quale fosse l’economia che permetteva loro di vivere ad un’altitudine notevole quale quella di Arnosto.

Il museo etnografico oggi non è accessibile perché stanno per iniziare i lavori per la realizzazione della Bergamhaus, una struttura che ospiterà uno spazio di ristorazione e  delle camere per vivere l’esperienza di un soggiorno immersi nella tradizione valdimagnina, oltre a sale per incontri e iniziative culturali. E tutti gli oggetti che un tempo facevano parte del museo verranno integrati nei vari spazi per continuare a raccontare la storia del popolo della montagna.
(Appena sarà pronta la Bergamhaus la andrò a visitare e ve ne parlerò).Io sono riuscita a entrare per voi nello spazio che ora accoglie gli oggetti del Museo Etnografico insieme alla Sindaca di Fuipiano, Valentina Zuccala, ed ecco alcune foto.

La cosa che mi è piaciuta di più? Il documento della dote di una giovane sposa del 1930. E’ un documento storico interessantissimo sulla condizione della donna, delle famiglie, su gli usi di un tempo. E’ un elenco con tutti gli oggetti e il valore economico che una ragazza portava in dote alla famiglia il giorno del suo matrimonio. Sono oggetti di uso comune, che mostrano come tutto avesse un valore economico, anche le cose più semplici come potrebbero essere degli strofinacci da cucina, gli zoccoli, le pantofole o delle federe da letto, e soprattutto com’era la vita da quelle parti.

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9. Stemmi e vessilli

Sulle pareti delle case scorgerete due stemmi. Il primo è quello di Arnosto Fuipiano. Si tratta di uno stemma dipinto e che riporta alcuni elementi importanti per il luogo. Tre foglie di faggio, il Vangelo di Marco a libro aperto; il tutto fiancheggiato a destra e a sinistra da due colonne toscane di argento, sostenute dalla pianura di verde, e sormontate dalla stella di otto raggi, d’oro.

Perchè le foglie di tre faggi? Perchè il faggio è l’albero della zona ha un significato legato al territorio e all’economia della valle. Fuipiano, inoltre, pare derivi proprio dai termini Foi e Pià, Piano dei Faggi.

I Tre faggi sono anche una delle mete più interessanti per chi ama camminare. Nei pressi del fabbricato dell’acquedotto, raggiungibile passando dalla piazza principale del paese e risalendo via Milano fin dove la strada asfaltata termina, potete iniziare l’itinerario che porta alla località Tre Faggi che prende il suo nome proprio da tre enormi faggi secolari. Queste piante monumentali sono caratterizzate da una forma molto elegante e sono poste accanto a un altare dedicato alla Madonna, racchiuso in un curioso recinto di ‘dolmen’ che ricorda architetture celtiche e che donano al luogo un tocco magico. Quando c’è bel tempo fateci un giro: ne vale la pena.

Stemma FuipianoLo stemma di Fuipiano dimostra tutta la creatività degli abitanti del paese che avrebbero voluto poter inserire il Leone di San Marco nel proprio vessillo, ma il Ministero non ha dato il consenso perché l’utilizzo del Leone è permesso solo a Venezia. Così, dopo il diniego, aggirarono la cosa in modo creativo inserendo… una frase di San Marco che era l’evangelista rappresentato proprio con il leone. La frase dell’Evangelista è scritta su un libro aperto, sulla cui facciata di destra si legge in lettere maiuscole PAX TIBI MAR CE, mentre sulla seconda facciata si legge EVAN GELI STA MEUS.

Il secondo stemma, invece lo trovate ad altezza occhi, su una delle facciate delle case della contrada. E’ lo stemma in pietra della famiglia Locatelli Zuccala.  Lo stemma raffigura un allocco, “Locc” (allocco), con ali spiegate, appoggiato sulla cima di tre colli.
Le tre stelle poste intorno al capo dell’allocco rappresentano i tre centri religiosi di Fuipiano, Locatello e Corna Imagna.

10. La Valle dei 5 campi

Con l’avvento della rivoluzione industriale e della conseguente trasformazione delle città, l’economia della montagna è andata in sofferenza innescando un progressivo abbandono dei paesi.  Ecco perché piccoli centri come Fuipiano che in inverno sono poco più di 200 anime (in estate, coi villeggianti arrivano anche a 1000 abitanti) hanno deciso di lanciare progetti di valorizzazione del territorio.

Entrando in Fuipiano noterete sulle bacheche di promozione turistica la scritta Valle dei 5 campi (foto).  Si tratta di un programma di sostegno per il turismo e l’agricoltura che riunisce i comuni di Corna Imagna, Locatello, Rota Imagna, Fuipiano e Brumano.

La valle dei 5 campi

I filoni principali dell’iniziativa lanciata nel 2016 sono tre: il primo è la promozione turistica tramite il recupero e la valorizzazione degli appartamenti sfitti presenti all’interno delle aree dei cinque comuni.

Segue la promozione agricola attraverso la messa a disposizione dei terreni agricoli disponibili per creare nuove iniziative economiche, con la produzione di prodotti tipici e riprendendo anche specie e varietà non più in uso oggi in queste zone (come ad esempio il castagno, i piccoli frutti, lo zafferano).

Il terzo infine è legato alla cura dell’ambiente, con la manutenzione del territorio che diversamente non ci sarebbe. Tra le iniziative   la riqualificazione e il completamento del Sentiero dei giganti (foto),l’itinerario turistico che tocca i luoghi storici più significativi della Valle Imagna e attraversa tutti e cinque i comuni promotori del progetto.

Ma non è finito. Fuipiano è parte del progetto di valorizzazione del territorio Strada della Pietra e dello Stracchino in quanto ad Arnosto soggiornavano in estate i Bergamini con le loro mandrie e poi scendevano in pianura al termine della stagione producendo il famoso Stracchino con il latte delle vacche stracche. Una storia tutta da scoprire che vi racconterò presto.

 

Note

Questo post è stato scritto in collaborazione con Eco Turismo Valle Imagna e con la partnership di Turismo e Innovazione. Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA.

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22 comments

  1. Ci andai da Milano tanti anni orsono. Credo circa nel 1970. Ricordo i tetti e le lastre di ardesia.

    Grazie per questi ricordi. Le ho scritto una mail ma non ho avuto risposta.

    1. Mi spiace, ma ad eccezione di questo messaggio che mi è arrivato via email, non ho ricevuto nessun altro messaggio con Muzio come mittente.

  2. Io ho fatto l infanzia ad Arnosto tutti gli anni per 23 anni ero li da giugno ad agosto .mia mamma pierina invernizzi era una Bracca e avevamo la cada li a Arnosto

  3. È un “luogo” che conosco bene , ci passo delle giornate in pieno relax dimenticando lo stress della nostra quotidianità.
    . lo consiglio a tutti.

  4. Sono un bergamino Locatelli detto i Paola abitante ad arnosto d’estate se desidera sapere qualcosa sulla mia famiglia sono a sua disposizione grazie

    1. Sono io che la ringrazio del messaggio e della disponibilità. Quando riprenderò l’argomento ‘Bergamini’ la ricontatterò senz’altro. Grazie ancora e buona giornata

  5. Sono originaria della Valle Imagna. Sono luoghi impressi nella mia memoria di bambina, conosco bene Fuipiano.
    Adoro leggere come lo racconti@

    1. ” Pax tibi Marce evangelista meus, hic requiescet corpus tuum” sono le parole apparse in sogno a San Marco e non sono contenute nel suo vangelo.

      1. Bene. Grazie. Integro e correggo. E ne approfitto per ringraziarla del tempo e dell’attenzione che ha voluto dedicare al mio articolo. Mi scuso anche per non averla salutata nella risposta precedente. Ci tengo a non essere né antipatica né maleducata. Buona serata.

  6. Complimenti per il bell’articolo. Una piccola precisazione: l’allocco (o civetta) dello stemma Locatelli non è appoggiato su una zucca, ma sulla cima di tre colli.

    1. La ringrazio molto della sua precisazione e di aver dedicato del tempo alla lettura del mio articolo. Sarà mia cura correggere quanto prima. Buona giornata.

  7. Molto carino l’articolo! Una piccola precisazione: nonostante le porte a “T” siano effettivamente tipiche della Valle Imagna e della Val Taleggio non è comunque così difficile trovarle anche nelle altre valli bergamasche. A Bondo e a Barbata di Colzate, per esempio, ne si possono osservare alcune ben conservate, tuttora utilizzate.

    1. Grazie Bepi. Farò tesoro delle informazioni che mi hai mandato per andare alla ricerca delle porte a T in altre zone della Bergamasca. Anzi, questo messaggio mi ha ispirato un articolo dedicato proprio a “porte, portoni e portali”. Spero che continuerai a seguire Cose di Bergamo. Alla prossima, Raffaella

  8. Ma guarda te quante cose si imparano du una contrada! Benchè piccola e pressochè sconosciuta (almeno dalle mie parti) mi ha incuriosito molto scoprirla grazie al tuo racconto. Bellissima!

  9. Buon giorno, Bellissimo quanto da Lei descritto in quanto per chi non conosce Fuipiano e la Contrada di Arnosto e’ arrivato il momento di decidere di prendersi una giornata per vedere questi luoghi e assaporare i cibi proposti dai 2 ristoranti del luogo, vorrei precisare che io Milanese ho la casa a Fuipiano da ben 20 anni, quando voglio scappare da Milano in meno di un’ora e mezza ci si arriva tranquillamente. Inoltre Le preciso che molti arrivano a Fuipiano per le partenze verso il Resegone, e numerose passeggiate: per il Palio , rifugio Grande faggio, ai Tre faggi un’altro rifugio Resegone a quota piu’ bassa,ecc. ecc. per dirLe che uno NON SI STANCA MAI, anzi si ritempra staccando dalla vita quotidiana della citta’. Complimenti e auguri per i prossimi commenti su questa Bellissima Valle.Renzi s.

    1. Grazie di questo bellissimo commento. Anche io come lei apprezzo questo piccolo gioiello della Valle Imagna. E i suoi ristoranti. 😉

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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