Nella confusione mi ritrovo sempre con la mano tesa verso me stessa

Mercoledì 11 Marzo 2020

Ho finalmente ritrovato il mio sentiero da percorrere, dopo essermi persa per la via innumerevoli volte nell’ultimo periodo ho ritrovato la strada di mattoni gialli che mi era tanto familiare e che mi faceva sentire in pace con me stessa. Per ritrovarmi ho dovuto vagare a lungo su percorsi diversi, ho sperimentato nuove cose e mi sono lasciata condurre dall’avventura senza lasciarmi pervadere dalla paura e alla fine, dopo una lunga ricerca, ho ritrovato anche me stessa. Dire che sia stato semplice sarebbe una colossale bugia, forse non era necessario un lungo viaggio per capire che quello che ho sempre desiderato è anche quello che da sempre sa rendermi felice eppure so di aver fatto bene a perdermi per poi ritrovarmi. Il viaggio non è ancora giunto a termine e spero possa continuare ancora a lungo per permettermi d’imparare quante più cose possibili su me stessa e su chi io voglia diventare.

Dopo aver affrontato un lungo periodo di confusione nella mia vita ho finalmente capito che avevo solo bisogno di staccare la spina per capire se quello che stavo facendo era anche quello che volevo veramente. Dopo aver passato tutta la mia vita a progettare il futuro mi sono guardata attorno e mi sono chiesta se tutto quel pensare fosse utile a vivere bene il mio presente che stava lentamente sgretolandosi delle cose e degli affetti fondamentali.

A furia di guardare avanti non mi stavo rendendo conto di escludere quello che mi circondava, ero talmente tanto focalizzata sulle mie aspettative che avevo iniziato a dimenticare come godermi i risultati ottenuti con le persone a me care.

Senza mai smettere di andare avanti ho volto lo sguardo alle spalle e ho visto unicamente fatiche, una lotta costante e continua per affermarmi con altri e per essere accettata. Questa rivelazione mi ha scosso e mi ha fatto tremare la terra sotto ai piedi perché ho capito di essere io stessa la causa delle mie insoddisfazioni. Ho rallentato l’andatura e mi sono chiesta chi fossi e cosa realmente volessi, mi sono messa alla prova e, alla fine, ho trovato le mie risposte rinnovando gli affetti per me importanti che stavo via via perdendo per strada e ribattezzano i miei punti fermi.

Prima di poter dire ufficialmente di essere arrivata alla serenità avrò ancora molta strada da dover percorrere e fatiche da dover sostenere per raggiungere qualche nuovo obbiettivo più tangibile. Sappiamo ormai tutti che ho fretta di crescere per poter avere una casa e una famiglia mia ma, non posso affrettare nulla altrimenti mi ritroverò nuovamente al punto di partenza da cui tutta questa fatica confusa si è originata. Ho imparato ad aspettare godendomi a pieno il tempo che ho a disposizione, per riuscire a non farmi sopraffate dai pensieri: è giusto che io rallenti tutto per potermi adattare al mondo attorno a me e procedere insieme verso nuovi orizzonti.

Correre non mi ha portato in nessun posto felice, ho imparato a vivere il mondo più lentamente per godermi anche il viaggio e non agognare unicamente alla meta finale prefissata.

Forse sono solo una ragazza estremamente sensibile e, magari, tutto questo pensare tanto deriva dal fatto che attorno a me ho sempre avuto persone che da me hanno preteso risposte a domande che nemmeno io conoscevo. Eppure mi sento sempre sotto pressione, giudicata costantemente per le mie scelte e i miei risultati mai sufficientemente buoni in confronto alle aspettative. Ho già parlato tanto di questo mio malessere generale anche sul blog e ancora non so darmi una vera risposta al motivo per cui io a lungo mi sia sempre sentita inadatta a qualsiasi cosa, respinta e giudicata malamente. Forse io stessa ero la prima a non vedere il bene nelle mie azioni, forse sono sempre stata spinta dalle motivazioni sbagliate che mi hanno portata a camminare per qualcosa incapace di darmi la giusta serenità. Fragile e ormai a pezzi, alla fine ho avuto solo l’esigenza di fuggire e perdermi per poi ritrovarmi più solida rispetto all’inizio del mio viaggio.

Dopo aver toccato un “fondo” metaforico d’inadeguatezza verso tutto e tutti mi sono semplicemente chiesta cosa mi rendesse felice e ho provato a mettere da parte tutto il resto con una terapia dell’accettazione: se io accetto il mondo forse il mondo imparerà ad accettare me o forse no. Ho smesso di muovere la guerra verso tutte le ingiustizie, verso la disinformazione, verso ogni cosa andasse contro i valori morali di giustizia perché come singolo individuo non ho mai potuto fare realmente la differenza e perché spesso combattevo per un cambiamento che non desiderava nessuno all’infuori di me. Ho imparato ad accettare le condizioni altrui, le credenze anche sbagliate, i valori differenti, le aspettative e i comportamenti scostanti.. Accettando ho inevitabilmente creato distanza ma resto sempre super pronta a tendere una mano verso chiunque voglia afferrarla.

Lentamente sto imparando a mettere ogni cosa al proprio posto per evitare che tutto diventi una massa indistinta capace unicamente di ferire chi è più debole.

Ho ancora molta strada da percorrere prima di poter vedere i cambiamenti giusti ma ho imparato a gioire dei piccoli traguardi ottenuti. L’unica cosa che può cambiare sono solo io, solo io posso trasformare me stessa e quello che mi circonda per stare bene.


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