La CARBONAIA

Una delle attività umane più antiche delle nostre parti è stata quella della produzione del carbone di legna. I boschi di Monte Orsaro, nei pressi di Pareto, sono stati sfruttati fin dall'antichità per le loro preziose risorse silvicole. Nel Medioevo la Repubblica di Genova aveva esteso il suo dominio su Pareto e i territori dell'entroterra ligure per garantirsi non solo cibo, grano, vino, latte pelli, ma soprattutto legname per la costruzione delle navi e per la produzione del carbone che veniva utilizzato in buona parte nelle fucine genovesi per la produzione di armi da taglio prima e da fuoco poi.

 
La produzione del carbone di legna veniva effettuata con la carbonaia, ad opera dei "carbunen", contadini che in autunno si trasformavano in boscaioli specializzati nell'individuare la legna giusta per la produzione del tipo di carbone richiesto: per il riscaldamento, per cucinare, per la fusione del ferro, ecc. Era un'arte che veniva appresa con l'esperienza, fin da bambini.
Le carbonaie venivano allestite nei boschi in idonei spiazzi, grandi tanto da garantire la sicurezza del lavoro, per non appiccare incendi nel bosco; se il terreno si prestava venivano preparate anche due o tre carbonaie e vicino una capanna o baracca in cui si riparavano i carbonai per tutto il tempo necessario all'operazione, che poteva durare anche decine di giorni.

La carbonaia veniva preparata costruendo una sorta di pira o catasta centrale che fungeva da camino principale, alla quale si appoggiavano in verticale piccoli tronchi di legna in modo da formare un cono sempre più grande, fino alla misura voluta, che poteva anche raggiungere i 6-7 metri di diametro e 2-3 metri di altezza, a seconda dell'abilità del carbonaio, della qualità della legna, e della disponibilità di terra per ricoprire il tutto.

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Il cumulo di legna veniva ricoperto con foglie e frasche, ed infine con uno strato di circa 10 cm di terra per impedire che la la carbonaia prendesse fuoco come una normale catasta di legna. Il mantello di terra, bloccando la normale combustione a fiamma libera, faceva sì che la legna cremasse e si trasformasse in carbone. E' un fenomeno chimico fisico di cui i carbonai non conoscevano gli esatti meccanismi, ma a loro bastava il risultato.
L'accensione della carbonaia era uno dei segreti del mestiere. Occorreva appiccare il fuoco all'interno, al centro, in modo che si diffondesse uniformemente, ma doveva essere un fuoco senza fiamma, e pure non doveva spegnersi.
L'arte dei carbonai era quella di guidare quel particolare fuoco all'interno di quel cono di legna ricoperto di terra, che fumava come un vulcano.
I carbonai praticavano dei fori di tiraggio affinché il fuoco procedesse nella giusta direzione, ma erano pronti a richiuderli al momento giusto quando il fuoco esagerava o aveva finito la sua funzione.
Per cui la carbonaia andava attentamente sorvegliata, giorno e notte, fino a quando tutta la legna non si fosse trasformata in carbone, stando attenti che il carbone non bruciasse, altrimenti il lavoro era inutile e tutte le fatiche .... andavano in fumo.
Dopo aver lasciato raffreddare la carbonaia, si procedeva all'asportazione delle strato di terra di copertura e alla raccolta del carbone, che spesso veniva insaccato e trasportato a valle a dorso "di mulo" o di "carbonaio".

GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA CARBONARIA 2002

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