Settore dell’energia: in Germania la politica si divide sul mercato differenziato interno, in Austria le opposizioni bloccano il carbone

L'ACER, l'ente regolatore della rete elettrica dell'Ue, vuole dividere le zone di offerta di energia elettrica della Germania, cosa a cui i legislatori del Paese sembrano opporsi con forza. [Shutterstock/BalkansCat]

La raccomandazione dell’ACER sulla divisione del mercato tedesco spacca i partiti e i Land, mentre in Austria non passa il piano del governo che prevedeva la riattivazione delle centrali a carbone.

L’Agenzia per la Cooperazione dei Regolatori dell’Energia (ACER) dell’Unione europea ha raccomandato di dividere la zona del mercato unico dell’energia in Germania. Una mossa che ha suscitato preoccupazione nel sud del Paese, dove i prezzi sono tenuti artificialmente bassi.

La vastità della zona di offerta del mercato energetico tedesco, in cui i prezzi all’ingrosso dell’elettricità sono uniformi, è stata a lungo un problema per i regolatori. Con l’Europa alle prese con le crisi parallele del gas e dell’energia elettrica, l’ACER è interessata a ottenere guadagni di efficienza in un mercato che risente dei prezzi record del gas e della vacillante flotta nucleare francese.

«L’ACER ha preso una decisione sulle configurazioni alternative delle zone di offerta dell’elettricità», ha dichiarato l’agenzia il 9 agosto. Per la Germania, l’ACER ha proposto quattro configurazioni alternative che dividono il mercato unico dell’energia elettrica del Paese in quattro zone di offerta. I punti di forza sarebbero la riduzione delle tensioni sulla rete a lunga distanza, vantaggi per gli Stati del Nord (che producono abbondanti quantità di energia rinnovabile) e la riduzione delle bollette per i consumatori di queste regioni.

Un’idea molto apprezzata dagli accademici. «Alcuni sostengono che al momento abbiamo problemi più grandi da affrontare, mentre altri come me – spesso accademici – amano tirare fuori questa proposta in ogni occasione possibile», ha spiegato in un’intervista rilasciata a EURACTIV a giugno 2022 Leonardo Meeus, il nuovo direttore della Florence School of Regulation. «Penso che possa costituire parte della soluzione, perché altrimenti i prezzi non riflettono la realtà degli asset di produzione e trasmissione dell’elettricità in quella regione, fondamentali per il funzionamento del mercato». Con prezzi uniformi, il rischio è che la saturazione della rete non venga mai affrontata. «Se si cerca di nasconderla, nessuno la prende in considerazione e poi si deve risolvere il problema, il che comporta costi molto elevati»

Ma i legislatori tedeschi hanno scarsa propensione a riformare le zone di offerta in un Paese in cui gli interessi industriali si intrecciano con la politica statale. E nessuno di loro vuole essere considerato la causa dell’aumento dei prezzi dell’elettricità per i consumatori della propria regione. Un’ipotesi comune è che i prezzi dell’elettricità nel sud sarebbero due volte più alti di quelli del nord se le zone fossero divise, a causa della mancanza di generazione di energia rinnovabile e della lentezza nella costruzione della rete.

 

Politica statale

La suddivisione delle zone di offerta dell’elettricità si inserisce in una serie di tensioni di lunga data tra la Germania meridionale, più ricca, e gli Stati settentrionali, più poveri, che hanno investito molto nelle capacità rinnovabili. «È ingiusto che chi produce più energia rinnovabile abbia il prezzo dell’elettricità più alto», ha dichiarato Manuela Schwesig, ministro-presidente della SPD (socialdemocratici) del Land del Mar Baltico Mecklenburg-Vorpommern. La risposta dei politici bavaresi non si è fatta attendere. «Ora Manuela Schwesig vuole punire i cittadini bavaresi per il fatto che qui soffia meno vento. Difficile battere tanta sfrontatezza», ha replicato Martin Huber, segretario generale del partito conservatore bavarese CSU, che detiene un potere significativo all’interno del parlamento tedesco.

I membri del parlamento tedesco sono altrettanto preoccupati di essere visti come i responsabili (ancorché involontari) di prezzi più alti per l’elettricità per i propri elettori. «Una suddivisione in zone elettriche va valutata negativamente per la Germania nel suo complesso, ha dichiarato a EURACTIV Andreas Lenz, deputato conservatore della Baviera e membro della Commissione per l’energia e il clima. «La diversificazione delle zone di offerta di energia elettrica sarebbe uno svantaggio competitivo, soprattutto per la Germania meridionale». Ma non solo tra i conservatori, il più grande partito di opposizione, l’interesse per la suddivisione delle zone di offerta è limitato. Le stesse perplessità animano anche i partiti del governo “semaforo” (Verdi, Liberali, Socialdemocratici, ndt).

«La discussione sulle zone di prezzo dell’elettricità tra l’Europa e la Germania parte da lontano», ha spiegato a EURACTIV Ingrid Nestle, portavoce dei Verdi al Parlamento tedesco per le questioni energetiche e climatiche. «È difficile immaginare che si prendano decisioni rivoluzionarie a breve termine, ma è vero: in Germania dobbiamo decidere tra un’espansione delle reti elettriche significativamente superiore rispetto al passato o un’organizzazione del mercato più regionale». SPD e Liberali non hanno risposto alla nostra richiesta di commento.

Il trattato di coalizione del governo tedesco recita: «Ci impegniamo per l’ulteriore integrazione del mercato interno europeo dell’energia», riferendosi alla discussione in corso sulla riorganizzazione del mercato elettrico tedesco. Le prime proposte concrete del governo sulle zone di offerta sono attese entro il 2022.

Il malumore dell’authority tedesca

Per il regolatore di gestione della rete tedesco, l’ACER «non prende in considerazione i potenziali benefici che zone d’offerta più ampie possono apportare», citando la maggiore liquidità del mercato e la concorrenza. L’approccio dell’ACER, invece, «ignora il fatto che le zone di offerta a maglie più larghe forniscono importanti segnali di liquidità e di prezzo per l’intero mercato interno dell’energia». Il regolatore tedesco ha suggerito di combinare più Stati membri per facilitare la distribuzione ottimale delle zone di offerta di energia elettrica, si legge in un protocollo dell’8 agosto. Il ministero dell’Economia e del Clima non ha risposto alla nostra richiesta di commento.

 

In Austria l’opposizione dice no alla riattivazione delle centrali a carbone

EPA-EFE/DANIEL NOVOTNY [EPA-EFE/DANIEL NOVOTNY]

Il governo di Vienna non è riuscito a ottenere la maggioranza dei due terzi necessaria per emanare il “regolamento di indirizzo sul gas naturale” a causa del mancato sostegno dei partiti di opposizione, che hanno impedito la riattivazione delle centrali elettriche a carbone. L’Austria, che dipende in larga misura dal gas russo, ha cercato di ridurre l’uso del gas annullando temporaneamente l’eliminazione del carbone e chiedendo all’industria di passare a combustibili alternativi come il petrolio o il carbone. Il Paese dipende fortemente dal gas per riscaldare le case in inverno e spera di ridurne il consumo nel settore elettrico. A causa di un’estate secca, gli impianti idroelettrici austriaci hanno un rendimento inferiore alla media.

Per ottenere la maggioranza dei due terzi era necessario il sostegno del socialdemocratico SPÖ o dell’estrema destra FPÖ. “Trovo il comportamento dell’SPÖ completamente irresponsabile”, ha dichiarato martedì 23 agosto all’emittente pubblica Ö1 il Ministro dell’energia Leonore Gewessler, citando l’importanza della centrale a carbone bloccata di Mellach, che potrebbe fornire elettricità e calore a 260.000 famiglie in caso di emergenza. “Ritengo l’SPÖ responsabile se appartamenti di famiglie e bambini rimarranno al freddo”.

L’SPÖ, dal canto suo, ha segnalato la disponibilità a negoziare. “Siamo sempre pronti a discutere”, ha dichiarato Jörg Leichtfried, vice capo del partito, durante una conferenza stampa. Una delle loro richieste è che i costi aggiuntivi derivanti dal cambio di carburante non vengano scaricati sui clienti.