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Come comunicare e divulgare una ricerca scientifica con successo

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La divulgazione scientifica è l’insieme delle iniziative che rendono la cultura, il pensiero e la conoscenza scientifica accessibili al grande pubblico attraverso l’uso di adeguate strategie di comunicazione.

È un fenomeno che ha una grande rilevanza sociale, poiché consente ai cittadini di costruire la propria consapevolezza riguardo all’evoluzione delle scienze e, di conseguenza, di prendere decisioni sempre più ponderate per la propria salute.

Non solo, la divulgazione scientifica è importante anche per il futuro delle scienze stesse, dimostrando che i fondi investiti per la ricerca hanno portato un vantaggio alla società. Così, oltre che diffondere conoscenze, i singoli ricercatori hanno l’occasione di ottenere visibilità e riconoscimenti, aprendo le porte a un numero maggiore di finanziatori e collaboratori.

Tutto ciò, però, è possibile se e solo se viene strutturato un piano di comunicazione mirato e strategico che risponde adeguatamente a cinque domande:

  1. Qual è l’obiettivo?
  2. Qual è il messaggio?
  3. Chi è il pubblico?
  4. Quali sono i canali di diffusione?
  5. Come suscitare interesse con il pitch?

Qual è l’obiettivo?

Prima di immergersi nella creazione di un contenuto di divulgazione scientifica è fondamentale essere consapevoli dello scopo che si vuole perseguire attraverso l’imminente atto di comunicazione.

Questo scopo, infatti, permetterà di adattare il messaggio in base al contesto in cui si interagirà, assicurando ottimi risultati. Per esempio, se bisogna discutere di una scoperta con dei docenti universitari, allora la comunicazione dovrà essere altamente dettagliata; viceversa, quando si vuole far conoscere al grande pubblico il metodo scientifico e il lavoro dello scienziato, è necessario saper comunicare in modo leggero, divertente e curioso; ancora, se l’obiettivo è raccogliere fondi da imprenditori e potenziali finanziatori, la comunicazione deve essere convincente e persuasiva.

Solo quando è chiaro lo scopo per cui si vuole comunicare, si può passare a definire il messaggio.

Qual è il tuo messaggio?

Di solito, il pubblico ricorda solo un paio di dettagli di quello che ha sentito durante una conferenza o di quello che ha letto in un articolo. Ecco perché è essenziale incentrare la comunicazione su un unico messaggio principale. Per individuarlo, basta chiedersi “Cosa dovranno ricordarsi le persone?” ed eliminare tutti i dettagli secondari.

Nelle scienze, ciò che è importante è solitamente diviso in due domande:

Qual è la ricerca e quali risultati ha portato?

Perché questa ricerca è importante, in particolare per le persone non esperte di scienza?

Come si può notare, per via di una mancanza di conoscenze specializzate, al grande pubblico non interessano i tecnicismi. Tuttavia questo è un vantaggio per i divulgatori scientifici, poiché è più facile mantenere un messaggio chiaro e semplice, comprensibile da tutti.

Chi è il pubblico?

Nella divulgazione scientifica è imprescindibile una conoscenza approfondita del pubblico target. In primis per valutare il livello di conoscenza nel campo di ricerca specifico, poi per adattare la comunicazione alle caratteristiche sociografiche.

Età, lingua, interessi, stile di vita, percorso di studi: sono tutti elementi che permettono di modulare il tono di voce in base a quello dell’audience, affinché il messaggio sia davvero compreso. Per esempio, a parità di conoscenza, di fronte a una classe di studenti universitari si può parlare con un gergo giovanile, ma se ci si rivolge a un pubblico composto per lo più da pensionati conviene adottare un registro linguistico più neutro.

Quali canali di diffusione?

La forma con cui veicolare un messaggio di divulgazione scientifica dipende dal canale di comunicazione. Ogni media, infatti, è popolato da un pubblico specifico, richiede un tono di voce differente e prevede solo alcune tipologie di contenuti. Ci sono alcuni canali molto formali, ma che a volte sembrano noiosi al grande pubblico; viceversa, altri sono più giocosi ma non sempre sono adatti a un pubblico più professionale.

In generale, sono cinque le principali forme di comunicazione presenti nei vari media:

  1. La scrittura rimane una forma di comunicazione imprescindibile e molto diffusa. Un articolo in una rivista popolare, la newsletter inviata via e-mail, gli articoli sul web e i libri sono alcuni dei media che richiedono una comunicazione scritta.
  2. Le conferenze, sia online che in presenza, sono la forma più tradizionale con cui i ricercatori comunicano con il pubblico. Tuttavia oggi una conferenza può includere elementi più dinamici e digitali che intrattengono in modo leggero le persone. L’aspetto positivo delle conferenze in presenza è che fanno instaurare un rapporto diretto con il pubblico, ma possono coinvolgere soltanto un numero limitato di ascoltatori.
  3. I video sono il mezzo ideale per raggiungere un pubblico molto ampio e piuttosto giovane. Il video infatti è ampiamente condiviso sui social network, un fattore che contribuisce al suo successo come forma di comunicazione. D’altra parte, però, non è facile realizzare un video, poiché è richiesta una buona strumentazione (luci, videocamera, microfono, etc.) e la capacità di editing video.
  4. La comunicazione audio è un mezzo abbastanza intimo e ideale per trasmettere emozioni. Non è un’esclusiva della radio, vista la recente diffusione dei podcast che si possono ascoltare ovunque grazie ad uno smartphone.
  5. Il gioco è uno dei mezzi di comunicazione meno considerati nella divulgazione scientifica. È l’ideale per attirare l’attenzione della gente, non solo dei bambini. Può essere un semplice quiz prima di una spiegazione, una caccia al tesoro alla scoperta di una città, un gioco online.

Come suscitare interesse con il pitch?

Creare il proprio pitch significa essere pronti a divulgare i risultati di una ricerca in modo consapevole e mirato. Questo perché un pitch è una presentazione breve e dinamica che ha un unico obiettivo: suscitare interesse. Non entra nei dettagli, perché deve semplicemente generare una irrefrenabile curiosità nell’ascoltatore.

Un buon pitch riassume in meno di tre minuti il perché si vuole fare divulgazione scientifica, quale messaggio si vuole trasmettere, a chi e attraverso quali media. Non dev’essere una spiegazione dettagliata dei vari punti, ma un discorso emozionale che attiri l’attenzione grazie ad argomentazioni forti.