di Christian Ciarlante

Isernia ha cambiato pelle, non la riconosco più da tempo. Non servivano i dati de “Il Sole 24 Ore” per certificare lo stato penoso in cui versa la nostra città e neppure il fatto che siamo la città più triste d’Italia. E’ sufficiente fare un giro per le vie cittadine, con gli occhi bene aperti, per rendersi conto di com’è ridotto il nostro capoluogo. Non avevo mai pensato che questa mia città, forte di bellezza e di contraddizioni, potesse mostrare il suo lato peggiore e proporlo come biglietto da visita.

Non occorre parlare ancora una volta dei migranti, dello spaccio, dei furti, dei vandali, della nostra inciviltà, etc… Penso che tutti ne hanno le scatole piene, visto che su queste questioni, si è detto anche troppo. Isernia è sempre casa mia, e questo è fuori discussione, nella gioia e nel dolore, ma è anche il posto in cui spesso ci si sente fuori luogo, benché ci si abiti. Lo stare insieme accomuna, affratella, rende compagni di viaggio, ma allo stesso tempo ci rende perfetti sconosciuti. Dobbiamo riscoprire il senso di appartenenza alla città che abbiamo smarrito. Ma il cambiamento deve avvenire prima di tutto dall’alto, da chi ci amministra, perché i cittadini hanno bisogno di buoni esempi.

Per un amministratore la maggiore ricompensa per il lavoro svolto dovrebbe essere vedere i propri cittadini stare bene, ma purtroppo raramente è così. Il degrado che si è venuto a creare negli ultimi anni è sconfortante. Per fortuna esistono ancora i commercianti che pensano a rendere decorosi gli spazi che circondano i loro esercizi. Vanno apprezzate le iniziative di qualità prese negli ultimi tempi, ma non bastano! Non possiamo dire che in questo territorio non c’è nulla (non sarebbe corretto), forse c’è solo disinteresse e mancanza di coraggio. Se chi cerca di far del bene viene messo in croce, tutto diventa più difficile.

Isernia credo abbia perso l’orientamento che pure ha avuto in certi momenti. E’ compito nostro porre le basi per un futuro migliore. Nutrivo delle speranze nelle nuove generazioni, ma non vedo segnali incoraggianti. Eravamo una città tranquilla che aveva tutti i vantaggi di un capoluogo di provincia. C’era tutto, poi poco a poco abbiamo iniziato a perdere pezzi per strada. La politica ha le sue colpe, ma non è l’unica responsabile. Se chiedi al cittadino ti risponde “e che ci possiamo fare?” Una risposta che si commenta da sola! Isernia si è imbarbarita adeguandosi ai tempi. E’ una città che si sta disgregando e la situazione è rischia di diventare irrecuperabile. La gente non è più disposta ad accettare di cambiare, perché non vede nulla di meglio all’orizzonte.

Provo odio e amore per questa città che ostenta la sua falsa sicurezza nella sua palese debolezza. Il futuro avanza, ma da noi il tempo si è fermato. Moderna fuori, vecchia e stanca dentro. Arresa. Eppure enormemente ricca di risorse. Ma la cosa che più mi irrita è che nessuno si adopera realmente per cambiare le cose, e chi ci prova viene subito scoraggiato. Bisogna agire e ridare dignità alla nostra Isernia. E’ proprio in questi momenti che si manifesta la grandezza di una comunità, dei suoi amministratori e dei suoi cittadini: quando, dinanzi ai problemi, non ci si nasconde, né si cercano scorciatoie, ma si ha il coraggio di affrontarli a viso aperto.

Un’amministrazione attenta deve guardare verso chi, maggiormente, rischia di perdere la fiducia e la speranza: i giovani, i disoccupati, gli emarginati, coloro che vivono situazioni di disagio. Oggi più che mai gli isernini devono essere artefici del proprio destino, costruendo, passo dopo passo, una città migliore. Alla Politica spetta il compito di valorizzare le potenzialità ancora inespresse, ai cittadini il compito di rispettare semplici, ma fondamentali regole del vivere civile. Io sono isernino e sono orgoglioso di esserlo, per cui mi piace pensare che un futuro migliore è ancora possibile!

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