Oh, che bel castello: a Redondesco ci sono Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda

Il viaggio tra i municipi ci porta a svelarvi una leggenda nascosta anche nello stemma del Comune

Fra i nomi dei paesi e dei borghi del territorio mantovano, quello di Redondesco oltre che essere strano è anche magico. Ha a che fare con ciò che resta del suo castello, in parte sede del municipio. Per dipanare il rebus toponomastico qualche studioso avanzò l’ipotesi acrobatica che l’abitato sulla via Postumia avesse a che fare con “rotundiscus”. Tradotto: disco o desco rotondo. Da ciò la Tavola Rotonda, tanto da far sbocciare la bella invenzione che da queste parti si fosse accampato Re Artù con i suoi cavalieri.

A sostenere la leggenda ci sono lo stemma comunale che propone un semplice sgabello (rotondo) con tre gambe, e una ulteriore ricostruzione del nome che dovrebbe derivare dal primitivo fortilizio, circondato da corsi d’acqua. L’iniziale “re” infatti sarebbe una contrazione di “rivus”, fiume, e il centrale “edon” equivarrebbe a circolare, rotondo.

La storia dell’appellativo del paese è ricca di variazioni sul tema, ma non svela la verità: “Castro quod vocatur Redaldesco”, castello chiamato Redaldesco, già nel lontano anno 982, poi Redaldisco, Rethaldesco, Redondiscus. Quel che è certo è che attorno al 1163 l’imperatore Federico Barbarossa autorizzò i conti di Redondesco a mettere mano al già vecchio maniero che, da chissà quando, faceva la guardia alla strategica, romana, militare via Postumia.

È infatti la via Postumia a dare un senso alle tante strutture difensive che punteggiano la sua traiettoria obliqua nella pianura del Po, cioè sudest-nordovest, collegando Genova a Trieste, quindi il Tirreno all’Adriatico. Questo importante segmento dell’itinerario viario romano fu ultimato dal console Postumio Albino attorno al 148 avanti Cristo.

Se così procediamo rischiamo poi di capriolare al 101, cioè alla celebre battaglia dei Campi Raudii nella quale i romani sconfissero i cimbri non nell’attuale Vercellese, ma nell’odierno Mantovano, fra Raudaldisco (Redondesco) e Raudingo (Rodigo)… E via raudando.

Ciò che il tempo oggi ci restituisce di tanto passato sono alcune tracce sopravvissute dell’antichissimo maniero, dentro e intorno al quale è cresciuto il centro abitato. Medio Mantovano, sinistra Oglio, basso corso dell’affluente, fra Gazoldo degli Ippoliti e le Valli di Mosio, a 25 chilometri da Mantova.

Nello stesso luogo – e con le stesse pietre – è sorto il municipio in linea con la cortina merlata ghibellina, su un lato della torre quadrangolare che fa da porta al castello recinto. Il “potere” civico contemporaneo s’è sovrapposto ai poteri secolari dei signori di Redondesco, sino ai Gonzaga, e a quel XVII secolo durante il quale il maniero cominciò a subire il sistematico smantellamento.

Le foto satellitari parlano chiaro. L’area dell’incastellamento del basso Medioevo è sottolineata dal percorso quadrangolare avvolgente di piazza Risorgimento, viale San Martino, via Lomini e dal filare di alberi che corre in fregio alla muratura occidentale. Dentro c’è il borgo, assolutamente caratteristico e anche rispettoso di questo spazio storico ad alta densità.

Il municipio sorge sull’angolo nord-occidentale della cinta difensiva e un suo cantone, il più esterno, ha in parte inglobato una torre cilindrica quattro-cinquecentesca (ne restano altre due sul percorso di ronda). L’edificio sede dell’amministrazione si fonde e confonde perfettamente nel paesaggio del borgo che si manifesta con la citata torre quadrangolare d’ingresso che guarda l’asse prospettico porticato di via Garibaldi e quindi il campanile e l’abside della chiesa parrocchiale di San Maurizio. A sottolinearne la verticalità della porta d’ingresso al recinto si erge, appena dietro, la torre campanaria.

L’ingresso della casa municipale è dentro la corte, a sinistra. L’edificio è moderno, ma reclama e canta il ricordo di un passato profondo, trecentesco, con qualche arco acuto e una bifora sopra la porta. Se per un attimo diamo credito (ma solo per un attimo) alla leggenda della Tavola Rotonda – sveltamente Retondesco – questo municipio sarebbe una location per la Spada nella Roccia e la Ricerca del Sacro Graal. Vedete, la storia degli uffici comunali non è fatta di sola politica e sola burocrazia.

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