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Album

Anima latina

Lucio Battisti

About “Anima latina”

Anima latina è il nono album nato dalla collaborazione tra Lucio Battisti e il paroliere Mogol. È stato pubblicato nel dicembre del 1974 dall'etichetta Numero Uno (fondata dai due artisti) ed è annoverato tra le pietre miliari della storia musicale italiana.

Lo stesso artista laziale dimostrò in più occasioni di avere particolarmente a cuore tale frutto del suo lavoro, tanto da considerarlo inconsueto per i canoni dell'epoca:

Questo mio ultimo LP, Anima latina, è per me un'operazione culturale, quasi un esperimento, e tale dovrà restare. Ho fatto alcune considerazioni, alcune correlazioni con le altre arti la cui situazione più evoluta è senza dubbio quella iconografica, quella delle forme più recenti di pittura, di arte concettuale.

Il disco rappresenta il culmine della sperimentazione iniziata da Battisti con Il nostro caro angelo, in cui aveva integrato diversi elementi tipici del rock progressivo, allora in forte crescita in Italia. Nel caso di Anima latina, però, si aggiungono anche le sonorità esotiche e i ritmi ancestrali della musica latina: il risultato è un'opera piuttosto ambiziosa, che mira a destabilizzare la classica concezione di canzone tramite la quasi totale assenza di ritornelli, l'utilizzo di tempi dispari e di arrangiamenti complessi e le melodie poco accessibili. Una scelta ispirata da un viaggio promozionale intrapreso da Battisti e Mogol in Brasile e Argentina e durante una ventina di giorni, nel febbraio 1974:

La mia permanenza in Brasile, in Sudamerica in genere, mi ha fatto prendere coscienza di un'altra dimensione della musica: musica come vita, come possibilità di stare insieme, di ballare insieme, di protestare insieme. La musica brasiliana è una delle più vive oggi tra le musiche popolari del mondo; non ha perso la sua funzione di consentire a chi è ‘in mezzo alla musica’ di parteciparvi. Ed è un grosso fatto sociale oltre che musicale. Partecipare alla musica (e quindi vivere, ridere, soffrire, esprimersi, pensare), non subirla, è la mia concezione conclusiva, oggi, di fare o di ascoltare musica. La voce, le parole, come gli strumenti, fanno parte di un tutto: musica, cantante, ascoltatore, esecutore. La musica naturalmente deve essere piena di respiri, di ritmi stimolanti, deve svolgere la prima operazione di coinvolgimento; una volta adempiuta questa funzione, la voce, i testi, debbono uniformarsi ad essa discretamente, essere amalgamati con gli strumenti, lasciare la possibilità a chi ascolta di scoprire sia la voce sia i significati dei testi.

La complessità stilistica dell'album ha consentito all'artista di smontare lo stereotipo di cantante di successo e autore di motivi orecchiabili con cui veniva etichettato da giornali e dalla televisione, vista la ricerca di un linguaggio più puro e primitivo e, quindi, “diverso”.

Già in Il nostro caro angelo si avvertiva questa mia ironia verso il Lucio Battisti degli anni precedenti, questa demitizzazione, non per volontà suicida, non per autolesionismo, non per voler rinnegare, ma semplicemente per preparare il terreno all'azzeramento di una personalità monumentale, per azzerarla prima e successivamente umanizzarla al massimo, farla partecipare alla vita degli altri, conversare con gli altri, comunicare con gli altri per mezzo della musica, della voce anche, ma non più come prima, non più con la voce bella, forte, impostata, con frasi di effetto: con cose vere, dette in mezzo agli altri e in mezzo alla musica, non falsamente o ipocritamente modeste, solo uguali a quelle di tutti gli altri.

Quel viaggio [in Brasile] mi ha messo seriamente in crisi, e in alcuni momenti ero giunto quasi a odiare me stesso per quello che ero diventato, o meglio per quello in cui i mass media mi avevano identificato: il cantante ricco, bello e famoso, amato dal pubblico forse più per il suo bel faccino e i suoi riccetti, per certe furbizie roche della voce, che non per il reale talento musicale, l'unica cosa per la quale ora mi interessa farmi apprezzare.

I testi di Mogol si adattano abilmente alle atmosfere primordiali del disco, rivelando la capacità del paroliere di esprimersi in maniera ancora più poetica ed evocativa, sfruttando rime inusuali e rinunciando alle locuzioni più banali della musica leggera del tempo che, invece, figuravano nei primi lavori del duo: così, pur essendo abbastanza criptiche, le liriche sono costituite da una sintassi piana e colloquiale.
Come lo stesso Giulio Rapetti spiegò in sintesi:

Era più importante la libertà artistica del rischio commerciale. A noi non ce ne fregava niente. Noi abbiamo sempre rischiato al massimo.

La voce di Battisti, volutamente mixata a volume molto basso, rende le parole di Mogol di difficile comprensione ad un ascolto superficiale e disattento.

Quando uno parla in mezzo agli altri, non urla ma non tace neppure, se la sua voce interessa a chi ascolta, viene individuata in mezzo alle altre, magari con un po' più di attenzione, e di fatica. Questo ho fatto con il mio LP: ho messo la mia voce in mezzo alla musica ed ho inteso stimolare gli altri a capire le parole, ad afferrare il senso o la sola sonorità; ho inteso stimolare chi mi ascolta a fare attenzione a ciò che sta succedendo, a ciò che accade nel momento in cui si ascolta un brano non perché questo sia piacevole, ma perché ascoltare significa qualcosa: e ascoltare con attenzione, magari rimettendo il disco daccapo perché non si è capito, magari facendo irritare chi non è riuscito ad individuare al primo ascolto una parola, è un’operazione stimolante, coinvolgente; è il modo che ho scelto per comunicare con gli altri, per essere presente in mezzo agli altri, per essere quello che dà il pretesto, lo spunto ad un'azione, ad un'operazione.

“Anima latina” Q&A

  • Come commenta Battisti la rinuncia a rime e strofe compiuta nel disco?

    Per capire quanto avanti sia questo tipo di arte basti pensare a Picasso, a quello che ha significato la rottura, la provocazione dei primi esperimenti dell'artista, divenuti poi documenti, divenuti addirittura scuola, serviti da stimolo ed apertura per nuove cose. Anche nella musica è utile fare oggi queste operazioni: nella musica contemporanea l'hanno già fatto, ma nel mondo delle canzoni, quello più vicino alle masse, quello più immediato, per la gente più semplice, ancora non è stato fatto, siamo ancora legati alla strofa, alla rima, sia pure trattandosi di cantautori, di brani impegnati e ricchi di significato; sono sempre cose che si subiscono. Questa sudditanza dell'ascoltatore deve essere modificata; non che tutti debbano comporre o far musica, ma partecipare si!

    - Intervista a Lucio Battisti di Renato Marengo, Ciao 2001, 1 dicembre 1974

  • Perché l'album si chiama Anima Latina?

    Perché lì, tra quella gente semplice, tra quei suoni genuini e al tempo stesso pieni di felicità ma anche di denuncia, di realtà, ho ritrovato il mio spirito latino. con l'anglicismo e l'americanismo che ci hanno coinvolti in questi anni andavamo perdendo, proprio noi mediterranei più di tutti, lo spirito creativo, la vitalità che ci caratterizzano da sempre e che non sono morti, ma semplicemente addormentati dalla sudditanza all'America dei frigoriferi e dei consumi. L'America Latina mi ha scosso da certi torpori, ma già da qualche anno avevo dentro un senso di rivolta, sentivo che la strada giusta non è quella degli altri, che la cultura degli altri può violentarci, sopraffarci ma non potrà mai diventare nostra.

    - Intervista a Lucio Battisti di Renato Marengo, Ciao 2001, 1 dicembre 1974

  • Come è stato realizzato l'album?

    […] Ho concepito questo disco, la cui elaborazione è durata sei mesi. Infatti, pur avendo ben chiaro in testa ciò che volevo ottenere, non avevo la più pallida idea di come tradurlo in musica: ho dovuto provare e riprovare, sperimentare, e quindi i primi due mesi in pratica sono trascorsi preparando il materiale. Poi per quanto riguarda le cose semplici, devo dire che quanto più elementare è una linea musicale, un fatto ritmico, tanto più impegno occorre proprio per riprodurlo come tale. Una cosa è un concerto dal vivo, una cosa un disco che debba significare qualche cosa. Ho voluto sfatare un altro mito, oltre a quello della voce: il mito del Battisti che fa tutto in diretta, che registra in sala come se fosse in un concerto. Era un mito che oggi non serve più alla funzione comunicativa; l'effetto della voce deve essere quello di completare le situazioni musicali, non di sopraffarle; certe volte il volume è basso, certe altre volte la voce appare come distorta o addirittura stonata; fa tutto parte di un discorso di rottura, che però è al tempo stesso creativo. Diciamo che lo scopo principale è proprio quello di demistificare alcune situazioni false ed anacronistiche, di fare musica per gli altri, permettendo ad ognuno di ascoltare secondo la propria sensibilità, predisposizione o volontà. Cosa che cantando come si è fatto sino ad oggi non è certo possibile fare. Musicalmente ci sono molte arie, respiri ed aperture neolatine.
    […] Basti pensare che, per ammissione degli stessi inglesi, i nostri testi, le nostre concezioni sono intraducibili per loro: perchè è il nostro temperamento ad essere intraducibile. Con la musica brasiliana, argentina, sudamericana in genere ho sottolineato questi stati d'animo, ma in pratica ho recuperato il mio stesso spirito creativo mediterraneo, latino come e forse più di quello sudamericano. Questo disco, al di là della sua concezione melodica, dei suoi effetti sonori, è in pratica il punto di passaggio definitivo tra il mio ieri e il mio domani. È già un fatto musicale di cui sono soddisfatto, un fatto nuovo, ma è senza dubbio un punto di rottura.
    I sei mesi impiegati a registrarlo sono passati soprattutto negli ascolti, nei ripensamenti, non negli abbellimenti, anzi col presupposto (non col problema) di render quanto meno vanesio possibile il tutto. È per questo che ho voluto usare un Eminent al posto di una grande orchestra d'archi; altri, al posto mio, avendo raggiunto in pratica l'apice nella musica leggera, forse avrebbero convocato l'intera orchestra della Scala per superare in maniera magnificante tutto quello fatto in precedenza.

    - Intervista a Lucio Battisti di Renato Marengo, Ciao 2001, 1 dicembre 1974

When did Lucio Battisti release Anima latina?

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