Clima: gli impegni degli Stati sono molto lontani dal raggiungimento dell’obiettivo di 1,5° C

Unfccc: i Nationally determined contributions sono ancora insufficienti. Necessarie subito azioni più ambiziose

[27 Ottobre 2022]

Secondo il nuovo “Nationally determined contributions under the Paris Agreement. Synthesis report by the secretariat” pubblicato dall’United Nations framework convention on climate change (Unfccc), «I Paesi stanno piegando verso il basso la curva delle emissioni globali di gas serra, ma questi sforzi rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius entro la fine del secolo». L’Unfccc fa notare che così come sono oggi, «Gli impegni combinati sul clima delle 193 parti nell’ambito dell’Accordo di Parigi potrebbero mettere il mondo sulla strada per un riscaldamento di circa 2,5 gradi Celsius entro la fine del secolo.
Il rapporto dimostra anche che «Gli impegni attuali aumenteranno le emissioni del 10,6% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010. Questo è un miglioramento della valutazione dello scorso anno, che ha rilevato che i Paesi erano sulla strada per aumentare le emissioni del 13,7% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010». Il rapporto sui Nationally determined contributions (NDC) del 2021 aveva dimostrato che le emissioni previste sarebbero continuate ad aumentare oltre il 2030. Tuttavia, l’analisi di quest’anno di mostra che, «Sebbene le emissioni non aumentino più dopo il 2030, non stanno ancora mostrando la rapida tendenza al ribasso che la scienza ritiene necessaria in questo decennio».
Il rapporto delll’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del 2018 aveva avvertito che le emissioni di CO2 dovevano essere ridotte del 45% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010. Il Sixth Assessment Report dell’IPCC pubblicato all’inizio di quest’anno utilizza il 2019 come riferimento, indicando che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030. L’Unfccc ricorda che «Questo è fondamentale per raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius entro la fine di questo secolo e evitando i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, compresi siccità, ondate di caldo e precipitazioni più frequenti e gravi».

Secondo Simon Stiell, segretario esecutivo dell’Unfccc, «La tendenza al ribasso delle emissioni prevista entro il 2030 dimostra che quest’anno le nazioni hanno compiuto alcuni progressi. Ma la scienza è chiara, così come i nostri obiettivi climatici nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Non siamo ancora vicini alla portata e al ritmo delle riduzioni delle emissioni necessarie per metterci sulla buona strada verso un mondo di 1,5 gradi Celsius. Per mantenere vivo questo obiettivo, i governi nazionali devono rafforzare ora i loro piani d’azione climatica e implementarli nei prossimi 8 anni».

L’Unfccc ha analizzato gli NDC –  i piani d’azione per il clima – delle 193 parti dell’Accordo di Parigi, inclusi 24 NDC nuovi o aggiornati presentati dopo la  26esima Conferenza delle parti Unfccc di Glasgow (COP 26), fino al 23 settembre 2022. Nel loro insieme, i piani coprono il 94,9% del totale delle emissioni globali di  gas serra nel 2019.

Stiell ha evidenziato che «Alla conferenza Onu sui cambiamenti climatici tenutasi a Glasgow lo scorso anno, tutti i Paesi hanno concordato di rivedere e rafforzare i loro piani climatici. Il fatto che dalla COP 26 siano stati presentati solo 24 piani climatici nuovi o aggiornati è deludente. Le decisioni e le azioni dei governi devono riflettere il livello di urgenza, la gravità delle minacce che stiamo affrontando e la brevità del tempo che ci resta per evitare le devastanti conseguenze del cambiamento climatico incontrollato».

Si tratta del secondo rapporto del genere dell’Unfccc che fornisce un aggiornamento critico del rapporto di sintesi degli NDC e l’Unfccc dice che «Sebbene i risultati complessivi del rapporto siano chiari, ci sono barlumi di speranza. La maggior parte delle parti che hanno presentato NDC nuovi o aggiornati ha rafforzato il proprio impegno a ridurre o limitare le emissioni di gas serra entro il 2025 e/o il 2030, dimostrando una maggiore ambizione nell’affrontare i cambiamenti climatici».
L’altro rapporto “Long-term low-emission development strategies. Synthesis report by the secretariat” presentato dall’Unfccc insiame a quello sugli NDC, esamina i piani dei Paesi di tutto il mondo per passare alle emissioni net zero entro o intorno alla metà del secolo e indica che «Se tutte le strategie a lungo termine fossero attuate completamente in tempo, le emissioni di gas serra di questi paesi potrebbero essere inferiori di circa il 68% nel 2050 rispetto al 2019».
Le attuali strategie a lungo termine sono state presentate solo da 62 parti dell’accordo di Parigi ma che nel 2019 rappresentavano l’83% del PIL mondiale, il 47% della popolazione mondiale e circa il 69% del consumo totale di energia nel 2019 e per l’Unfccc «Questo è un forte segnale che il mondo inizia a puntare a emissioni nette zero». Ma il  rapporto rileva che «Molti obiettivi del net zero restano incerti e rimandano al futuro l’azione essenziale che deve aver luogo ora. Un’azione ambiziosa per il clima prima del 2030 è urgentemente necessaria per raggiungere gli obiettivi a lungo termine dell’accordo di Parigi».

Con la  COP27 Unfccc  che inizia tra pochi giorni (si terrà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre), Stiell ha invitato i governi a rivedere i loro piani climatici e a rafforzarli, «Al fine di colmare il gap tra dove si stanno dirigendo le emissioni e dove la scienza indica che dovrebbero essere in questo decennio. La COP 27 è il momento in cui i leader globali possono riprendere slancio sul cambiamento climatico, fare da necessario perno dai negoziati all’attuazione e andare avanti nella massiccia trasformazione che deve avvenire in tutti i settori della società per affrontare l’emergenza climatica. Esorto i governi nazionali a partecipare alla COP 27 per mostrare come faranno funzionare l’Accordo di Parigi nei loro Paesi d’origine attraverso la legislazione, le politiche e i programmi, nonché come coopereranno e forniranno supporto per l’attuazione. Chiedo inoltre alle nazioni di compiere progressi alla COP 27 in 4 aree prioritarie: mitigazione, adattamento, perdite e danni e finanza».

Anche il ministro degli esteri egiziano e presidente designato della COP27, Sameh Shoukry, è convinto che «La COP27 sarà lo spartiacque mondiale dell’azione climatica. Il rapporto dell’ UN Climate Change e prima ancora quello dell’IPCC  sono un promemoria tempestivo per tutti noi. Aumentare l’ambizione e l’attuazione urgente è indispensabile per affrontare la crisi climatica. Questo  include la riduzione e la rimozione delle emissioni più rapidamente e in un ambito più ampio dei settori economici, per proteggerci da impatti climatici avversi più gravi e da perdite e danni devastanti. Il rapporto di sintesi è una testimonianza del fatto che siamo fuori strada per raggiungere l’obiettivo climatico di Parigi e mantenere a portata di mano gli 1,5 gradi. Questo è un momento che fa riflettere e siamo in una corsa contro il tempo. Molti di coloro che dovrebbero fare di più, sono lontani dal fare abbastanza, e le conseguenze di tutto questo stanno influenzando vite e mezzi di sussistenza in tutto il mondo. Sono consapevole che è e dovrebbe esserci un continuum d’azione fino al 2030 e poi al 2050, tuttavia, questi risultati allarmanti meritano una risposta trasformativa alla COP27».
Il presidente della COP 26 Alok Sharma ha concluso: «E’ fondamentale fare tutto ciò che è in nostro potere per mantenere a portata di mano 1,5° C, come promesso nel Glasgow Climate Pact. Questi rapporti dimostrano che, sebbene abbiamo fatto qualche progresso – e ogni frazione di grado conta – è necessario fare molto di più urgentemente. Abbiamo bisogno che i principali emettitori si facciano avanti e aumentino la loro ambizione in vista della COP27».