Le esplosioni del Nord Stream sono avvenute in un’area contaminata da una discarica di armi chimiche naziste

Un team di scienziati sta cercando di valutare l'entità e la potenziale tossicità dell'inquinamento dopo la rottura dei gasdotti

[25 Ottobre 2022]

Un team di ricercatori sta cercando di scoprire velocemente se le esplosioni che hanno provocato il sabotaggio dei gasdotti del Nord Stream abbiano causato ulteriore caos ambientale spargendo inquinanti dalle armi chimiche naziste scaricate nell’area dopo la seconda guerra mondiale.

Come ricorda Katharine Sanderson su Nature, «Le esplosioni che hanno spezzato i gasdotti  nel Mar Baltico il 26 settembre sono avvenute molto vicino all’isola danese di Bornholm, un’area in cui nel 1947 furono scaricati agenti di guerra chimica immagazzinati nell’ambito della smilitarizzazione postbellica della Germania».

Lo scienziato ambientale danese Hans Sanderson, dell’Aarhus Universitet, spiega che «Circa 32.000 tonnellate di armi chimiche, contenenti circa 11.000 tonnellate di agenti di guerra chimica attivi, sono state smaltite nel sito. Nel corso del tempo, gli involucri di metallo della maggior parte delle testate buttate lì si sono probabilmente corrosi, provocando la lisciviazione del contenuto nel sedimento circostante». Sanderson e i suoi colleghi sono preoccupati perché la violenta espulsione di metano dal gasdotto rotto potrebbe aver  sparso quei contaminanti lungo la colonna d’acqua, dove potrebbero danneggiare la fauna marina. I contaminanti includono l’isotopo radioattivo cesio-137, sostanze chimiche tossiche ignifughe chiamate eteri di difenile polibromurati e metalli pesanti tra i quali mercurio, cadmio e piombo.

Sanderson, che è stato coinvolto nella valutazione dell’impatto ambientale quando sono stati originariamente posati i gasdotti Nord Stream, sottolinea che «Il Mar Baltico è fondamentalmente uno dei mari più inquinati del pianeta. Quindi questo sedimento è pieno di spazzatura. Queste esplosioni sono avvenute il più vicino possibile alla discarica di queste armi chimiche. Quando ho visto le immagini del metano rilasciato gorgogliare su un’ampia area intorno al gasdotto rotto, mi sono reso conto che c’era molto sedimento che sarebbe stato rigettato nella colonna d’acqua. Questi sedimenti sono molto sciolti lì in giro, quindi sono soffici e molto mobili. Quindi molti sedimenti possono essere risospesi».

Ora il team di Sanderson sta ora utilizzando i dati del monitoraggio in corso nell’area per modellare l’entità della dispersione dei sedimenti causata dalle esplosioni e poi utilizzerà le soglie di tossicità per varie specie marine per capire se è probabile che ci sia stato un danno significativo per la vita marina. I ricercatori hanno anche iniziato a prelevare dall’area delle esplosioni  campioni di acqua di mare e sedimenti  per migliorare l’accuratezza dei loro modelli.

Sanderson  evidenzia che «Qualsiasi sedimento che è stato disturbato rimarrà sospeso nell’acqua di mare per molto tempo. Il Mar Baltico è relativamente statico, senza maree o correnti significative. Inoltre, il gradiente di temperatura nella colonna d’acqua significa che l’acqua viene separata in strati che non si mescolano bene. Questo pennacchio non si depositerà di nuovo rapidamente».

Anche Rodney Forster, uno scienziato marino britannico dell’università di Hull, che ha lavorato molto nel Mar Baltico pensa che ci siano motivi per essere preoccupati: «Date le dimensioni  dell’esplosione e le dimensioni della fuga di metano, verranno rimobilitate quantità piuttosto grandi di sedimenti».

Inoltre, il Mar Baltico è stato arato per molti anni dai pescherecci a strascico, il che disturbato i sedimenti. Ferdinand Oberle, geologo dell Pacific Coastal and Marine Science Center dell’US Geological Survey a Santa Cruz, in California, ha studiato come la pesca a strascico ha influenzato i sedimenti in quest’area e ha detto a Nature che «La pesca a strascico è avvenuta frequentemente nell’area della discarica di Bornholm durante la seconda guerra mondiale. Qualsiasi sedimento che era già stato sospeso nell’acqua da questa attività potrebbe ora essere diffuso più lontano dalle esplosioni».

Per John Bothwell, biochimico marino della Durham University, «Il potenziale danno alla fauna selvatica potrebbe essere mitigato dal momento in cui è avvenuta l’esplosione. Entro la metà di ottobre, di solito i cicli della vita marina iniziano a rallentare per l’inverno. Il sito dell’esplosione si trova in un’area di riproduzione del merluzzo, ma la deposizione delle uova di solito avviene in primavera. Ma ci sono ancora molte cose che possono essere danneggiate: le fioriture algali tardive non sono rare in questo periodo dell’anno e avrebbero effetti a catena se danneggiate».

Forster sottolinea che gli scienziati che lavorano nei Paesi confinanti con l’area potrebbero fornire dati utili: «Germania, Svezia e Danimarca hanno tutte buone navi da ricerca nell’area, dove c’è con una concentrazione piuttosto alta di attività scientifica. Qualsiasi sedimento trasportato fino alla superficie dovrebbe essere visibile nelle immagini satellitari».

I risultati che Sanderson è ansioso di vedere cosa mostrano: «Sono preoccupato per il fatto che si tratti di un sedimento fortemente inquinato e che questo sedimento contaminato sarà biodisponibile e quindi potrebbe causare problemi. Dobbiamo solo scoprire se è così o no e, in questo momento, non lo so davvero».