Il metaverso sta attirando investitori e utenti e mira a essere la prossima frontiera della vita. Con implicazioni etiche e normative piene di ombre

Siamo qui, presenti in un unico grande mondo che si divide costantemente tra reale e virtuale, tra online e offline. E così sarà nel futuro, immersi in un universo parallelo di cui non abbiamo ancora tracciato una linea ben definita: ecco il metaverso.

Fin dall’antichità l’uomo si è sempre chiesto cosa fosse reale e cosa non lo fosse, tema cruciale del pensiero di molti filosofi dell’Occidente.

Alcuni studiosi hanno notato una certa analogia tra la base del metaverso e l’allegoria del Mito della Caverna in Platone. In breve, essa racconta di uomini che sono incatenati all’interno di una grotta, senza la possibilità di vedere nulla se non una parete davanti a loro, dove osservano scorrere ombre di oggetti che vengono trasportati alle loro spalle. Rinchiusi perennemente, pensano che quella sia effettivamente la loro realtà. Nel caso in cui uno di essi dovesse liberarsi ed uscire dalla caverna, rimarrebbe abbagliato dalla luce del sole e, dopo essersi abituato, potrà osservare la realtà delle cose, comprendendo che il suo “piccolo” mondo tanto reale non era.

Riflettendoci adeguatamente, ci si rende conto di che potenzialità illusorie si permea il mondo del metaverso, rischiando di confondere le menti dei giovani (e non solo), invertendo il reale con l’illusorio. Esattamente come l’uomo nella caverna, tutto ciò che osserviamo è una realtà fittizia, creata appositamente per destare emozioni e sensazioni. Tutto ciò che vediamo e tocchiamo è solo ed esclusivamente un’apparenza. Il vero mondo è fatto di scoperte faticose, di nascita e creazione di valori morali, di amore e sentimenti reali, concreti.

Osservando il metaverso da un punto di vista aristotelico, è possibile definirlo un “Universo-in-potenza”, ovvero un universo che ha probabilità di essere, la cui essenza potrebbe schiudersi ed estendersi nel campo dell’esistenza; questo perché ne ha, in sostanza, la possibilità. Quindi, è possibile vedere il metaverso come un intero mondo che sta “giocando virtualmente” la sua possibilità di essere. È qualcosa di nuovo, che potrebbe essere tanto una rivoluzione delle vite di tutti quanto un fallimento sociale completo.

Un’espansione virtuale del mondo reale, dove trascorriamo del tempo e interagiamo attraverso un avatar tramite dispositivi tecnologici indossabili, come “smart glasses”, caschi e visori di realtà virtuale aumentata. Un mondo a carattere tutto digitale connesso al web, in cui le persone possono vivere “serenamente” una vita parallela a quella del mondo reale. Qui puoi essere qualcosa di diverso o, addirittura, un altro umano. La tua identità non deve necessariamente essere collegata ad una sola persona fisica: dietro potrebbe esistere un’organizzazione che anima l’avatar 24 ore su 24.

Il termine metaverso è una parola che deriva dal greco, composta dal prefisso “meta”, ovvero “attraverso” e “verso”, il quale richiama il lemma “universo”, la cui semantica ingloba concettualmente il senso del contenitore nel quale siamo che permette ad ogni forma di vita esistente di essere. Coniato dallo scrittore di fantascienza cyberpunk Neal Stephenson nel suo romanzo del 1992 Snow Crash, il metaverso viene descritto come un “mondo virtuale a cui le persone si collegano tramite dispositivi tecnologici di realtà aumentata e vi possono realizzare in 3D tutto ciò che vogliono: uffici, locali dove tutti si possono incontrare e interagire”.

Attualmente risulta ancora complicato individuarne le caratteristiche essendo una realtà tuttora priva di esempi concreti. L’analista statunitense Matthew Ball ha provato a captarne gli elementi caratterizzanti, evidenziando come si tratti di un ambiente senza alcun limite di connessione, con un’economia completamente autonoma e indipendente dove tutti gli utenti possono offrire o comprare beni e servizi. Ma non solo: è uno spazio infinito con infinite possibilità in termini di esperienza da provare e contenuti da sfruttare.

Oggi come oggi il metaverso è rappresentato da piattaforme su cui le persone possono accedere con un computer e una connessione a Internet stabile. A causa dell’elevata potenza di elaborazione dei dati, si rende necessario l’utilizzo di strumenti particolari come caschetti o occhiali. Per utilizzare la maggior parte di queste, è necessario avere un portafoglio crittografico e della criptovaluta.

All’interno del metaverso è possibile creare i propri “token”, ovvero monete virtuali e di conseguenza, dar vita ad una propria economia. Tuttavia, essendo caratterizzati da una evidente volatilità, il prezzo è spesso destinato a rapidi cambiamenti. Inoltre, in questo spazio virtuale si creano eventuali possibilità tecnologiche nel ridurre il limite del tempo e dello spazio: ad esempio, potremmo, grazie al nostro avatar, recarci in luoghi difficilmente raggiungibili. Le persone possono vivere nel gioco, acquistare beni e terreni virtuali, costruire casa, guadagnare monete e partecipare a eventi.

Non solo, è possibile perfino che determinate piattaforme del “passato” possano essere rilanciate: è il caso di Blockbuster. Tutti, o quasi, conosciamo l’amara fine del colosso americano a causa delle neonate piattaforme streaming online. Tuttavia, l’azienda di acquisto e noleggio di film fondata nel 1985 da David Cook, ha mantenuto un punto vendita a Bend, in Oregon, che potrebbe essere il punto di una probabile rinascita. Una comunità di investitori, conosciute come “Dao” – decentralized antonomous organization, gestite mediante tecnologia blockchain (definibile, brevemente, come un insieme di tecnologie in cui il registro è strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso distribuito in rete), punta a raccogliere circa cinque milioni di dollari per acquistare il brand e rilanciarlo come servizio streaming nel metaverso. Tutto questo sarebbe possibile grazie all’emissione dei cosiddetti NFT, ovvero non-fungible tokens, cioè oggetti digitali che nello specifico sarebbero delle creazioni artistiche, video e musica, alla base dell’economia del metaverso. Questo consentirebbe di acquistare e vendere titoli sul mercato, con l’obiettivo di arrivare alla creazione di una piattaforma streaming decentralizzata e con il conseguente sviluppo di contenuti originali. Potrebbe essere la nascita di un “Netflix” di nuova generazione, decentralizzato e indipendente pronto all’uso per il metaverso.

Questo sistema, pur avendo probabili aspetti positivi sopra elencati, ne nasconde altri di negativi. Per quanto ancora ai primordi, una realtà virtuale così avanzata potrebbe confondere i confini tra il virtuale e il reale. Chiunque ne farà uso, avrà accesso ad un’enorme quantità di dati personali senza precedenti, assieme a una quantità smodata di potere, senza, attualmente, dei sistemi di controllo. A tal proposito, Andrew Bosworth, il Chief Technology Officer di Meta, impresa statunitense che controlla i servizi di rete social tra cui Facebook e Instagram, ha chiarito come la scarsa moderazione all’interno del metaverso potrebbe rappresentare una “minaccia esistenziale”, suggerendo implicitamente che il controllo di questo “mondo” è già tuttora complicato. Per far fronte a questi eventuali “effetti collaterali” da bugiardino, Meta ha promesso 50 milioni di dollari da investire in ricerche su questioni etiche e pratiche relative al controllo del mondo che sta creando. Allo stesso tempo, giusto per non palesare spudoratamente il proprio predominio sugli affari, ha praticamente comprato quasi tutte le aziende che producono attrezzature AR/VR, ovvero oggetti a “realtà aumentata” e “realtà virtuale”.

È indubbio porsi domande: come, ad esempio, tutto ciò verrà regolamentato o in quale modo verranno governate le interazioni fra gli utenti. Il riciclaggio di denaro, il cyberbullismo e altri reati che sfortunatamente avvengono quotidianamente nel nostro mondo, potrebbero evolversi e raggiungere stati di deriva eccessivi. Altro tema non da meno è la tutela dei dati personali, questo perché nel metaverso non solo condividiamo le nostre informazioni come facciamo attualmente usando Google o Amazon, ma cominceremo a fornire specifici input fisici grazie ai vari strumenti AR e VR, che consentiranno a Meta di avere una panoramica approfondita della nostra persona, delineando un vero e proprio identikit: interessi, volontà, dettagli del nostro corpo e così via. Il nostro avatar, l’io digitale, sarà osservato, riconosciuto e soprattutto tracciato in tutto e per tutto. 

Un ulteriore aspetto decisamente importante che tuttora non ha regolamentazione specifica e chiara riguarda i rapporti e il rischio di molestie all’interno del metaverso. Due mesi dopo l’annuncio di Mark Zuckerberg riguardante il cambio di nome della sua società da Facebook a Meta, con la conseguente volontà di concentrare le forze sulla creazione del metaverso, la società californiana ha ufficialmente rilasciato Horizon Worlds, una piattaforma multigiocatore online disponibile soltanto per i maggiorenni di Stati Uniti e Canada dotati degli “OQ”, Oculus Quest, ovvero visori per la VR di Meta. Accedendovi tramite il log-in con profilo Facebook, la persona crea il proprio avatar e può iniziare fin da subito a interagire con gli altri utenti usando la propria voce ed esplorare un mondo di stampo futuristico. Detto ciò, come anticipato prima, fin dai primi utilizzi, sono state moltissime le donne che hanno raccontato di aver subito svariate aggressioni da parte di altri avatar con voci maschili, pedinamenti e apprezzamenti eccessivi non richiesti. Il tutto condito dalla presenza di altri utenti che, “giocosamente”, scattavano fotografie, giravano filmati e incoraggiavano i molestatori a continuare.

I legislatori spesso si trovano in difficoltà a regolamentare le conseguenze del progresso tecnologico che procede sempre molto rapidamente. Forse, è il caso di iniziare a pensare ai risvolti giuridici e penali di tali condotte. Detto ciò, pur essendo attualmente confinato in USA, l’ordinamento giuridico italiano è munito di diversi strumenti normativi e giurisprudenziali volti a tutelare le vittime di eventuali reati commessi nella realtà virtuale. Ovviamente, ci sarà bisogno di implementare suddette norme.

Parlando in maniera concreta, ci basti pensare che il metaverso era solo un concetto astratto da romanzo fantascientifico fino a poco tempo fa, finché l’industria del gaming e della tecnologia non gli hanno dato vita. Uno degli esempi maggiormente famosi è probabilmente Matrix, dove l’umanità si trova inconsapevolmente intrappolata all’interno di una realtà simulata che delle macchine intelligenti hanno creato per distrarre gli esseri umani mentre usano i loro corpi come fonte di energia. Ma non solo Matrix: anche in Ready Player One, film del 2018 diretto dal grande Steven Spielberg, tratto dall’omonimo romanzo Player One di Ernest Cline, il metaverso, chiamato “Oasis”, si presenta come un universo virtuale immersivo e parallelo, nel quale la maggior parte dell’umanità trascorre il suo tempo. Questo mondo, però, rappresenta l’unica salvezza per l’uomo dato che il mondo reale è al collasso a causa di temi che nel 2022 riecheggiano nei nostri discorsi: sovrappopolazione, povertà e inquinamento.

Ovviamente, al di là dei problemi etici (e ben altri), non si sono fatti attendere i primi investitori. Noto è il caso dell’agente immobiliare statunitense Robert Doyle, il quale, partendo da un investimento iniziale di 20.000 dollari sulla piattaforma videoludica sviluppata attraverso tecnologia blockchain, Polka City, ha raccolto la bellezza di 100.000 dollari vendendo alcuni servizi all’interno del game. «Penso che questo gioco potrebbe valere miliardi di dollari. Queste attività sono parte del videogioco finale, quindi mi manterranno per gli anni a venire ed è abbastanza credibile. Potrò pagare il mio mutuo, le mie spese mediche, le rate dell’auto e sostenere la mia famiglia solo con questi NFT, non è pazzesco?» ha commentato Doyle, a seguito del suo investimento che gli ha fruttato ben il 500%. All’interno del videogioco, è possibile acquistare e vendere veicoli, spazi pubblicitari, gadget e molto altro ancora. La crypto con cui si effettua la compravendita di beni o servizi è il Polkacity (POLC), un token che sfrutta la blockchain di Ethereum e Binance coin, le piattaforme principali di riferimento.

Ma gli investimenti non si limitano al singolo individuo: negli ultimi tempi eToro, società multinazionale di social trading e brokeraggio multi asset, ha annunciato il lancio di “MetaverseLife”, ovvero uno Smart Portfolio a tema metaverso che offre agli investitori una possibilità di investimento a lungo termine, sia azionario che cripto-asset. Grazie a questi, i trader sono in grado di diversificare gli investimenti, minimizzando il rischio a lungo termine e approfittando delle opportunità presenti nel mercato. Anche i grandi del settore stanno iniziando a mostrare interesse per questa tecnologia, tanto che ragionano sulla creazione di un metaverso personale. Ad esempio, Microsoft ne sta creando uno attraverso la piattaforma Teams denominata Mesh. Non solo, ma anche i produttori di videogiochi: Roblox, Epic Games e, più recentemente Ubisoft con il lancio della sua piattaforma NFT ad alta efficienza energetica. Il portafoglio contiene anche nomi famosi del settore tech che contribuiranno all’ampliamento dell’adozione del metaverso, come Amazon, Apple, Nvidia e Intel.

Alla luce di tutto questo, stando ai progressi tecnologici e agli enormi investimenti di cui abbiamo parlato, si stima che entro i prossimi cinque o 6 anni un’enorme fetta della popolazione trascorrerà gran parte della propria esistenza in un metaverso e, che sia legato a Meta, Fortnite, Playstation oppure Google, è certo che la competizione sarà incredibile. Quello che molti degli studiosi immaginano è un mondo che sarà patria delle criptovalute, degli NFT, dei beni digitali, nel quale si potrebbero stravolgere gli equilibri sociali, economici e molti altri aspetti della nostra vita quotidiana. Speriamo, ovviamente, in una regolamentazione etica e sensata di tutto questo grande prossimo cambiamento.