Gustave Courbet, L’Atelier del pittore – sassi d’arte

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Gustave Courbet, L’Atelier del pittore (1854-55)

olio su tela, 359×598 cm – Musée D’Orsay, Parigi

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Jean Désiré Gustave Courbet (Ornans, 10 giugno 1819 – La Tour-de-Peilz, 31 dicembre 1877) è stato un pittore francese, il più rappresentativo del movimento realista francese del XIX secolo. L’atelier del pittore, dipinto nel 1854-55 è un’opera di grandi dimensioni, molto impegnativa, che ha richiesto all’artista parecchi studi preparatori. Opera anche molto complessa, piena di significati e allegorie, spiegate dello stesso Courbet in una lettera inviata all’amico Champfleury. Già il lungo titolo scelto dal pittore è molto indicativo sulle sue intenzioni: “L’atelier del pittore, allegoria reale che determina sette anni della mia vita artistica e morale”. L’opera è infatti piena di simboli, metafore e ricordi personali dell’artista e nel dipinto ci sono tutti gli ideali artistici e umani dell’autore. Le grandi dimensioni della tela stanno a ricordare il gusto del gigantismo dei disegni accademici di moda a quel tempo.

courb111Al centro del quadro Courbet rappresenta se stesso intento a dipingere un paesaggio della sua cittadina natale, Ornans, con un cielo realistico e anticonvenzionale (cupo con le nuvole); l’atelier (un vecchio granaio concesso dal padre) è cupo e fosco e attorno al pittore si trovano una trentina di personaggi vari. A sinistra ci sono “coloro che conducono un’esistenza banale, come il popolo, la miseria, la povertà, la ricchezza, gli sfruttati e gli sfruttatori”, cioè coloro che vivono la materialità della vita senza essere consapevoli della loro condizione umana, rappresentati da un bracconiere con i suoi cani, una prostituta, una popolana che allatta, un banchiere ebreo, un prete, un mendicante. Tutti realizzati con la testa china e l’atteggiamento pensoso. I loro volti sono senza sorriso e si percepisce la loro vita dolorosa.
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A destra si trovano “coloro che aiutano l’autore e lo sostengono nelle sue idee partecipando alla sua azione”, come gli ideali, i sogni e le allegorie, tra i quali sono rappresentati la Poesia (impersonata da Charles Baudelaire che legge seduto sul tavolo a destra), l’Amore, la Filosofia, la Musica e la Letteratura, tutti personificati da conoscenti e amici. La Verità è l’unica vera musa dell’artista e sta al suo fianco nuda, osservando con partecipazione il suo lavoro. La presenza degli abiti in primo piano e del telo tenuto in mano dalla modella si riferiscono al tema del “disvelamento”, mentre il bambino che osserva è una traduzione quasi letterale che sta a significare: “guardare il mondo con gli occhi di un bambino”, cioè con innocenza e in modo obiettivo, senza alcun criterio di giudizio.

Nel quadro ci sono tutti i generi appartenenti alla pittura di Courbet: paesaggio, ritratto, natura morta, vedute d’interni, animali. Il quadro, presentato all’esposizione universale di Parigi del 1855, venne rifiutato dalla giuria e così Courbet decise di organizzare in proprio una mostra personale in un Padiglione del realismo, esponendo questo e altri suoi dipinti. (by Giorgio Chiantini)

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novembre 2014 – Prende il via al D’Orsay il restauro «in diretta» del celebre dipinto. Il museo parigino ha lanciato la sua prima campagna di crowdfunding per finanziare i lavori. Leggi l’articolo al seguente link: http://ilgiornaledellarte.com/articoli/2014/11/122130.html

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3 pensieri su “Gustave Courbet, L’Atelier del pittore – sassi d’arte

  1. Molto molto interessante, questo lavoro di Courbet proposto oggi da Giorgio Chiantini; un’opera corale dove immergersi letteralmente, magari scegliendo da che parte stare…se in un’esistenza banale, o tra coloro che sostengono l’arte, anche soltanto divulgandola…

    1. Penso proprio che chi viene a leggere blog di questo tipo abbia scelto sicuramente da che parte stare e allora voglio dare una lettura più accurata del quadro dove I personaggi sono divisi in due gruppi, disposti a sinistra e a destra del pittore, riprendendo la spartizione tipica del “Giudizio universale” delle opere medievali.
      Sulla sinistra sono rappresentati tutti personaggi definiti da Courbet come “la gente che vive della morte”, intendendo come persone legate alle passioni e ai bisogni puramente materiali. Sono riferimenti diretti alla realtà sociale, alle sue miserie e alle sue necessità, ma anche portatori di significati allegorici: il rabbino indica la religione, ma anche l’emarginazione sociale riferita agli ebrei. Il bracconiere con i cani rinvia allo svago, ma è rappresentato mentre guarda in basso, dove ci sono uno strumento musicale, un cappello piumato e un pugnale: simboli di un Romanticismo ormai superato. Il mercante è il simbolo del commercio, ma allude anche all’attaccamento ai beni materiali all’avidità. Il pagliaccio è riferito al teatro, ma anche al trucco, alla maschera intese come indici di falsità. La madre irlandese, seduta a terra mentre allatta un bambino, è uno dei simboli più drammatici, allude alla grave crisi dell’Irlanda in quegli anni e diventa un simbolo di miseria. Sullo sfondo c’è anche una statua di san Sebastiano, che rappresenta l’arte accademica, ha una posa innaturale perchè Courbet detestava le sue regole false e soffocanti. Il teschio sul giornale allude a una frase del filosofo Proudhon, amico del pittore: ”i giornali sono i cimiteri delle idee”.
      A destra ci sono tutti gli amici e i sostenitori di Courbet, da lui definiti come “la gente che vive della vita” intendendo persone vive intellettualmente, la vita a cui si riferisce Courbet è soprattutto una vita spirituale. Seduto sul tavolo Baudelaire che legge è il rappresentante della poesia. I due visitatori sono le personificazioni della mondanità e del buon gusto. Il bambino disteso a terra che disegna è metafora dell’apprendimento, ma è anche indice di un approccio all’arte libero da condizionamenti, quindi “antiaccademico”. I due innamorati sono un diretto riferimento all’amore, inteso in senso universale. L’uomo seduto che osserva il pittore è lo scrittore Champfleury, autore di un saggio sul Realismo, e simbolo della prosa. Più indietro, verso lo sfondo, si trova Proudhon, filosofo anarchico che ha avuto una forte influenza sul pensiero politico e rivoluzionario di Courbet, rappresenta la filosofia. Promayet con il suo violino in mano, rappresenta la musica.

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