In equilibrio tra scienza e poesia

In equilibrio tra scienza e poesia

La mia relazione nasce da un problematica, una domanda, che mi sono posto prima di iniziare a scrivere: scovare dei punti in comune tra la scienza e poesia.

1-Introduzione

La relazione scienza-poesia è sicuramente una delle più intriganti e conflittuali relazioni tra campi del sapere e non è certo facile parlarne.

La scienza e la poesia sembrano apparentemente due ambiti lontani, completamente differenti. Eppure hanno un certo numero di cose in comune.Iniziamo con una definizione di poesia vista come una codifica soggettiva della visione della realtà;

Sulla scienza possiamo dire altrettanto, già con Galileo, infatti con la scienza moderna, Galileo codifica la natura attraverso la matematica e supera la assolutezza della filosofia naturale aristotelica ( basata sui 4 elementi; acqua, aria, fuoco e terra)

Ora domandiamoci chi è lo scienziato-poeta?

Galileo è, quindi, considerato il primo esempio di scienziato-poeta perché è il primo a codificare i fenomeni naturali.

La Rivoluzione scientifica è un portentoso movimento di idee che, a partire dall'opera di Copernico e Keplero, acquista nel Seicento i suoi caratteri qualificanti nell'opera di Galileo.

Per Galileo il mondo è un libro scritto in caratteri matematici, in cui Dio espone il progetto della creazione.

Nel Dialogo dei massimi sistemi (1632), tre personaggi ( Simplicio, Sagredo e Filippo Salvati) discutono incessantemente sulle implicazioni filosofiche delle scoperte galileiane, prima ancora che sulla loro validità scientifica.

  • Che cosa cambia nella nostra immagine del mondo se è la Terra a girare intorno al Sole?
  • Se gli incorruttibili astri sono invece della stessa corruttibile materia della Terra?
  • Come cambia la nostra immagine dell’uomo, la sua supposta centralità nel creato?

In altre parole si impone un cambiamento profondo del modo di fare scienza, in cui:

  • 1-l’osservazione,
  • 2-la formulazione di una teoria,
  • 3-la sua verifica sperimentale,
  • 4-la sua formulazione matematica

assumono un ruolo centrale all’interno del metodo scientifico, perchè costituiscono la codifica stessa del mondo naturale, la quale codifica è decifrabile solo con la conoscenza del linguaggio della matematica.


Successivamente con i Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (1687), Newton formulava le leggi del moto e la gravitazione universale riuscendo a fondere le scoperte di Copernico, di Keplero, di Galileo, e a codificare per la prima volta con rigore matematico, che le leggi a cui era soggetto il moto delle cose terrestri, erano le stesse a cui era soggetto il mondo delle cose celesti ( carattere di universalità della scienza e maggiore codifica).

2-esposizione del saggio di Roberto Maggiani

Cercando la risposta alla mia domanda, mi sono imbattuto in un testo che ha suscitato la mia curiosità e che ha cercato di dare delle risposte. Nello studio delle possibili relazioni tra poesia e scienza, ho preso a riferimento il volume di Roberto Maggiani (fisico carrarese e fondatore della rivista letteraria libera LaRecherche.it) “Poesia e scienza: una relazione necessaria?”

Nel testo l’autore interpreta la scienza come un’attività della nostra capacità simbolica così come scrivere poesie o fare arte in genere.

La scienza riesce a dire, ed è quello che vuole, come avvengono i fenomeni naturali e non tanto perché avvengono, mentre l’intuizione, come una sorta di istinto esistenziale, e la fantasia, raccolte nell’intelligenza e nell’anima – che più laicamente definirei come lo spirito umano cosciente dell’esistenza –, possono, a mio avviso, osare un perché sui fenomeni del reale. Nel tentativo di comprendere la struttura dell’universo fisico, strada facendo, è diventata dunque predominante l’esigenza di comprendere la struttura dell’esistenza, ben più vasta dell’universo fisico.

Maggiani successivamente si pone delle domande sulle quali è bene riflettere:

I segni grafici impiegati nella scienza e le loro regole di utilizzo – la matematica, possono essere intesi come un linguaggio che esprime la Poesia? Chi può dire che una scrittura matematica non sia una poesia? Chi comprende questa scrittura? Che cosa significa? Che grafia utilizza?

I segni grafici che la compongono appartengono al serbatoio grafico del linguaggio matematico, interpretabili da chi conosce la matematica, ma tali segni, per quanto il risultato finale sia un numero, nascondono significati profondi e possibili deduzioni non di immediata evidenza, neanche per matematici o fisici. Tra uno scienziato e l’altro ci possono essere diversi gradi di percezione che scaturiscono dal linguaggio matematico, può essere che non tutti si trovino d’accordo sull’interpretazione dei risultati e, dunque, sulle conclusioni. Anche nel linguaggio rigoroso, almeno in apparenza, della scienza, c’è, in realtà, una sorta di aleatorietà e interpretabilità soggettiva dovuta al fatto che lo scienziato appartiene alla fantasiosa categoria umana.Dunque, anche il linguaggio scientifico, nelle sue forme più bizzarre di snellezza e bellezza formale e strutturale, può esprimere Poesia. È necessario però che lo scienziato si ponga nella sfera superiore dell’esistenza, proprio nel mentre sta facendo scienza. Le parole della matematica possono essere usate allo stesso modo delle parole di una lingua, le quali permettono di descrivere, ad esempio, la stessa gita della domenica, in un tema scolastico o in una poesia.

Un mio pensiero è che le riflessioni di Maggiani sono riscontrabili nella seconda rivoluzione scientifica che ha dato luce alla moderna fisica quantistica nella quale si perde il concetto di “determinismo”.

La scienza moderna si fonda sui principi della fisica quantistica. All’inizio del secolo giovani scienziati, come Planck, Born, Schroedinger, Heisenberg, che aggredirono i vecchi schemi classici per forgiare una nuova teoria atta a spiegare fenomeni altrimenti inspiegabili in uno schema classico, proposero un nuovo modo di concepire l’esistenza. Questo fatto venne esplicitato nel famoso teorema di indeterminazione enunciato da Heisenberg negli anni Venti del secolo scorso e rivela che l’esistenza, nel mondo delle particelle subatomiche, si svolge governata da onde di probabilità (Schroedinger), per certi aspetti è virtuale.


Ma da dove prese le mosse la fisica quantistica? Da un’ipotesi di Planck, messa a punto nel tentativo, riuscito, di spiegare fenomeni che non volevano inquadrarsi nell’ambito delle categorie della fisica classica. I fisici furono costretti a pensare che l’energia elettromagnetica (come le onde radio, la luce, i raggi X, eccetera) si comporta come se venisse emessa e assorbita in modo discontinuo, per quanti. Cioè a ogni frequenza di radiazione, comunemente denominata nella letteratura scientifica con la lettera greca ν (ni), corrisponde un quanto d’energia espresso dalla nota formula E=hν, il cosiddetto fotone, mediatore dell’interazione elettromagnetica. Penso che si possa, a ragione, traslare la rivoluzione scientifica della fisica quantistica in campo letterario-poetico, iniziando a parlare cioè di Quanti di poesia e a definire una sorta di principio di indeterminazione poetico, in analogia con il principio di indeterminazione di Heisenberg.Tale mediazione, esattamente come nel mondo quantistico, avviene per entità discrete, non continue, cioè attraverso parole che portano in sé una costellazione di significati e sensi.

3-esempi storici di scienziati-poeti

Tra le figure più importanti, oltre a quella di Galileo, di scienziati che hanno saputo coniugare il rapporto scienza-poesia ritroviamo:

Isacc Newton

Riuscì a spiegare i moti dei pianeti, dei satelliti, delle comete fin nei particolari più minuti. Isacc Newton costruì un quadro unitario del mondo e una effettiva, salda riunione della fisica terrestre e della fisica celeste (carattere di universalità della scienza e maggiore codifica). Egli utilizzò la parola latina "gravitas" (peso) per l'effetto che sarebbe divenuto noto come gravità e definì la legge di gravitazione universale Einstein.

Nel XIX secolo era consolidata la teoria dell’elettromagnetismo di J.C.Maxwell, perchè spiegava tutti i fenomeni elettrici e magnetici ottenendo anche eccellenti e numerose conferme in campo sperimentale, ma si trovò ad affrontare una contraddizione di fondo cioè che due osservatori avrebbero dovuto usare equazioni diverse per descrivere gli stessi fenomeni elettromagnetici (invece nella scienza è importante avere carattere di universalità come dicono Galileo e Newton ). Quindi la scienza avrebbe dovuto rinunciare al suo carattere di universalità, quasi al punto di auto-distruggersi. La principale contraddizione tra queste due teorie risiede nella determinazione della velocità della luce. Infatti, la teoria di Maxwell prevede che il campo elettrico e magnetico si propaghino nello spazio vuoto a una velocità finita e costante.

La soluzione di Einstein

Nel 1905, in un lavoro dal titolo "Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento", Einstein espose una teoria, la relatività ristretta, che richiedeva la revisione dei concetti di spazio e tempo della fisica classica.

La perdita dei concetti di spazio e tempo assoluti ha conseguenze apparentemente contraddittorie o lontane dall'esperienza e dal senso comune, come la contrazione delle lunghezze e la dilatazione dei tempi, il paradosso dei gemelli.

Max Planck

Planck formulò la legge per risolvere il problema della radiazione del corpo nero,cioè la radiazione emessa e assorbita da un corpo, e introdusse, nel 1900, una costante, che porta il suo nome, corrispondente alla più piccola porzione di energia indicata con la lettera “h”.

Il concetto di quanto (porzione di energia) venne poi esteso alla grandezza "energia" in senso lato, permettendo la comprensione teorica del funzionamento dell'atomo e divenendo elemento fondante della meccanica quantistica.

Thomas Kuhn

Durante i suoi studi egli capì che doveva abbandonare la scienza del suo tempo per capire cosa c'è di veramente essenziale nei testi di uno dei più grandi filosofi greci, così secondo il filosofo deve essere studiata ogni teoria scientifica cioè distaccarsi dalle scoperte del proprio tempo e riuscire a entrare in altri “Tempi”. Nella sua più grande opera,The Structure of Scientific Revolutions (1962), egli introduce un nuovo termine : “Paradigma”, e per lui le scoperte scientifiche sono cambiamenti di paradigma.

 Ma che cosa intende Kuhn con questo concetto ? Col termine Paradigma vuole racchiudere un complesso di principi, concezioni culturali e scientifiche riconosciute universalmente, linguaggi di comunicazione e trasmissione di teorie, con cui una “comunità scientifica” di una data epoca porta avanti il suo lavoro. Possiamo quindi affermare che si pone ad un livello più elevato rispetto a tutti gli altri scienziati-poeti, perché riesce a codificare la storia della scienza.

4-Altri poeti scienziati.

Francesco Redi Arezzo, 18 febbraio 1626 – Pisa, 1º marzo 1697 (medico e biologo) È il fondatore della biologia sperimentale, soprannominato come il "Padre della parassitologia moderna". Fin da giovane, Redi aveva cominciato a scrivere poesie cercando di imitare l'illustre concittadino, il "divino Petrarca".

Redi fu anche scrittore e poeta di gusti raffinati. Come pochi nella storia della cultura moderna, egli seppe coniugare in una sintesi difficilmente ripetibile la passione per le ricerche scientifiche, l'estro fantastico per le belle lettere, il gusto per la storia ed i codici antichi, la sensibilità per l'arte in tutte le sue varie manifestazioni.

Humphry Davy (Penzance,17 dicembre 1778–Ginevra,29maggio 1829) (chimico) altro scienziato che era anche un poeta affermato. Ha scoperto gli elementi sodio e potassio (tra gli altri) e la sua poesia è stata celebrata da William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge. Ha registrato alcuni di questi primi esperimenti in versi. Il poema,Respirando l'ossido nitroso, mostra chiaramente come la sua scrittura sia stata influenzata dal gas.L'euforia che provava mentre sperimentava il protossido di azoto non poteva essere descritta con la logica e la ragione scientifica. Al suo posto, la poesia divenne il metodo più accurato per documentarne gli effetti.

Ada Lovelace (matematica e informatica)- nata a Londra, 1815-1852 era la figlia estraniata del poeta romantico Lord Byron, che, poco dopo la nascita della figlia, fu esiliato in Grecia tra le voci di incesto;Annabella (la madre) si impegnò a garantire la migliore educazione scientifica per sua figlia che era disponibile all'inizio del 19esimo secolo. Ha teorizzato che un software potrebbe essere in grado di svolgere qualsiasi compito se programmato correttamente, persino componendo musica o scrivendo poesie.

Questa è stata un'intuizione sorprendente, che ha preannunciato la formalizzazione della macchina informatica universale di Alan Turing quasi un secolo successivo.

Rebecca Elson (astronoma)( Canada 1960 – Cambridge 1999) Un esempio più recente di uno scienziato la cui vita e ricerca sono state fortemente influenzate dalla poesia è l'astronoma canadese Rebecca Elson. Elson è stata uno dei primi scienziati a utilizzare le misurazioni del Telescopio Spaziale Hubble per guardare indietro ai primi stadi dell'universo.

5-conclusioni

Con la rivoluzione dei concetti di spazio e tempo per i sistemi a velocità prossime a quella della luce, fatta da Einstein in sintonia con le leggi dell’elettromagnetismo, e l’introduzione del concetto di “quanto” di Planck, si configura una correlazione tra il mondo dell’estremamente veloce (Einstein) con il mondo dell’estremamente piccolo ( Planck) che porterà alla perdita del determismo (principio di indeterminazione di Heisemberg) e del concetto di realtà, sostituito da rappresentazioni della realtà e dal concetto di probabilità di accadimento di eventi fisici (equazione di Schroedinger), analogamente alla interpretazione personalizzata della realtà da parte della poesia con una codifica interpretabile soggettivamente.

La scienza moderna (Galileo) e la fisica quantistica (Planck, Einstein) , permettono di instaurare non solo un semplice contatto con la poesia ma un forte legame con essa per gli aspetti che caratterizzano le interpretazioni del mondo.



Facendo nuovamente riferimento al volume di Maggiani:

La poesia ha l’obbligo di espandersi sui territori della scienza, fino ai suoi estremi confini. Sia la poesia che la scienza sono fatti umani, pertanto devono incontrarsi nell’uomo e donare l’una all’altra la libertà di muoversi nei territori che ognuna ha raggiunto o conquistato. In particolare, la poesia ha il dovere di percorrere i territori della scienza e ad essa offrire il servigio del suo acutissimo senso indagatore e rivelatore di un più profondo livello di vita/esistenza del cosmo, interrogandosi sul mondo, libera dal metodo scientifico, unendosi alla scienza proprio in questo interrogarsi, e cercando di seguire nelle vene della scienza stessa quel senso iniziale e finale che avvolge il corpo del reale.



-BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA

- R. Maggiani, “Poesia e scienza: una relazione necessaria?”, Edizioni CFR (2011).

- J. Schwartz, M. McGuinness, Einstein, Feltrinelli, 2009.

-Wikipedia

- www.poesiadelnostrotempo.it


Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi