Funambolismo per chi cammina col vento| Aurora Puccio Sport Mental Coach

Funambolismo per chi cammina col vento| Aurora Puccio Sport Mental Coach

Sono salito sul cavo in cerca di libertà. Lassù ho iniziato a frequentare la paura di morire, un sentimento che distrae dalla vita e da cui volevo liberarmi.
Ho immaginato che grazie al cavo e allo zen, che ho cominciato a praticare insieme al funambolismo, sarei potuto arrivare all'utlimo momento della vita senza paura, sereno di fronte alla morte.
Invece il cavo e lo zen mi hanno sopreso, insgnandomi un'altra via alla libertà: mi hanno fatto vedere che si può essere sereni nonostante la paura, che si può essere pronti a fare il primo passo e poi il successivo e infine l'utlimo anche si ha paura.

Questo è l'incipit con il quale Andrea Loreni ti accoglie nel suo libro Breve Corso di Funambolismo per chi cammina col vento Ed. Mondadori Anno 2020

Ho intervistato Andrea per il mio blog "C'è un messaggio per te" ed è stato un confronto denso sul rapporto dell'essere umano con la paura, qualiasi forma essa possa prendere. Questa intervista, che potrai leggere in versione integrale sul mio blog si intitola: Tutto inizia con la paura del primo passo, ed esplora i diversi aspetti dell'essere umano che vive in una società basata sulla perfromance, sull'apparire piuttosto che sulll'essere e che sta creando veri e propri momenti di cirsi personali.

In questo spazio invece mi soffermerò solo su alcuni aspetti legati al libro e su alcune domande legate al mondo aziendale. Il mio consiglio però è di integrare entrambi perché sono tra loro legate. Ricordo che un'azienda è fatta principlamente di persone!

L'INCONTRO CON ANDREA

Se hai deciso di leggere l'articolo del blog, ritroverari una breve introduzione a beneficio di chi invece sta proseguendo la lettura.

Quando ho conosciuto Andrea per la prima volta durante un laboratorio di funambolismo, il desiderio di provare l'esperienza di camminare sospesa nel vuoto, era nata dentro di me mesi prima in modo inconsapevole.

Sai quando un'idea ti circola di continuo e non sai il perché?

Tutto è cominciato quando ho visto il film The Walk, che racconta la storia del funambolo francese Philippe Petit che attraversò le Torri Gemelle a New York nel 1974. Una camminata lunga 45 minuti e tecnicamente quando ci penso assurda da realizzare a quei tempi. Eppure ci è riuscito.

Passa del tempo quando ancora il cavo mi si ripresenta ai miei occhi attraverso il film documentario stavolta di Andrea Any step is a place to practice che racconta la sua traversata del 2017 sul lago del tempio zen di Sogen-ji, in Giappone.

Il cavo mi chiamava.

Ancora non ne conoscevo la ragione. Sentivo solo che lì c'era qualcosa che avrei dovuto esplorare del mio gioco interiore perché sono la prima ad allenarmi in questa direzione di continuo. Altrimenti non potrei svolgere la mia professione.

Subito dopo l'esperienza divoro il libro di Andrea. Averla vissuta fisicamente e mentalmente mi ha aiutata a comprenderne meglio i passaggi, i principi. La ricerca che ci sta dietro nell'atto di camminare sospesi nel vuoto. Vi assicuro che non occorrono grandi altezze per sperimentarne le sensazioni. Quindi zero scuse che già vedo la mente porre degli ostacoli perché crede che le cose debbano essere sempre fatte al massimo. Dipende...da cosa stai cercando.

Il paradosso è che pensiamo a quanto sia pericoloso camminare su un cavo invece di pensare a quanto sia altrettanto pericoloso vivere una vita condizionata da paure, da cose da fare, da obiettivi da raggiungere senza prenderci cura di noi stessi, della nostra salute mentale e della crescita interiore personale indispensabile per arrivare dove desideriamo.

Nel libro Andrea spiega molto bene come siamo abituati all'accesso facile e comodo e ci siamo disabituati a stare nella scomodità. Questo ci crea frustrazione e paura nel momento in cui dobbiamo affrontare situazioni di incertezza come quella che stiamo attraversando in questo contesto storico in modo così amplificato.

Dimentichiamo di respirare. Quante volte capita di essere in apnea senza respiro perché tutto deve essere svolto in velocità. Persino una passeggiata si trasforma in una maratona. Non siamo più abituati alla lentezza.

Soprattutto siamo prigionieri delle nostre paure, di voler tenere per forza tutto sotto controllo. Di programmare ogni attimo della giornata per essere efficienti voler avere delle certezze che portate in eccesso diventano dei limiti.

Ecco camminare sul cavo, e posso confermare per esperienza diretta, ti costringe a rovesciare tutto questo. A prendere consapevolezza, se vuoi e non riduci l'esercizio solo a una mera performance, di come tu stai approcciando in questo momento alla vita.

Ti rendi proprio conto di quanto rallentare il passo significa accettare di andare al proprio ritmo e non a quello degli altri e ti accorgi di arrivare comunque alla meta.

Che cadere fa parte del percorso così come gli imprevisti e che ogni volta che affronti qualcosa di nuovo, cosi come quando sali sul cavo, te ne fai una ragione che la paura è sempre lì accanto a te perché non va vinta ma accettata.

L'IMPORTANZA DELL'EQUILIBRIO TRA VITA PRIVATA E LAVORATIVA, DEL BENESSERE PSICO-FISICO

In azienda temi come worklifebalance, wellbeing, benessere pisco-fisico, diversity e inclusion sono diventati degli obiettivi da raggiungere. Ne ho parlato con Andrea per conoscere il suo punto di vista.

Oltre ad essere filosofo e aver tenuto lezioni presso la Scuola Holden e l’Università Bicocca di Milano, sei anche formatore aziendale. Un ambiente dove di recente, si è compresa l’importanza di creare un equilibrio tra vita privata e lavorativa e si sta puntando sul benessere psico-fisco dei lavoratori. In questo contesto complesso com’è possibile trasferire la modalità dell’essere?

«Data la complessità credo che questa modalità spetti più al singolo individuo perché dall’altra parte il profitto resta sempre l’obiettivo principale. Le due cose non sono necessariamente in conflitto. Quest’ultimo nasce nel momento in cui nella realizzazione dell’azienda, non sia inclusa la realizzazione personale dell’individuo. Per questa ragione, penso che sia più legato al come la persona decide di abitare questa situazione complessa. Se non ti realizzi in quello che fai, c’è un conflitto interiore che porta alla frustrazione. Senza pensare poi che il lavoro non deve essere il tuo unico ambiente dove ti realizzi».

In pratica a prescindere dal ruolo, che sia manager, collaboratore, atleta, artista, ognuno dovrebbe lavorare su di sé per avere una sorta di centratura quella per intenderci cantata da Franco Battiato nella canzone Centro di gravità permanente...

«Alla fine quelli sono solo ruoli. Dei vestiti che indossiamo. Al centro c’è sempre il nostro essere. Se si parte da questo principio poi può anche succedere che il manager, ad esempio, fatturi tanto. Ok, va bene. Ma non è questo il punto. Il punto è partire dal riconoscimento del proprio valore che non è dato dal fatturato. L’uno non esclude l’altro».

Pillola di sport mental coaching: Sia nello sport che in azienda la difficoltà principale è conquistare questa libertà interiore di scindere il proprio valore dal risultato con il quale spesso si tende a identificarci illudendoci che sia un indicatore del nostro valore. Mentre noi siamo altro.

In una società basata sulla performance penso che sia possibile raggiungere gli stessi risultati inmodo diverso mettendo al centro la persona. Tu cosa ne pensi?

«In un mondo ideale dovrebbe essere una società che metta in primo piano la realizzazione della persona, dopo di che il fatturato arriva in un secondo tempo. Se la priorità è il denaro il suo peso schiaccia tutto il resto generando frustrazione. I mancati profitti ne sono una naturale conseguenza, nel lungo periodo.

Quando faccio gli incontri è chiaro che una breccia sul singolo si apre. Poi però quando ritorna all’interno di un sistema dove si sente schiacciato, risulta complesso starci dentro».

Pillola di sport mental coaching: Le aziende che resistono sul mercato o che hanno più probabilità di resistere ai cambiamenti, sono quelle che già da anni hanno deciso di investire sulle proprie persone in termini di realizzazione personale e processi che assicurino un equilibrio socio-personale. Ci riescono perché hanno avviato un cambiamento sul piano culturale senza il quale la coerenza tra le parole e le azioni è impossibile da raggiungere.

Se non hai mai visto un funambolo compiere questo tipo di imprese e sei in zona a Milano ti consiglio di partecipare a questo evento dove Andrea compirà la traversata a Piazza Gae Aulenti tra il famoso Bosco Verticale e il grattacielo di Unicredit. L'evento è all'interno del Bam Festival Circus che durerà tre giorni.

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EVENTO:Milano piazza Gae Aulenti 26 Maggio 2023 ore 20:00


LA TUA VIA

Ognuno cerca la sua strada. Andrea ha trovato la sua nel cavo. Magari un giorno ne troverà un'altra. Di certo la sua storia insegna che a un certo punto della nostra vita sentiamo l'esigenza di trovare la nostra strada e che questa può assumere anche una forma inaspettata. Fuori dal comune. Non necessariamente conosciuta o già battuta da altri. Ed è quando ci ascoltiamo in profondità che riusciamo a cogliere i segnali che la vita ci manda per individuarla.

Solo allora avremo occhi per vedere...la bellezza di ciò che ci attende!

Andrea ne parla in questo TEDx che ho il piacere di condividerti per approfondire questo tema. (www.ilfunambolo.com)

Bene, spero che l'articolo ti abbia dato nuovi spunti su cui riflettere per osservare le cose da altre prospettive. Soprattutto rivedere l'approccio mentale che spesso resta imprigionato in schemi culturali e convenzionali che limitano il proprio potenziale.

Adesso non ti resta che provare a camminare su un cavo :-) o a sperimentare altre possibilità fuori dal comune per scoprire qualcosa in più di te.

un abbraccio

Aurora

Link all'intervista integrale sul mio blog "C'è un messaggio per te":

Tutto inizia con la paura del primo passo

MARTA AZZURRA BROGNOLI

Project Manager Financing _ Srategic Marketing Antares Vision Group

11 mesi

Con Andrea lavorai durante un laboratorio sul funambolismo, grandissimo professionista e persona interessantissima!

Grazie Aurora!! Quanta verità nel tuo articolo. Riporto qui un passaggio utile per far riflettere un po’: ‘Il paradosso è che pensiamo a quanto sia pericoloso camminare su un cavo invece di pensare a quanto sia altrettanto pericoloso vivere una vita condizionata da paure, da cose da fare, da obiettivi da raggiungere senza prenderci cura di noi stessi, della nostra salute mentale e della crescita interiore personale indispensabile per arrivare dove desideriamo.’

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