Quando si dice che la realtà supera la fantasia

Quando si dice che la realtà supera la fantasia. Il cinema ci restituisce spesso riflessioni profonde sul nostro agire. Lo fa con film futuristici, fantasiosi, mozzafiato. Pure gli horror contribuiscono a parlarci di noi. Uno dei cruenti film di SAW mette perversamente un gruppo di malcapitati nella condizione di dovere superare delle prove per sopravvivere. Per farlo “basterebbe” che ognuno di loro si privasse di una uguale e piccola parte di se’. Tuttavia la paura, la competizione, la diffidenza, forse la convinzione che da soli ci si salva meglio portano il gruppo a non ragionare come tale e a perdere in ogni prova un compagno di viaggio. La sciagurata fine sarà dunque letale per tutti. Il film del franchise lascia lo spettatore con il sospetto che quel dilemma possa essere una condizione ben più quotidiana al di là della fantasia cruenta e orribile del film. 

In questi giorni di particolare fatica e rinnovate restrizioni, abbiamo detto tante cose e ne abbiamo pensate altrettante. Un carnevale di verità e punti vista. Proprio in questa realtà così complessa e lievemente vicina a narrative apocalittiche e horror c’è tanta insofferenza e stanchezza. Non se ne può più. Ed emergono con sempre più frequenza atolli di solitudini e radicalizzazioni. Punte estreme di burnout.

Sto di nuovo raccogliendo testimonianze di vissuti che parlano di esaurimento. Che pur di non stare in questo presente, non lo negoziano più, semplicemente se ne vanno. Abbandonano la barca. Si sono sentiti sfruttati fino al limite più estremo delle loro risorse. Fino ad avere perso il senso del proprio agire e del proprio essere. Salute mentale oggi si gioca su due livelli: senz’altro quello individuale. Necessariamente e sempre di più però anche quello collettivo e condiviso. A cosa possiamo rinunciare per nutrire la nostra collettività? 

Per alleggerirla e prendercene cura?

© Laura Sinatra

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