Castelluccio Inferiore

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Castelluccio Inferiore
comune
Castelluccio Inferiore – Stemma
Castelluccio Inferiore – Bandiera
Castelluccio Inferiore – Veduta
Castelluccio Inferiore – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Basilicata
Provincia Potenza
Amministrazione
SindacoPaolo Francesco Campanella (lista civica Castelluccio in comune continua) dal 6-6-2016 (2º mandato dal 4-10-2021)
Territorio
Coordinate40°00′N 15°59′E / 40°N 15.983333°E40; 15.983333 (Castelluccio Inferiore)
Altitudine495 m s.l.m.
Superficie28,96 km²
Abitanti1 922[1] (30-6-2023)
Densità66,37 ab./km²
FrazioniCerasia, Giuliantonio, Provenzano, Maccarrone
Comuni confinantiCastelluccio Superiore, Laino Borgo (CS), Latronico, Viggianello
Altre informazioni
Cod. postale85040
Prefisso0973
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT076022
Cod. catastaleC199
TargaPZ
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Nome abitanticastelluccesi
Patronosan Nicola di Bari
Giorno festivo6 dicembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castelluccio Inferiore
Castelluccio Inferiore
Castelluccio Inferiore – Mappa
Castelluccio Inferiore – Mappa
Posizione del comune di Castelluccio Inferiore all'interno della provincia di Potenza
Sito istituzionale

Castelluccio Inferiore (Castëllùccë in dialetto lucano[3]) è un comune italiano di 1 922 abitanti della provincia di Potenza in Basilicata.

È un centro dell'Appennino lucano meridionale, compreso nel parco nazionale del Pollino. Fino al 1813 costituiva un unico comune con Castelluccio Superiore. Il suo territorio rientra nel cuore del Parco Nazionale del Pollino.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Sorge a 495 m nella valle del Mercure-Lao nella parte sud-occidentale della provincia.

Confina con la parte nord-occidentale della provincia di Cosenza e con i comuni di: Castelluccio Superiore (5 km), Laino Borgo (CS) (9 km), Viggianello (18 km) e Latronico (20 km).

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

La denominazione di Castelluccio nasce in seguito alla costruzione di un castello da parte dei nobili Sanseverino e controllato dal capitano lucano di nome Lucio a Castelluccio Superiore. Da qui il nome Castel di Lucio e, successivamente, l'odierno nome contratto di Castelluccio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Con la soppressione del feudalesimo, Castelluccio Inferiore acquista l'autonomia amministrativa che aveva detenuto fino al 1813 in concomitanza di Castelluccio Superiore. Fino a quel momento era esistito un unico comune dal nome di Castelluccio.

Sarebbe sorto sia sui resti della "Tebe Lucana"[4], costruita dall'antica popolazione italica degli Osci; e sia sulle rovine dell'antica città presannita e romana di Nerulum[5] (le cui rovine giacciono a pochi chilometri dal paese).

Nel Medioevo appartenne all'Ammiraglio Ruggero di Lauria, alla cui morte i suoi feudi furono divisi. Castelluccio passò sotto il dominio prima dei Sanseverino (che ne furono i feudatari fino alla metà del Cinquecento) e poi, fu feudo dei Baroni Cicinelli - Napolitano e Palmieri. Nel 1570 passò ai Pescara Di Diano fino alla fine della feudalità 1806.

Nel 1813 avvenne la scissione con Castelluccio Superiore.

Terremoto del 1998[modifica | modifica wikitesto]

Il 9 settembre 1998 alle ore 13.28 si è registrato un evento sismico di magnitudo 5,6 Richter con epicentro nei comuni di Castelluccio Inferiore e Superiore. Registrate numerose lesioni ai muri portanti ed a tetti delle abitazioni, con crolli di cornicioni e tegole, che hanno indotto l'inagibilità di alcune di esse con sgombero degli occupanti.

Gravemente danneggiati il palazzo comunale, il campanile e la chiesa madre di San Nicola di Mira. Quest'ultima, che aveva registrato il crollo della volta centrale, è stata riaperta al culto il 6 dicembre 2012, dopo 15 anni di ristrutturazione.

L'evento sismico ha segnato profondamente la vita economica-sociale della popolazione in concomitanza alla chiusura della Centrale del Mercure, avvenuta nel 1997.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Dislocato ai piedi della Valle del Mercure, il centro storico ha spiccate caratteristiche medievali ed i caratteristici vicoli ne fanno un luogo d'interesse. Nel passato costituiva il nucleo nevralgico delle attività. È diviso in vicinati:

  • Carrambon'
  • Chiazz'
  • Cumment'
  • Rizzan'
  • Sant'Ann'
  • Gallarat'

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

  • Zona archeologica di influenza preromana in località Campanella. Nell'area che si estende lungo il confine tra Lucania e Calabria, ritenuta sede della Nerulum preromana, è stata rinvenuta una tomba con tutto il suo corredo.
  • Zona archeologica databile tra età classica ed ellenistica in località Pietrasasso dove sono stati rinvenuti numerosi sepolcri.
  • Zona archeologica di influenza preromana in località Vigna della Corte dove sono state rinvenute alcune tombe con i relativi corredi, monete puniche e romane, frammenti di affreschi e anfore.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

U Picciddèt[modifica | modifica wikitesto]

“U Picciddèt” è stato riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Si tratta di un pane dolce pasquale uno dei pochi lussi che la società castelluccese si concedeva nella ricorrenza della festività cristiana. Alcuni lo traducono nella versione italiana come “buccellato”, nel senso di piccolo pane a forma di corona o bocca (bucca). I “pani”, infatti, impastati in diversa pezzatura, richiamano una corona o una bocca.

La tradizione vuole che si degusti abbinandolo ai salumi del territorio. La modernità invece lo propone congiunto a creme dolci spalmabili come la Nutella.

Il “ picciddèt” castelluccese si può trovare a forma di pane maschio, con un uovo centrale, e di cuzzola, che invece riproduce le sembianze di una bambola.

Talmente complicate erano le operazioni legate alla realizzazione dei picciddèt e tanto sentita era dalla gente dell’epoca tutta la fase di realizzazione, che il processo è divenuto icona del procedimento difficoltoso per antonomasia ed i picciddèt sono diventati nella lingua parlata del posto la metafora delle difficoltà. La frase del dialetto di Castelluccio “han crisciut i picciddèt” (letteralmente: “i picciddèt sono lievitati”), infatti, molto usata nel gergo quotidiano, vuol affermare che si è riusciti a venire a capo di una situazione difficile.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[6]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2016 gli stranieri regolari sono 73 (40 maschi e 33 femmine)[7] così suddivisi:

  1. Romania: 62
  2. Ucraina: 7
  3. Polonia, Moldavia, Giappone, Marocco: 1

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Centrale del Mercure.

A risollevare le sorti economiche di Castelluccio ed arrestare l'emorragia emigratoria ha ben influito la Centrale del Mercure dell'F2i ed il turismo collegato al Parco Nazionale del Pollino.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1995 1999 Giuseppe Papaleo Lista civica (centro-sinistra) Sindaco
1999 2004 Egidio Altieri Democratici di Sinistra Sindaco
2004 2006 Egidio Altieri Democratici di Sinistra Sindaco
2006 2011 Roberto Giordano Lista civica (indipendente) Sindaco
2011 2016 Roberto Giordano Lista civica Sindaco
2016 in carica Paolo Francesco Campanella Lista civica (PD) Sindaco

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Ha sede nel comune la società di calcio U.S. Castelluccio, fondata nel 1948, che milita nel campionato lucano di Eccellenza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 170, ISBN 88-11-30500-4.
  4. ^ Giuseppe Gioia, Memorie storiche e documenti sopra il Lao, Laino, Sibari e Tebe Lucana
  5. ^ Biagio Aiello, Nel Sud alle Radici dell'Italia Antica
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  7. ^ Dati Istat al 31 dicembre 2016

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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